34. Barbone

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Cinque chiamate, dieci, quindici, venti e via discorrendo. Lo tartassavo ogni giorno, sperando che prima o poi, stufo, avrebbe risposto.

Mi stava tagliando fuori dalla sua vita di nuovo. Non gliel'avrei più permesso.

L'ultima volta aveva funzionato, dunque riprovai:

Senti, Vale, dovremmo parlarne. Siamo amici, ho già detto che voglio esserci per te, e soprattutto stavolta siamo sulla stessa barca. So che adesso mi manderai al diavolo, ma voglio provare: tempo fa mi hai parlato di coraggio, l'hai fatto tante volte, mi hai insegnato tanto. Non so cosa sia successo con i tuoi genitori, ma voglio ripeterti lo stesso insegnamento: abbi coraggio e non vergognarti. Non ti è mai importato del chiacchiericcio, ti nascondevi soltanto per la tua famiglia.

Ma ormai lo sanno tutti, no? Non hai più nulla da perdere. Non sono ancora tornato a scuola, immagino nemmeno tu... ma lo farò, non vinceranno. Non siamo soli, non sei solo in quella scuola. Io ci sono.

Ti prego, abbi il coraggio di tornare, affrontiamolo insieme. Ti voglio bene.

"Credi risponderà? O tornerà davvero?"

Amanda era passata ogni pomeriggio a trovarmi; Nikolaj passava le giornate intere, praticamente era come se si fosse trasferito: casa di Andy era diventata un ambiente ostile.

Un film di fantascienza faceva di sottofondo in salotto, intanto che mi aiutavano a cercare le parole giuste per contattare Valerio.

"Non lo so, vedremo nei prossimi giorni..."

"Non è che..." la ragazza si grattò la testa, "ce l'ha con te perché pensa sia stato Andy?"

Negai. "Andy non sapeva di Valerio, me l'ha assicurato Roberto"

"Ma Valerio non lo conosce! Come fidarsi?"

"Gabriele mi ha avvisato che hanno qualche sospettato, alcune ragazze. Ad occhio e croce, qualche cuore spezzato... tu capisci..."

Si mangiucchiò le unghie. "Una vendetta. Perché metterci in mezzo pure te?"

"Forse per colpa di Valerio ce l'hanno a morte con tutti i gay"

Lasciò cadere il discorso: "Quindi, domani grande mossa di coraggio? Mandiamo a quel paese tutti gli stronzi?"

"Sì, me la sento. Andy per primo. Non sono un ragazzino sperduto", strinsi forte la mano di Nikolaj, "sopravvivremo"

Amanda ci guardava nostalgica, la nostra felicità le ricordava i tempi allegri con Andy. Non si trattenne: "Mi manca... quante probabilità che, non so, domani faccia qualcosa? Anche soltanto dire mi dispiace?"

Alzai le spalle. Mi sembrava di non conoscerlo più, non sapevo cosa aspettarmi. Lei ci sperava ancora, ma io avevo smesso di illuderla.



Tanto vale godersela, no? Chiunque fosse stato, mi aveva fatto contemporaneamente un torto e un favore: rientrato a scuola dopo giorni, nonostante il chiacchiericcio generale non c'era davvero più nulla da nascondere.

Ero libero.

Pregai di avvistare Valerio, ma uscì dal cancello deluso, come il giorno dopo e quello dopo ancora.

Passò un mese, un mese in cui mi accontentai di ricevere qualche breve notizia da Gabriele: Valerio era vivo – cosa da non poco, dato com'era scomparso dalla circolazione – era in pessime condizioni, viveva in una sorta di letargo in camera di André.

Non immaginavo neppure la visione di un Valerio depresso chiuso in una stanza. Ero molto, molto, molto in pensiero e il silenzio mi angosciava.

"Cos'è che farebbe lui, per me?" domandai al mio gatto, accoccolato a me, nel letto. Winston miagolò.

My strange love //(boyxboy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora