12. Confessioni fra gli alberi

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Amanda aveva programmato un appuntamento perfetto. Io e la sua amica, Emma, al cinema, il sabato sera; aveva perfino prenotato i biglietti. Voleva che fosse tutto perfetto, per noi due, e lo apprezzavo molto. Ma non ero felice; un altro ragazzo qualsiasi sarebbe stato al settimo cielo, ma io no, io non ero contento davvero.

La sera prima la chiamai.

"Allora, come facciamo? Ci vediamo lì tutti insieme, poi ci presenti e te ne vai?"

"Cosa?" Amanda scoppiò a ridere, "No, caro, io non mi faccio vedere proprio. Vai tu a prenderla a casa sua e poi andate. Ti mando il suo indirizzo".

"Aspetta, aspetta. No. Non posso..."

"Sì che puoi. Ti mando l'indirizzo" ripeté. Non sembrava ammettere delle repliche. Forse voleva solo infondermi coraggio.

Mi inviò l'indirizzo, e dopo aver sbuffato una decina di volte, aver pensato di non andarci più, mi costrinsi a prendere due metro e arrivare a casa di Emma.

Quando mi ritrovai lì fuori, andai nel panico. Era un'adorabile casa dalle pareti di un giallo sbiadito, piena di fiori e aiuole. Ma che cosa dovevo fare? Forse bussare?

Per fortuna, il problema si risolse da sé. La porta si spalancò, e ne uscì un'incantevole ragazza dai capelli ramati, esattamente come quelli di Nikolaj; Amanda aveva ragione.

Mi guardò curiosa. Aveva occhi grandi e azzurri, ma dall'azzurro più simile a un mare in tempesta che ad un mare calmo; sprizzavano gioia, come se fosse al settimo cielo per avere un appuntamento. La invidiavo, dato che io stavo per scappare...

Ma i suoi occhi non erano solo curiosi. Erano di più. Erano davvero belli, sembravano gli occhi di una bambina, dolce e tenera, ma non per questo calma; anzi, le avrei attribuito piuttosto un forte temperamento. Al primo sguardo, Emma mi incuriosì; e per qualche secondo, mi convinsi che finalmente sarei stato un ragazzo normale. Avrei potuto innamorarmi di lei... forse. Saremmo stati fidanzati... forse. Eppure, il secondo dopo, ebbi un flash: era tornato di nuovo ad invadere la mia mente.

Ero già fottuto e non ne avevo idea...

"Ciao! Sei Andrea? Io sono Emma, piacere"

Indossava un adorabile vestito con motivi floreali, che frusciò quando si avvicinò per darmi un bacio sulla guancia. Ora capivo perché era amica di Amanda: erano così affettuose.

"Oh, piacere mio. Sei pronta?"

Mi sentivo vuoto. Volevo solo andarmene, ma mi costrinsi a fingere. Lei annuì con forza, piena di energie; era poco più bassa di me, ma era carina... già, carina. Carina come qualsiasi altra ragazza carina.

"Allora? Che cosa guardiamo stasera? Amanda non mi ha detto nulla..."

"Un film romantico. Li adora, lo sapevi?"

"Certo! In effetti è da lei", aggiunse una risatina nervosa, perché diavolo, era ovvio che fosse nervosa. Il primo appuntamento con un ragazzo, per lo più combinato... è normale essere nervosi; ma io non lo ero. Per niente. Mi sentivo solo apatico.

"Andiamo?"

Annuì e cominciammo a camminare sul ciglio della strada. Ci fu un piccolo silenzio imbarazzante; onestamente, non sapevo cosa dire. Non ero interessato a lei: era una bella ragazza, certo, ma non aveva catturato il mio interesse. La mia testa in quel momento era da tutt'altra parte. Fu lei a prendere in mano la situazione:

"Amanda mi ha detto che sei un ragazzo molto tranquillo..", disse, mentre si torturava le mani in grembo, "e anche un po'... come dire... introverso. Non è un problema, lo sono anche io..." aggiunse una risatina nervosa, e mi chiesi cosa avesse da ridere. Non c'era nulla di divertente: e nemmeno di positivo. Due persone introverse hanno davvero poche possibilità di avvicinarsi, senza stimoli esterni.

My strange love //(boyxboy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora