8. La festa - seconda parte

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"Ragazzi! Siete arrivati! Mia sorella è dentro, andiamo!"

Ero terrorizzato da me stesso. Seguì gli altri nella discoteca. La musica era alta, lo sapevo, ma non la sentivo. Avevo paura. Avevo paura dei miei sentimenti, avevo paura di ciò che mi stava succedendo. Sentivo solo il battito frenetico del mio cuore, il respiro accelerato, le lacrime agli occhi che lottavano per uscire.

Rimasi indietro e non se ne accorsero. Le persone mi spingevano, ma restavo impalato, nel terrore di quella sensazione, di quella sofferenza che non riuscivo a domare e che ormai mi aveva sopraffatto. Come un'onda del mare; la folla di gente che mi circondava assomigliava vagamente ad un mare enorme, ed io ero solo, in mezzo a loro. Ero solo, in balia della gelosia e dell'ansia. Volevo andarmene, volevo scappare via a gambe levate.

Gelosia.

Respirai, ma l'aria sembrava essersi allontanata da me. Vuoto e silenzioso, in una discoteca gremita di gente.

"Amanda, Andy, dove siete?" dissi, a bassa voce, essendo consapevole che non mi avrebbe sentito nessuno.

Alla fine, piansi. Nemmeno stavolta qualcuno fece caso a me.

Chi ero? Cosa mi stava succedendo? Perché mi sentivo così? Non lo volevo, odiavo quella sensazione, odiavo sentirmi solo, odiavo la gelosia. Per un ragazzo. Per un ragazzo! Perché? Mi disgustava, mi disgustavo. E quella gente! Che cosa volevano da me? Volevo che sparissero tutti, volevo che la smettessero di spingermi, che si allontanassero. Volevo lui, volevo toccarlo come faceva quella stupida bionda tinta. E pensare che per un attimo avevo programmato di farli mettere insieme. Con quale coraggio?

Perché nessuno si accorgeva di me? Sentivo di essere odiato. Non piacevo a nessuno, nemmeno ai miei genitori. Ricordavo la discoteca come un luogo dove essere accolto; ora, erano tutti miei nemici, tutti contro di me.

Desideravo soltanto buttarmi a letto, abbracciare il mio gatto e piangere tutte le mie lacrime fino ad addormentarmi.

Stavo per farlo, stavo per tornare indietro, ma qualcuno si accorse di me.

"Andrej, tu bene?" mi scosse per le spalle, "Andrej, che successo?"

C'era soltanto lui, gli altri erano spariti.

Avevo la testa bassa, quindi fece in modo che lo guardassi. Vide che stavo piangendo a dirotto e i suoi occhi si addolcirono. "Andrej..."

Mi strinse forte e posò la testa sulla mia spalla. "No problema, tutto bene" disse, e piansi più forte, singhiozzando fra le sue braccia. Non andava bene, ma il suo profumo fu abbastanza per calmarmi.

"Scusa... sto bene" mi separai da lui, "vado a casa, dillo a..."

"No", scosse la testa, "no casa. Io e te tanti auguri a sorella Roberto e poi balla. Andare". Mi prese per mano e si voltò per guidarmi dagli altri. Gli anelli che aveva alle dita erano freddi, ma la sua mano era morbida e confortante. Poi lo capì.

Aveva mollato Anastasia per venire da me. Ero al settimo cielo. Non felice, ma estasiato. E di nuovo, fui disgustato da me stesso.

Per un ragazzo!

"Ti eri perso, razza di scemo?" Andy mi prese per le spalle, quando arrivammo al bancone. Salutammo la sorella di Roberto, che ci prese da bere. Mi passarono un bicchiere, non avevo idea di cosa ci fosse dentro: non capivo il colore, a causa delle luci baluginanti.

Mi sedetti al bancone, mentre parlavano, e mi decisi a bere; era dolciastro, mi piaceva. Avrei fatto meglio a non bere, dato che reggevo l'alcol a stento, però che altro avevo da fare? Andy e Amanda chiacchieravano con animo, Anastasia era tornata ad aggrapparsi a Nikolaj e...

My strange love //(boyxboy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora