Andy non era un ragazzo romantico. Certo, nemmeno un insensibile, e la dichiarazione al giardino l'aveva dimostrato; però cercare conforto fissando il tramonto, il Tevere, buttarsi dal ponte per sofferenza d'amore o qualsiasi altra idea poetica-solenne-teatrale non lo sfiorava. L'ultima volta che avevo assistito a un suo crollo emotivo – con conseguente pianto e moccio colante dal naso – era stata all'incirca dieci anni fa.
Odiava apparire debole (il "vero macho") e lo rispettavo, pur non condividendo; prima di cercarlo attesi tre ore, il tempo di sbollire il turbine sentimentale.
"Quando un uomo ha bisogno di sfogarsi, può fare due cose: bere o combattere, per stordire o prendere a pugni i sentimenti", citazione classica di Andy, molto nel suo stile.
Non era l'orario per bere, quindi mi diressi, mio malgrado, alle quattro e mezza, verso la palestra da boxe: luogo dall'odore acre indistinguibile, un misto fra citronella e sudore, intriso di un'aura potente di testosterone, che mi faceva venire il mal di testa.
Mi aspettavo di vederlo al solito angolino, in solitaria, sudare e sudare, picchiare il sacco come un cane rabbioso... invece lo vidi sul ring principale, munito di guantoni, davanti a un bestione tutto muscoli, tipo l'incredibile Hulk.
Ma era impazzito?
Saltellava sulle punte dei piedi, scrocchiando il collo; sbatté i guantoni, concentrato e determinato: un uomo sulla cinquantina, forse un allenatore, fece un cenno, entrambi scattarono, muovendosi in circolo.
"Andy, cazzo! Sei il solito incosciente! Non è facendo a pugni che smetterai di soffrire!"
Non era per niente un buon combattente e distraendolo peggiorai ulteriormente la situazione, perché l'incredibile Hulk caricò un pugno e Andy stramazzò al suolo. Non sto qui a dire come si dimenò dieci minuti per il dolore o come chiese di essere portato in ospedale perché sospettava una commozione celebrale – che non c'era, non era stato un pugno così forte – facendo esasperare i presenti, con inutili lamenti.
"Ecco perché non mi piace combattere con i ragazzini" commentò Hulk.
"E io non li voglio nella mia palestra" aggiunse l'allenatore, "lasciamoli parlare delle loro cottarelle".
Una volta soli, gli dissi di alzarsi. Scosse la testa, sdraiato.
"Reagisci, brutto figlio di puttana, perché Mickey è con te" citai, riuscendo a rubargli un sorriso. A questo servono i migliori amici, no?
"Oddio, ti ricordi Rochy V?"
"Me li ricordo tutti, erano i tuoi preferiti, da bambini"
"Cazzo, sì. La morte di Mickey è stata fottutamente triste..."
Nella sua stanza, accasciati a terra, come due poeti maledetti, fumando e bevendo dalla scorta sotto il pavimento – che, a proposito, andava rifornita di vodka lemon – ruppe il muro silenzioso da sé, con un sussurro. Stavamo ascoltando gli Slipknot, che tanto gli piacevano: "Non ti sento, con questa roba spaccatimpani"
Abbassò il volume, bofonchiando. Cadde a gambe incrociate: "Stavo preparando un piano ideale. Cena, rosa rossa, ripeterle una poesia d'amore. Volevo impararla proprio oggi pomeriggio. Poi a Villa Borghese, al Pincio, e un bel bacio appassionato. Non poteva dirmi di no, quella merda piace alle ragazze. Porca troia! E poi quella cazzo di scimmia mi fa incazzare e..." diede un pugno al muro affianco.
"Andy, a rischio di essere malmenato, devo dire che la scimmia eri tu. Lui non ti ha fatto nulla. Tu eri rabbioso, l'hai minacciato, picchiato. Non ha manco chiamato l'omo de classe. Poteva farti spaccare i denti, volendo"
STAI LEGGENDO
My strange love //(boyxboy)
Teen FictionAndrea è un ragazzo dalla vita semplice: ha un migliore amico, Andy, con cui passa la maggior parte del tempo. Non ha mai avuto una fidanzata, perché non è mai stato interessato né alle ragazze né all'amore. Ma quando proprio il suo migliore amico...