42. Lacrime

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"Io stavo per addormentarmi e tu piangi a dirotto. E' vero quindi che l'arte è soggettiva", ironizzò Andy, "che stronzata, succede un bordello di roba in tre giorni... ci ho messo settimane con Amanda"

"Lo diceva anche Nikolaj..." Dopo mezz'ora avevo ancora gli occhi arrossati e la voce roca, ma per lo meno riuscivo a spiccicare parola.

"Quante sbronze vi siete presi in Siberia?"

"Troppe. Persino con suo padre"

"Cazzo, fratello! Sei cresciuto"

"Sì, sono cresciuto parecchio. Non hai idea di quante ne ho combinate in questi mesi"

"Hai scopato?"

"Oddio, non farmici pensare. Più ci penso più mi manca..."

"Quindi...", fece, beffardo, "com'è prenderlo in culo?"

Osceno e volgare come al solito. Non era cambiato. "Chi ti dice che sono passivo?"

"Sei attivo?"

"Versatile, ma soprattutto passivo", ammisi, sorridendo. Già mi sentivo un pochino più sereno. "Credevo mi avrebbe fatto un male del diavolo. Dicono che la prima volta è così. Ma è stato bellissimo, perché c'era lui con me".

Andy era pensieroso. Ne approfittai. "Mi dici che problema hai con i gay? Questi mesi stentavo a riconoscerti. Sei stato orribile, ma tu non sei orribile. Dev'esserci qualcosa".

"Sì", mormorò, "c'è qualcosa. Una volta beccai mio padre con un tizio. Rientrai prima da scuola, e da povero ingenuo corsi in camera dei miei. Una fantastica sorpresa"

"Cosa? Tuo padre?" ero sinceramente stupito. "Da quanto? Cazzo, i tuoi sembrano la coppia più felice del mondo"

"Sono una facciata. Lo dissi a mamma, perché non me ne frega niente della roba chi fa la spia non è figlio di Maria e bla bla, aveva tradito mia madre e quindi restava un traditore di merda, punto. Indovina? Lo sapeva già, e non era una problema per lei", sbuffò, furente, "ma per me era ed è ancora un problema. Stanno insieme per abitudine. Chissà quante volte si sono traditi a vicenda"

"Mi dispiace. Perché non me l'hai detto?"

"Mi vergognavo", confessò, "ma tu non sei papà. Avevo dieci anni e mi ha traumatizzato. Gettare il risentimento che provo per papà su di te non ha senso"

Non replicai, perciò continuò: "Ho capito che solo perché non capisco qualcosa, non vuol dire che sia sbagliata. Tu ami Nikolaj. Non ho idea di cosa significhi amare un uomo, ma se lo ami un minimo come io amo Amanda, vuol dire che è vero amore"

Erano proprio le parole magiche che volevo ascoltare da lui. "Hai fatto un disastro con lei. Dovrai impegnarti parecchio per riconquistarla". Gli diedi una gomitata.

"Lo so. Con il tizio...?"

"No", risi. "Sono amici, credo Mark ci abbia provato, lei non si sente pronta. Ti pensa ancora. Sei in tempo per farla tornare da te. Se aspetti un altro po', può darsi che vada avanti davvero... per quanto lei sia legata a te, Mark non le è indifferente. Lotta per lei".

"Lo farò. Ti va se ce ne andiamo? Mi annoio a giocare da solo a League of Legends". Andy era ossessionato dal gioco. "Sono venuto allo spettacolo per spiarvi. Sai che il teatro non è la mia principale passione..."





Concentrarmi sui videogiochi per non morire stecchito – non ci giocavo da mesi – mi distrasse e mi rilassò.

Andy mi era mancato disperatamente. Immaginavo avesse un "trauma", ma non così.

"Quindi, amico", mi fece, dopo tre ore, "Valerio..."

"Gli voglio bene. Devi conoscerlo. Fidati, lo rivaluterai"

My strange love //(boyxboy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora