Capitolo 44

2K 111 10
                                    

Capitolo 44

Quella domenica me la ricordo bene, dopo una bellissima scopata con Eva decisi di portarla a pranzo fuori, tutto bene finché senti la voce di Emre, non vedevo più per la rabbia.

Si era presentato a Eva come se non fosse successo niente tra di noi, vero lui non centrava niente con le scelte dei nostri genitori ma comunque i ricordi di come mi avevano buttato fuori di casa e lui che non cercò di stare dalla mia parte nemmeno per un minuto mi piombarono in mente come secchi di acqua gelida.

In più aveva chiesto a Eva se fosse la mia fidanzata, certo lei lo era anche se non lo sapeva ma era mia.

Dovevo distrarmi, volevo correre infondo era l'unica cosa che potevo fare.

Quando andai via di casa per un periodo avevo cominciato a fare delle cose illegali che nessuno sapeva, nemmeno Metin.

Combattimenti illegali.

Ero abbastanza bravo e avevo messo soldi da parte per un bel po' di tempo, per il momento avevo smesso anche se molte volte mi mancava perché quando stavo sul ring riuscivo a sfogare tutta la rabbia che avevo dentro e riuscivo a sentirmi bene.

Ma avevo scoperto un altro modo per riuscire a distrarmi: Eva, era riuscita a distrarmi dalla rabbia repressa.

Avevamo parlato con sua madre una cosa molto intima, avevo visto come era rimasta scioccata dal mio italiano perfetto.

E non si era fatta problemi a farmi notare che non sapesse niente di me.

Quando mi aveva chiesto delle mie relazioni le avevo confessato che non ne ho mai avuto ed era vero, avevo avuto un sacco di donne ma solo per una notte e basta tranne Polen ma nessuna  era come lei, lei mi mandava il cuore in tilt.  Perché quando stavo con lei mi sentivo completo.

'Basta che non scappi da me.' Le dissi perché quella era la mia paura più grande, che scapasse da me.

'Non lo farò.'

E io in quel momento mi sentivo invincibile.

'Continuiamo?' Mi domandò tornando appoggiata contro il mio petto, annui

'Cosa è successo tra te e Emre?' Lo sapevo che prima o poi doveva arrivare quella domanda, avevo visto come guardava Emre e me con occhi curiosi.

'Mio padre è un uomo molto importante, hai mai sentito dell'azienda Divit?' La guardai e lei scosse la testa 'mio padre ha messo un'azienda da quando era giovane, tutto con le sue mani, e da uomo importante e capo di buona famiglia vuole che io e Emre prendiamo in mano le redini della nostra azienda, solo che io non mi sento pronto a gestire un'azienda.' Mi fermai con un groppo alla gola. 'Fin da piccoli ci ha voluti pronti a questo, ma io sono sempre stato il figlio ribelle, un giorno è venuto a casa e ha cominciato a dirci che dovevamo andare in azienda a lavorare e io non volevo saperne niente lui si è arrabbiato e mi ha buttato fuori casa e io ho preso una brutta strada.' Eva mi guardò con le lacrime agli occhi

'Eva io non mi sento pronto, non è quello che voglio fare al momento.' E dopo anni finalmente mi sentivo leggero di aver raccontato il mio dolore a qualcuno, avevo tenuto tutto dentro di me per anni senza confidarmi con nessuno. Eva come sempre era riuscita a buttare giù il muro che avevo costruito negli anni.

'Sei una persona meravigliosa Can.' Si girò e mi abbracciò, un abbraccio che diceva più di quanto dovesse.

Un nuovo inizio // CYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora