"Il re è caduto!"
André era impazzito. Strillava sotto casa mia e fermava gente come un mendicante, molesto e inopportuno come solo lui – la diva della combriccola – sapeva essere.
"André! Ti ho aperto! Sali!" gridai, ero al terzo piano, lui non se ne curò minimamente.
"Passerotto!" mosse le braccia come se stesse annegando in mare aperto, "oh, piccolo passerotto! Il re è caduto, ripeto, il re..."
"André, ci sento! Sali, dannazione. Hai bevuto?"
"Avevo vino rosso in casa. Bisognava festeggiare. Ha capito, signora?" fermò per l'avambraccio una donna di all'incirca sessant'anni, che stringeva la borsetta e lo guardava come l'anticristo, "il re è caduto, il re..."
Se lo scollò di dosso spaventata e corse via, dunque tese un braccio sulle spalle di un ragazzino con un grosso borsone. "Tu, piccolo calciatore, hai capito? Il re è caduto!"
"Gioco a pallavolo..."
"Molto meglio! Ragazzi in calzoncini, hmm, chi diavolo guarda la partita con quel ben di dio davanti?"
"Gesù santo", imprecai, "è uscito di testa...". Afferrai al volo le chiavi e, ancora in ciabatte, mi fiondai giù per le scale prima che qualcuno lo denunciasse per colpa della sua maledetta linguaccia.
Fermava chiunque gli capitasse a tiro, vestito di rosa fluo e pieno di collane con ciondoli con coccinelle e peperoncini. "Signore, il re è caduto, è un fatto che entrerà negli Annales della storia! Un giorno sarà studiato nelle scuole, lo sa? E lei mi ignora? Va bene, resti pure nella sua ignoranza se preferisce"
"Okay, d'accordo, basta" lo afferrai per entrambe le spalle, "mi perdoni, il mio amico oggi ha bevuto un po' troppo..."
Lo accompagnai alla porta prima che avesse la possibilità di aggiungere altro. "Ma che hai in testa?"
Purtroppo, non ero capace di rimproverare André, anzi suppongo non ci sia mai riuscito nessuno, perché era irrecuperabile.
In un certo senso, almeno per quanto mi riguarda, trovavo divertenti le sue scenette.
"Passerottino, il re..."
"...è caduto, è caduto, sì, l'hai detto cento volte" lo anticipai, "che diavolo vuol dire?"
"Ma come!" sembrava tra il frustrato e l'esasperato. "Ha ceduto! Quando ha visto la registrazione ha tremato. Giuro! Giuro! Il terrore stampato in faccia, cazzo!" mi strinse di slancio e mi sollevò.
"Ce l'abbiamo fatta?" feci, e a quel punto diventai pazzo come lui. Strillammo nel corridoio del palazzo e ci abbracciammo come due bambini. "Hai detto le nostre condizioni?"
Annuì con convinzione. "Tutte, e credo sarà di parola. Sa che sono un pazzo. Non ci metto niente a postarlo sui social e a rovinarlo"
"Quindi aspettiamo che Valerio ci avvisi?" domandai, "sei capace di mentire e far finta di nulla? No, mi correggo, devi riuscirci".
Valerio è partito?
A volte, tutta l'apprensione di Amanda mi spingeva chiedermi se per caso non ci stesse cascando ancora... d'altronde, era stata cotta di lui per anni. Poi avevo piccoli flash della suoi occhi arrossati che di tanto in tanto cercava di nascondere, piccoli pianti per Andy, e rammentavo quella mattina in cui – in poche frasi – ci aveva massacrati entrambi. Nonostante il dolore fulmineo, io e Andy ci eravamo separati tacitamente a poco a poco nel tempo, perciò mi avevo familiarizzato con lentezza alla sua assenza. Lei, al contrario, aveva ricevuto un colpo allo stomaco dal nulla, proprio nel periodo in cui stavano facendo sul serio.
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My strange love //(boyxboy)
Teen FictionAndrea è un ragazzo dalla vita semplice: ha un migliore amico, Andy, con cui passa la maggior parte del tempo. Non ha mai avuto una fidanzata, perché non è mai stato interessato né alle ragazze né all'amore. Ma quando proprio il suo migliore amico...