Capitolo 6

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Quella mattina mi ero svegliato sorridente, per fortuna avevo trovato un appartamento che si poteva definire casa.
Lo zio di Metin aveva un palazzo con 4 appartamenti tra cui uno libero. Appena misi piede in quella casa mi ero sentito bene. Era un appartamento con due stanze da letto, un angolo cottura e un salotto immenso. Era veramente grazioso, si trovava nel centro di Istanbul. Il cellulare mise fine ai miei pensieri

'Dimmi Metin.' Dissi passandomi una mano tra i capelli

'Ieri sera non sei più venuto.' Disse riferendosi alla festa che aveva organizzato la sera prima

'Non ne avevo voglia.' Dissi sincero

'Oggi devo andare a fare un po' di shopping mi accompagni?'

'Sei serio? Ma che sei una femminuccia?' Dissi ridendo

'Stai zitto, ti mando la posizione del negozio ci vediamo dopo.' ,chiuse il telefono senza darmi l'opportunità di obiettare.

Metin era l'unico amico che avevo, con la mia famiglia erano anni che non parlavo, non ero mai stato il figlio perfetto, Emre lo era sempre stato.
Lui era il figlio perfetto, mia madre ne è sempre stata fiera. Lui aveva preso in mano l'azienda dei miei nonni, io mi sono rifiutato e per questo mio padre aveva smesso di parlarmi. Non sono mai stato il tipo da essere chiuso in un ufficio a quattro mura, Emre cercò spesso di farmi cambiare idea ma invano. Nessuno poteva obbligarmi a fare quello che non volevo. Io amavo essere uno spirito libero, mi piaceva viaggiare e fotografare ogni singolo momento.

Uscì di casa contento di passare gli ultimi giorni in questo buco, guardai la posizione che Metin mi aveva inviato e in una ventina di minuti arrivai al negozio. Io non ero tipo da negozi tanto meno da shopping. Ordinavo i vestiti da internet mi scocciava girare per i negozi.

Entrai nel negozio e vidi subito lei, la ragazza del parco indaffarata a mettere un manichino sullo scaffale senza riuscirci, senza accorgermene sorrisi era veramente buffa.

Mi avvicinai a lei guardandola, indossava un paio di jeans che le facevano vedere un lato B da paura e una maglietta gialla accompagnato da un paio di converse

'Vuoi una mano?' Chiesi ormai a qualche passo da lei, 'non credo che ci riuscirai.' Lei si fermò per un momento mi domandai se mi avesse riconosciuto ma il suo non girarsi ne era la conferma.

'No grazie ci riesco anche da sola.' Disse convinta, testarda non potevo fare a meno che ridere mi avvicinai a lei pericolosamente, mi soffermai sul suo collo, la sentivo a disagio e questo mi piaceva da morire annusai il suo profumo che mandò in tilt il mio sistema

Dopo essermi accorto di essermi soffermato un po' troppo su di lei presi dalle sue mani il manichino e lo sistemai sullo scaffale in alto ma senza muovermi

'Grazie ma ci sarei riuscita da sola.' Si girò mentre eravamo ancora a un palmo di distanza

'Ho visto.' Le sorrisi le sue guance diventarono di nuovo rosse ma questa volta per l'imbarazzo

'Devo tornare a lavoro. Se non ti dispiace.' Cercò di spingermi ma non mi spostai nemmeno di un centimetro,non aveva scampo

'Come ti chiami?' Dissi ignorandola mi avvicinai ancora di più

'Can cosa stai facendo?' Bravo Metin che bel tempismo che hai, sposto diverse volte lo sguardo da me alla ragazza con il nome ancora sconosciuto

'Metin hai fatto di fare la femminuccia?' Lo stuzzicai mentre vidì lei con la coda dell'occhio allontanarsi

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