10. Triste amicizia

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Erano trascorse poche settimane. Fino a quel momento, mi ero illuso che la mia scuola non fosse così razzista come credevo: Nikolaj era straniero, parlava male italiano ed era così eccentrico, come poteva non aver ricevuto bullismo, ancora?

Scoprì solo dopo che mi sbagliavo. Il bullismo c'era stato, ma era velato: piccoli insulti, qualche sgambetto, prese in giro... piccole cose che io, che non gli stavo sempre vicino, non potevo vedere. Ma il bullismo più "fisico" non si fece attendere troppo.

Infatti, un giorno lo vidi a pranzo con una guancia viola. Ci preoccupammo tutti, ovviamente, ma lui sorrise e disse: "Piccola lotta classe, no problema" e ci convincemmo che avesse litigato con qualcuno. Poi, un giorno, mentre tornavo a casa da scuola, passai davanti a un vicolo: vidi quattro ragazzi che ne stavano prendendo un altro a calci e pugni, e in quell'altri riconobbi proprio lui.

Avrei dovuto andare lì ed aiutarlo, prenderle insieme a lui; ma mi tremavano le gambe. Provai a fare un passo, eppure, non ebbi il coraggio, quindi rimasi nascosto a guardare e soffrire con il cuore. Subito dopo, mi odiai a morte. I quattro ragazzi facevano parte del gruppetto di Valerio, e mi odiai ancor più per aver ballato con una persona così spregevole.

Quando si stancarono e lo lasciarono stare, decisi di andarmene anch'io e far finta di nulla, non prima di essermi assicurato che Nikolaj potesse camminare.

Il senso di colpa mi tormentò per giorni. Piansi a dirotto, perché ero un vigliacco ed avevo sofferto così tanto restando a guardare, che farmi picchiare con lui avrebbe fatto meno male.

Non riuscì a guardare Nikolaj negli occhi per un po'. Ero un inutile vigliacco. Aveva lividi e ferite ovunque, ma sorrideva ancora, come se non gli importasse di essere malmenato.

"Andrej, tu bene?" mi domandava, quando mi vedeva così afflitto, senza sapere il motivo, e io mi limitavo ad annuire. Avrei voluto abbracciarlo e chiedergli scusa e piangere al posto suo, ma me ne andavo e basta. Andy, che era più coraggioso di me, prese l'abitudine di stargli più vicino possibile. "Se fosse un russo a caso lo insulterei anche io, ma è il fottuto russo che vive in casa mia, quindi devo difenderlo!" esclamò, e risi d'istinto, perché era così buffo. Voleva sembrare una guardia del corpo, infatti cominciò a vestirsi con smoking nero e occhiali da sole.

Per un po', l'idea di Andy funzionò, e pensai che Nikolaj stesse meglio: sembrava ambientarsi bene, era sempre allegro e sorridente. Credetti davvero che fosse felice.

Un giorno, però, andai in bagno. Ero piuttosto stanco e irritato, sempre per matematica, quindi entrai e quando sentì dei singhiozzi provenire da uno dei bagni, non ci feci molto caso. Mentre stavo per uscire, mi resi conto che qualcosa non andava. I singhiozzi erano più forti, perciò aprì la porta da dove provenivano e trovai proprio lui, che non smetteva di sorridere e rassicurare. C'era Nikolaj, rannicchiato all'angolo, che piangeva.

"Nikolaj..." mi sedetti al suo fianco e d'istinto lo strinsi forte. "Che è successo?"

"Oh, Andrej" si asciugò le lacrime in fretta, "scusa, io triste poco. Tutto bene"

"Non è vero. Smettila di fare l'eroe, stai male. Piangere da soli è brutto... puoi dirmi tutto". Posò la testa sulla mia spalla e gliela accarezzai. Come tutte le volte che lo avevo vicino, ero in estasi. Non gli avevo mai toccato di ricci; erano morbidi e soffici come la seta. Era così bello averlo poggiato su di me, a rassicurarlo, accarezzarlo, toccarlo: era tutto innocuo, ma sentivo le farfalle nello stomaco.

"Io triste, manca tanto familia e scuola cattivo con me. Io fatto niente! Perché tutto male?" alzò la voce, "io stupido, scuola no capire niente, tutti cattivo. Solo voi amici buono con me". Abbracciarlo non bastava, perciò gli presi la mano.

My strange love //(boyxboy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora