Capitolo 8

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Can

Uscì dal negozio e mi appoggiai al muro aspettando Metin mentre mi fumavo una sigaretta.
Ridevo pensando ancora alla scena di prima, quella ragazza mi faceva ridere soprattutto quando diventava rossa, certo non mi aspettavo che si incazzasse perché la fissavo ma è stato divertente vederla sclerare.

'Mi dici che diavolo ti prende?' Vidi Metin avvicinarsi

'Di cosa parli?' Cercai di fare il vago

'Conoscevi quella ragazza?' Chiesa turbato

'Forse.' Continuai, non dovevo giustificarmi con nessuno

Dopo essermi subito le lamentele di Metin tornai a casa e cominciai a mettere quel poco che avevo nelle scatole per preparami per il trasloco, dopo aver sistemato i vestiti apri il comodino e trovai una foto, la foto era di quando Emre fece diciott'anni, nella foto c'era mia madre con un sorriso a trentadue denti abbracciata a mio padre, Emre tutto contento per la Super festa, e io con una mano sulla spalla di Emre, anche io sorridevo, li tutto andava bene. Eravamo felici. Ma il peggio doveva ancora venire.

I miei genitori non accettavano il fatto che io volevo essere libero, forse un giorno sarei andato a lavorare nell'azienda di famiglia ma non ora.
Mentre Emre era stato preparato da tutta la vita a quel ruolo.
Emre aveva 3 anni in meno di me ma molte volte lui sembrava quello con la testa sulle spalle mentre io non avevo ancora concluso niente nella vita.

Finì di preparare le scatole ancora amareggiato dai ricordi. Presi il cellulare e cercai il numero di Emre, era l'unico con quale avevo ancora legami, ci sentivamo molto raro ma per lo meno ancora parlavamo, senza pensarci digitai il suo numero e lo chiamai, non durò molto che rispose

'Ciao fratello, che bello sentirti.' Lo senti fiero della mia chiamata, la maggior parte delle volte era lui a chiamarmi

'Ciao Emre, come stai?' Chiesi mentre guardavo dalla finestra

'Tutto bene, ho molto lavoro ma tiro avanti, tu invece?' Cosa potevo rispondere , se nemmeno io sapevo come stavo?

'Bene' mi limitai a rispondere 'loro come stanno?' Chiesi riferendomi ai miei genitori, calò il silenzio per poi

'Tutto bene, manchi a tutti Can.. papà non lo dice ma sente la tua mancanza. Non è lo stesso senza di te.' Disse con una voce nostalgica ma io non potevo resistere ancora, mi penti immediatamente della chiamata

'Senti ho un impegno ci sentiamo.' Cercai di chiudere la telefonata

'Can fratello aspetta..' non lo lasciai finire e attaccai la telefonata

Correre correre correre
La mia mente mi diceva.. l'unico modo per poter allontanare il dolore

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