Due giorni dopo i miei genitori tornarono a casa, come mi avevano detto. Gli raccontai cos'era successo con il fornello, e si spaventarono, tanto da chiamare non so chi per controllare che fosse tutto apposto; in parte mi sentivo sollevato, ma il punto non era che il fornello fosse impazzito, ma com'era successo. Ero solo in casa ed ero appena tornato da scuola, se avessi tardato di poco avrei trovato la casa a fuoco. Non si può lasciare per troppo tempo un adolescente in casa senza nessun adulto. E' vero che spesso veniva mia zia a controllarmi, ma anche lei aveva una sua famiglia, non poteva badare troppo a me, non ero suo figlio.
Non avevo paura di parlare, perciò glielo dissi.
"Ci dispiace tanto, Andrea, lo sai" rispose mia madre, e potei vedere che era dispiaciuta davvero, ma non abbastanza, "non possiamo evitarlo. Abbiamo tanti debiti, se lasciamo il lavoro rischiamo di perdere tutto. Sei forte, puoi sopportarlo... hai tua zia e i tuoi amici per quando non ci siamo".
Già, ma loro non sono i miei genitori, avrei voluto dire, ma non sarebbe servito. Morale della favola, la settimana dopo ripartirono.
"Ti vogliamo bene!"
Come potevano non accorgersi che stavo male e mi sentivo abbandonato a me stesso? Perfino un siberiano arrivato da poco l'aveva capito. Anzi, mi correggo, l'aveva capito soltanto lui. Nessuno mi guardava e faceva attenzione a me come Nikolaj.
Trascorse qualche giorno, in cui notai che i due, ormai coinquilini, cominciarono ad avere un rapporto normale; anche se non mancavano mai frecciatine e battutine da parte di Andy, che ancora non aveva digerito l'intera faccenda.
"Quell'imbecille ha dimenticato il pranzo a casa" disse, "e ho dovuto prestargli dei soldi per comprarsi qualcosa al bar".
"Può capitare. Andrea lo dimentica sempre" mi ricordò Amanda.
"Si, ma Nicola è un sangue freddo del cazzo, Andy è il mio best friend. A lui li presterei volentieri, a quello lì no".
"Sei poco altruista, fra" fece Roberto, "beh, comunque a me Nikolaj piace. Andiamo al cinema oggi, invitalo".
No, no, no, per favore, non voglio vederlo...
"Col cazzo. Che cosa capisce secondo te? Non voglio guardare un film in siberiano".
Grazie Andy, ti voglio bene.
"Non esiste il siberiano..."
"Che c'entra? E' importante che si senta accolto, non che capisca il film. La parte importante è l'invito".
Roberto mi stupiva sempre più. Aveva ragione. Nikolaj era lontano da casa sua, aveva bisogno di persone che gli stessero accanto... io invece volevo allontanarlo.
Il ragazzo accettò l'invito. Fui tentato di non andarci, perché sarebbe stato più facile, ma sarei stato un codardo.
Ci andai con le migliori intenzioni:
Sii normale, parlagli come fanno gli altri, trattalo bene, non essere asociale, ti ha anche fatto un regalo! Si merita la tua gentilezza.
Eppure, fuori dal cinema, quando incontrai il suo sguardo indagatore, mi tornò in mente la facilità con cui era stato in grado di distinguere un sorriso falso da uno vero, e mi spaventai di nuovo.
Perché non sei felice?
Eravamo vicini, nascosi il bracciale sotto la manica della felpa. Adoravo quel bracciale, sembrava fatto apposta per me. Non volevo sapesse che per me era importante; non ricevevo spesso regali, mi ero sentito considerato, per una volta; a qualcuno importava che sorridessi per davvero; che fossi felice.
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My strange love //(boyxboy)
Teen FictionAndrea è un ragazzo dalla vita semplice: ha un migliore amico, Andy, con cui passa la maggior parte del tempo. Non ha mai avuto una fidanzata, perché non è mai stato interessato né alle ragazze né all'amore. Ma quando proprio il suo migliore amico...