6. La scopamica di Nikolaj

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Avevo avuto poche cotte nella mia vita: due o tre, quando ero più piccolo. Non credo neppure fossero cotte vere; all'asilo e alle elementari, se mi piaceva una bambina era solo perché piaceva a tutti e mi convincevo che piacesse anche a me. I miei amichetti mi raccontavano di quanto fossero innamorati, le loro sensazioni, e le farfalline allo stomaco, la pelle d'oca, i brividi. Io non sentivo niente. Una volta, per fare una prova, ero uscito con una ragazza, al cinema: Natalia. Mi aveva tenuto la mano per tutto il tempo e l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era che cominciava a sudarmi la mano. Alla fine mi aveva baciato. Niente. Il mio primo bacio e niente alla parte di sotto: un'orribile noia. Natalia era bella, aveva un buon odore e tutto il resto, perciò come primo bacio sarebbe stato una favola per chiunque, tranne me.

Andy mi fece un sacco di domande: "Hai sentito la bomba? Quella cosa che ti parte allo stomaco quando si toccano le labbra..."

"Oh, sì. E' un sacco forte..."

"Già! Vedrai quando cominceranno a toccarti, sarà ancora meglio..."

Ero turbato. Pensai di essere anomalo, di non avere alcun interesse sessuale. Mi abituai all'idea di dove fingere. E avrei preferito davvero non provare nulla, piuttosto che la vergogna che provai in seguito.

Ero alle medie, in seconda. Nella mia classe arrivò un ragazzo nuovo, tale Alessandro; era bellissimo, tanto che divenne la cotta di tutte le compagne. Alessandro aveva un problema: non gli piacevano le ragazze; io avevo un altro problema, ovvero, ancora non lo sapevo, ma sarebbe stato la mia prima vera cotta. Fu con lui che capì cosa volevano dire i miei amici: brividi, pelle d'oca, farfalline. Capì che non ero asessuale, ma l'avrei preferito.

Avevo un orribile disgusto di me stesso. Vedevo come trattavano tutti Alessandro: lo insultavano, lo picchiavano, lo spintonavano per i corridoi, e nessuno faceva niente per aiutarlo, nemmeno io. Ci soffrivo, ma non avevo il coraggio.

Poi arrivò la gita in seconda media: al parco nazionale. Eravamo nel bosco, io e lui, ci eravamo persi, cercavamo la strada giusta, quando decisi che volevo sentire la "bomba" di cui parlava sempre Andy. Ci fermammo sotto un albero e come un fulmine lo baciai. A lui piacque, quindi mi strinse e continuò. Finalmente riuscì a sentire qualcosa dentro di me; mi emozionai, forse piansi, perché avevo capito che ero strano, ma quei sentimenti così forti mi commossero.

Peccato che qualcuno era venuto a cercarci e ci vide: erano dei ragazzini, tra cui Andy. Non saprei spiegare quanta vergogna provai in quel momento, sotto gli occhi di tutti, schifati dalla visione di due ragazzini che si baciavano.

"Andy, ma che fai? Sei finocchio pure tu? Oppure questo stronzo ti ha costretto?"

Restai in silenzio per un po'. Sapevo cosa avrei dovuto dire: No, l'ho baciato io, e non so ancora cosa significa, ma mi piace e vorrei solo continuare a baciarlo quindi non fargli del male...

"Sì! E' stato lui! Te lo giuro Andy, mi fa schifo!" gridai, con le lacrime. La sentivo come l'unica cosa giusta da fare. Ricordo che lo insultarono, cercò di difendersi, ma non gli credette nessuno. Fuori scuola lo picchiarono e, poco dopo, cambiò istituto, non lo rividi mai più.

Il senso di colpa gravava ancora su di me.

Mi misi davanti lo specchio e dissi:

E' sbagliato. I gay non piacciono a nessuno. Non meritano di essere picchiati come Alessandro, ma sono comunque sbagliati. Sono esseri umani, sì, e vanno trattati con rispetto, ma preferisco morire piuttosto che essere odiato. Non posso permettermi di essere frocio. Non posso.

Restò il mio mantra. Mi chiedevo ancora come stesse Alessandro.

Avevo seppellito tutto questo da anni; tornai a ripensarci dopo il commento di Nikolaj. O meglio, di Google.

My strange love //(boyxboy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora