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jimin arrivò finalmente nella sua dimora parecchio turbato, aveva fatto tutto il tragitto in macchina a rimuginare su quello che era appena successo, non era stata una bella mossa quella di fuggire a gambe levate, lasciando Jungkook basito dalla sua reazione. Purtroppo si era fatto prendere dal panico appena aveva sentito il nome So Hu ...sapeva benissimo che avrebbe dovuto reagire con freddezza, come aveva sempre fatto, quando qualcuno gli chiedeva informazioni sul fantomatico scrittore.

Essendo lui un barista, vicino all'università era logico che chiedessero parecchie informazioni a lui... ma con quel ragazzo gli riusciva molto difficile rimanere calmo e tranquillo.

Ormai era circa un mese o poco più che quel ragazzo entrava tutte le mattine al bar, prendeva sempre le stesse cose e si scambiavano qualche parole, giusto per intrattenere una conversazione civile ma mai nulla di personale.

Era come una calamita per lui, fin dal primo giorno che l'aveva visto era rimasto affascinato, esteriormente era davvero un bel ragazzo, alto, moro con un fisico da paura e un sorriso da coniglietto che gli dava un senso di tenerezza, ma la cosa che più lo aveva colpito fin dal primo momento era il suo sguardo, quegli occhi color pece che ti colpivano al cuore...occhi stupendi e profondi.

Non lo avrebbe mai ammesso nemmeno a sé stesso, ma la mattina andava al lavoro più allegro da quando c'era quel nuovo cliente...

Si stava ancora maledicendo per essersi comportato come uno stupido, quando si accorse di essere ormai arrivato davanti a casa sua. Parcheggiò velocemente, uscì sbattendo la portiera borbottando e tremando come una foglia.

"Ehilà Chim, che ti succede? Giornata storta?" chiese il ragazzo che era appena apparso davanti alla figura del moro.

"Tae-Tae" sospirò Jimin, buttandosi letteralmente fra le braccia del suo migliore amico e iniziando a piangere.

"Che succede Chimmy?" chiese il ragazzo preoccupato dalla reazione del moro, scosso ancora da tremolii in tutto il corpo.

"Sono stato uno stupido" rispose singhiozzando "Accidenti a me e alla mia stupidità" continuò il moro.

"Ehi calmati, entriamo così mi racconti tutto...vuoi che chiamo anche Jin?" chiese.

"Si ti prego" lo supplicò entrando in casa accompagnato da Tae che nel mentre chiamava suo fratello Jin al telefono.

Erano tutti e tre seduti in cucina davanti ad una tazza bollente di thè, preparata immediatamente da Jin, appena aveva visto la faccia sconvolta del suo Chim Chim.

Jin era il fratello maggiore di Tae e insieme abitavano nella baita a fianco a quella del moro insieme alla madre, una donna dolcissima che amava Jimin come se fosse un terzo figlio.

I tre ragazzi erano amici da quando erano piccoli e i genitori di Jimin lo portavano tutte le estati in vacanza dai nonni, infatti la baita dove abitava il moro era dei suoi nonni, lasciata poi in eredità a quest'ultimo, quando un anno prima la nonna l'aveva lasciato solo.

Jimin era rimasto solo, non aveva più parenti, ma per fortuna aveva al suo fianco quei due meravigliosi ragazzi che ormai erano diventati la sua famiglia insieme alla loro madre.

Jin, in particolare, essendo il maggiore, si era occupato sempre dei due coetanei fin da piccolo, li aveva sempre tenuti sotto la sua ala protettrice, guai chi faceva del male ai suoi due cuccioli.

Jimin viveva in quella baita insieme alla nonna da quando aveva perso entrambi i genitori a dieci anni ed essendo un posto abbastanza isolato, aveva fatto subito amicizia con quei due ragazzi.

Quando la nonna aveva iniziato ad avere i primi sintomi della malattia tre anni prima, i ragazzi insieme alla loro madre lo avevano aiutato tantissimo, doveva molto a quella famiglia che a poco a poco era diventata anche la sua.

"Allora piccolino, che succede? Raccontaci, giuro che se qualcuno ti ha preso in giro lo ammazzo" scattò in piedi alla sedia Jin, alzando il tono di voce e parlando velocemente, faceva sempre così quando si arrabbiava ed era talmente buffo alle volte che, nonostante le situazioni erano critiche, faceva sorridere i suoi amici, proprio come in quell'occasione che, sia Jimin che Tae, scoppiarono a ridere per l'intervento troppo avventato del maggiore.

"No, Jin stai tranquillo, nessuno mi ha fatto del male. Sono io lo stupido...ho avuto una reazione eccessiva e ora ho paura che scopra il mio segreto" disse sotto tono Jimin.

"Ma chi? Non sto capendo nulla" intervenne Tae.

Jimin, iniziò a raccontare per filo e per segno tutto quello che era successo con Jungkook quella mattina, i ragazzi non lo conoscevano se non per i brevi racconti che Jimin faceva spesso su di lui.

I due fratelli, tra l'altro erano molto contenti che Jimin parlasse spesso di quel ragazzo perché voleva dire che lo aveva colpito ed era la prima volta, dopo un anno, che vedevano il moro sorridere come un tempo e interessarsi ad un'altra persona che non erano loro. Jimin era un ragazzo molto solitario, gli piaceva stare nella sua baita con i suoi libri e il suo gatto, aveva paura ad affezionarsi alle persone perché la maggior parte di quelle che aveva amato lo avevano lasciato solo.

Peccato che il ragazzo era un giornalista e sapevano benissimo lo stato d'animo di Jimin, soprattutto appena aveva scoperto cosa faceva di lavoro, il panico lo aveva assalito e i due ragazzi avevano cercato di tranquillizzarlo, ma senza molto successo.

Jimin aveva un motivo valido per stare lontano dai giornalisti e aveva un motivo altrettanto valido per odiare i giornalisti, ecco perché nonostante fosse attratto da Jungkook non avrebbe mai potuto diventare suo amico e men che meno aiutarlo in un'impresa che gli si sarebbe ritorta contro.

Una storia da raccontareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora