Non saprei dire quando tutto cominciò, quando cominciai ad innamorarmi. Forse perché è qualcosa oltre la mia comprensione. Oppure, forse si è trattato di un processo talmente lento da non farmi accorgere del cambiamento. Come quando metti una rana in una pentola, con acqua tiepida, e la fai riscaldare gradualmente: morirà con lentezza straziante, senza accorgersi di ciò che accade. Tuttavia, ancora prima che iniziasse, sapevo già come sarebbe finita; se ci riflettevo, era un pensiero assurdo, ma comprensibile. Prima che mi innamorassi, sapevo già che, se l'avessi fatto, sarebbe terminata tragicamente. Non qualcosa di così grave da necessitare forze internazionali, oppure una tragedia come Romeo e Giulietta, Amleto, Otello o qualsiasi deprimente storia di Shakespeare, ma qualcosa di letale per il mio cuore. Mi sentivo stupido, perché sapevo che forse stavo esagerando. Tutti mi dicevano che capita una volta nella vita di avere il cuore spezzato... ma ciò non toglieva che fosse un dolore nuovo per me.
Forse, la verità era un'altra. Mi stavo innamorando e lo sapevo bene, ma mentivo a me stesso, cercavo di negare i miei sentimenti, di allontanarli, per non soffrire; avevo previsto il dolore che avrei provato quando sarebbe finita, perciò volevo prevenirlo. Infatti, in tutta quella lunga e sofferta storia, avevo solo una certezza: sarebbe finita, nessun'altra scelta, nessuna possibilità di evitarlo. E chi crede che l'amore possa risolvere tutto, sbaglia. L'amore è tante cose, ma non è sempre una soluzione. Avevo sperimentato tutte le caratteristiche dell'amore; era come una ruota panoramica, che va su e poi giù. C'erano la felicità, la gioia, l'eccitazione, quello che si prova stando insieme alla persona che si ama: quando sei talmente stupido che anche soltanto ricevere un suo sorriso ti mette di buon umore; oppure, quando passeresti ore a pensare a lui senza stancarti; quando soltanto sfiorare la sua mano ti provoca mille brividi lungo la schiena; quando tutto ciò che vuoi è trascorrere ore ed ore con lui, fermare il tempo a brevi attimi, quando lo tochi, quando ti tocca, quando inali il suo profumo come se in confronto l'ossigeno non fosse nulla di speciale; quando non c'è, e conti le ore che mancano finché non lo vedrai di nuovo; come una parte di te, un pezzo del tuo cuore, della tua anima. Chiamavo tutto questo Paradiso, perché scatenava sensazioni "paradisiache"; come toccare il cielo, stare in mezzo alle stelle, come la migliore delle droghe.
Ma l'amore è un'arma a doppio taglio. Non c'era sempre il Paradiso; la ruota panoramica sfiorava il cielo, poi riscendeva. Il dolore, la tristezza, la depressione. Aveva un incredibile potere su di me; ero un burattino nelle sue mani. Bastava così poco per rendermi triste. Bastava che mi ignorasse una volta per farmi annegare nella depressione; oppure, che mi guadasse con freddezza, o che evitasse il mio sguardo; essere ignorato da lui era una pugnalata al cuore. Quando parlava con qualcun altro, sorrideva a qualcuno che non fossi io, quando le sue labbra baciavano quelle di altri. Era un dolore allo stomaco, un'ossessione. Credevo di essere malato, pazzo, ossessivo. Alla fine, l'amore non è una malattia? Avrei commesso follie per lui e con lui, se avesse deciso di stare al mio fianco. Se c'era lui di mezzo, avrei fatto qualsiasi cosa, anche buttarmi contro cinque bulli enormi sapendo che le avrei prese fino a sputare sangue.
Qualcuno mi disse che esageravo. Come fa a piacerti tanto? Non è una ragazza, a malapena capisce la nostra lingua e non è nemmeno così bello. Non ti capisco... strinsi i pugni e lo picchiai. I miei genitori erano così delusi; in diciassette anni non avevo mai dato problemi, non capivano. Non ero io, spiegai, davvero, sento qualcosa dentro di me, non mi riconosco, non mi controllo, non so che mi succede, mi dispiace così tanto, e poi piansi, di tristezza, felicità, quel mix devastante che l'amore mi provocava.
Era una malattia; un'orribile e meravigliosa malattia, forse la malattia più comune al mondo. Io non ero nessuno di speciale, ero un innamorato qualsiasi, mediocre, e non mi dispiaceva. Aveva stravolto la mia vita, e non mi importava. Dovevo essere davvero pazzo per preferire una tale sofferenza alla tranquillità che avevo prima di conoscerlo.
Forse siamo tutti un po' malati d'amore. E' l'amore che ci rende vivi, che ci spinge a vivere, a sopportare ogni giornata, anche la peggiore. L'amore per il mondo, per l'arte, per gli altri, per la famiglia, per l'universo intero; per il ragazzo o la ragazza che ci fa innamorare, che amiamo e che, di riflesso, ci insegna ad amare di più anche noi stessi.
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My strange love //(boyxboy)
Teen FictionAndrea è un ragazzo dalla vita semplice: ha un migliore amico, Andy, con cui passa la maggior parte del tempo. Non ha mai avuto una fidanzata, perché non è mai stato interessato né alle ragazze né all'amore. Ma quando proprio il suo migliore amico...