9. Post-sbornia...

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L'avevo cercato per tutta la sera e alla fine era stato lui a trovarmi. Avevo cominciato ad amare la serata soltanto quando l'avevo trascorsa al suo fianco; il tempo passato senza di lui, a bere, poi con Valerio, per me era stato l'attesa di lui, non aveva avuto alcun valore.

Quando mi svegliai, la mattina dopo, la testa mi sembrava un macigno; la luce mi feriva gli occhi. La stanza era troppo illuminata, oppure io avevo bevuto troppo. Forse entrambe le cose. Comunque, mi coprì con la coperta fino alla testa.

"Cazzo... devo aver dimenticato di chiudere la tapparella" brontolai. Poi mi accorsi che qualcosa non quadrava. Il cuscino e le coperte non erano azzurri e nemmeno morbidi come i miei.

"Dobroye utro, Andrej", disse una voce, quella voce, "buongiorno ma russo".

Buongiorno ma russo... buongiorno ma russo... buongiorno ma...

"Porca troia!" scattai in piedi, sbattendo la testa alla mensola. "Ahia! Che dolore!"

Nikolaj scoppiò a ridere. Era allungato sul letto, un secondo prima vicino a me, stava leggendo un libro. Era già vestito. Che ore erano?

Non ci pensai subito.

"Che cosa è successo?"

Riconobbi la stanza degli ospiti di Andy, ora era la camera di Nikolaj. Mi guardai, nel panico. Avevo ancora tutti i miei vestiti; perfetto, la mia virginità era ancora intatta. Per fortuna, la mia vita non era una teen fiction scadente. Forse.

"Tu dorme con me, notte. Ubriago festa".

"Eh?"

"Questo mio camera".

L'aveva decorata. Lo rappresentava alla perfezione. La stanza non era grande: il letto attaccato alla parete, una scrivania, l'armadio e le mensole. Alle pareti, bianche, aveva attaccato centinaia di foto, tutte polaroid, che invadevano tutto lo spazio; alle mensole, invece, troneggiavano libri di scuola e orsacchiotti pelosi. Così adorabile. A fianco del letto c'era una lampada colorata, con qualche libro in russo, forse i pochi che aveva potuto mettere in valigia. Ma la cosa che mi stupì si trovava sulla scrivania, del tutto vuota tranne per un dettaglio: una bandierina arcobaleno, di ridotte dimensioni, ma chiaramente del pride.

"Perché non sono con Andy? Quello stronzo. Il mio migliore amico che mi lascia in mani straniere..."

Nikolaj mi ignorò per tornare a leggere. Sembrava strano. Non era da lui ignorarmi.

"Ho fatto qualcosa di brutto?"

"Mm?" si voltò, e già, era proprio diverso dal solito. "Tutto bene. Tu diverte festa?"

"Ah, sì. Non mi ricordo bene..."

"Fame? Andiamo cibo" si alzò e lo seguì in cucina. C'era quello stronzo del mio migliore amico, in pigiama, che stava preparando il caffè.

"Andy! Come hai potuto? Mi conosci da tredici anni e dormiamo sempre insieme" esordì, sedendomi al tavolo. Andy mi lanciò uno sguardo assassino.

"E' proprio ciò che stavo per dire io. Perfettamente, direi, visto che usiamo lo stesso nome, Andy" conoscevo bene Andy, e potevo dire che in quel momento era infuriato. "Andy, come hai potuto, mi conosci da tredici anni e poi mi sono scordato. Sei un fottuto stronzo, amico! Non ti parlo più, lo giuro, cazzo".

Strinse la caffettiera con forza, dimostrando quanto fosse irritato.

"Ma che dici?"

"Che dico? Dico che ho cercato di portarti in camera mia ma ti sei appicciato a quel coglione siberiano e ti sei rifiutato di lasciarlo. Dico che hai un problema con me e sono terribilmente offeso".

My strange love //(boyxboy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora