20. Friendzone

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Mi piacerebbe poter spiegare con gli adeguati preamboli come finì per trovarmi nella situazione che sto per descrivere, ma il fatto è che non ne ho idea nemmeno io.

"Ti ripeto per la terza volta che la nostra scuola è contro la violenza. Il comitato lavora duramente per..."

"Me ne sbatto il cazzo del comitato e la roba da froci che comandi a scuola. Sei una scimmia e le scimmie meritano di essere picchiate"

"Molte associazioni di animalisti proverebbero orrore nell'udire le tue considerazioni"

"Molte associazioni di animalisti devono venire a prenderti e spedirti al Bioparco"

"Non è esatto. La maggior parte di queste sono contrarie nel rinchiudere animali nello zoo per puro intrattenimento"

"Allora fatti portare in Africa! Scimmia, buzzurro, schifoso-"

"Gesù. Perché tanti insulti? Ignoro la ragione del tuo astio. In ogni caso, non è la sede adatta per parlarne. Vediamoci all'uscita".

Valerio era un attore strabiliante; aveva l'abilità di apparire del tutto differente da come l'avevo vissuto io nei giorni precedenti; serio, algido, modesto, perfetto nel ruolo di rappresentante d'istituto. Ovvero il contrario di ciò che era: presuntuoso, superbo, irritante... ma al contempo umano ed empatico. Nessuno mi aveva aiutato quanto lui.

Ero arrivato tardi, non avevo ascoltato l'intera discussione. Valerio si defilò velocemente, occupato com'era, forse non mi aveva neppure visto; io feci appena in tempo a prendere per le spalle Andy prima che lo seguisse in mensa.

"Andy, ha detto di vedervi fuori, non insistere, è stato fin troppo diplomatico. Non renderti ridicolo".

"Voglio ucciderlo di botte" palesò per la decima volta.

Presi un respiro profondo. "Falla finita. Pensaci. Picchiarlo non ha senso"

Si liberò dalla mia presa con veemenza. "E io ti ho detto che non me ne frega un cazzo!" stridette, furente, allontanandosi. Senza salutarmi.

Di nuovo, era irritato con me.



Mi domandai cosa stessi sbagliando con lui. Gli volevo un bene dell'anima. Non riuscivo a immaginare una vita priva della sua presenza. Cercavo di far combaciare tutto: la sua omofobia, la nostra amicizia, il mio amore per Nikolaj; ci stavo provando, ma in cuor mio, nel profondo, sapevo che non avrei retto a lungo, considerato non si degnava un minimo di venirmi incontro. Non la rendeva affatto facile.

La nostra amicizia stava sfiorendo, marcendo come un frutto che aspetti a mangiare, lo lasci per giorni e giorni, ritrovandolo annerito e fradicio.

Andy era la persona più preziosa per me e per lui era lo stesso. Dunque, perché stavamo lasciando che la crepa fra noi due si allargasse ogni giorno di più?



Al suono dell'ultima campanella corsi fuori l'aula per primo. A dirla tutta avevo passato l'ora a controllare l'ora in modo quasi compulsivo, dunque mi ero fiondato fuori un secondo prima che suonasse. Sentì vagamente la professoressa dire: "Ma che cos'ha oggi? Magari fosse così energico anche a matematica".

A dispetto del mio odio per lei, ci aveva preso giusto. Frecciatina meritatissima. Non me ne curai e arrivai trafelato davanti alla classe di Andy, vuota. La mia era al secondo piano, la sua al piano terra, com'è ovvio, ci avevo messo troppo.

"Merda..."

"Se n'è già andato?" sentì la voce di Roberto, giunto subito dopo di me. La folla informe di scolari stava pian piano circolando, dirigendosi fuori, nessuna traccia di Andy nei dintorni.

My strange love //(boyxboy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora