16. Super serata gay - prima parte

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La frustrazione stava diventando la mia migliore amica: ero tornato alla vita di sempre, nella noia più totale. Ero innamorato di un ragazzo russo, fidanzato con una ragazza russa, ospitato dal mio migliore amico omofobo, e il ragazzo di cui era innamorata la mia migliore amica mi aveva baciato. Fantastico. Se ci pensavo, non avevo nessuno con cui poter essere del tutto onesto.

Inoltre, si stava avvicinando il Natale; si solito mi metteva allegria, perché avevo bei ricordi, ma quest'anno neppure quello servì a sollevarmi il morale.

Tutto questo, per cercare di spiegare il mio stato d'animo e il perché di ciò che feci dopo: qualche giorno prima delle vacanze, chiamai il numero sul biglietto lasciato in Maurice... già, chiamai la persona che più di tutte disprezzavo da sempre.

"Pronto, chi è?"

Ero sul divano, e mi stavo mangiando le unghie per l'ansia. "Ehm... ciao..."

"Chi diavolo è?"

"Valerio, sono Andrea, ti ricordi?"

"Oh! La piccola pecorella smarrita, il passerotto gay represso..."

Sospirai. "Va bene, ho capito, chiamarti è stata una pessima idea... non so perché l'ho fatto"

"Lo sai benissimo, passerotto. Sono l'unico che può capirti, sapevo che avresti chiamato, stavo aspettando. Ti piace Maurice?"

Per qualche motivo, mi sentì rilassato. Valerio era così sicuro di sé da fare quest'effetto, come se potesse risolvere ogni problema al mondo, come se con lui non ci fosse mai nulla di cui preoccuparsi. "Sì, è carino, ma non leggo molto di solito, quindi sto andando lentamente"

"D'accordo, passerotto. Dimmi che cosa vuoi"

"Io... non lo so", esitai, "mi sento depresso e solo, così disperato da chiamare uno come te..."

Com'è ovvio, non si offese per niente. Il suo ego spropositato cominciava a spaventarmi. Sembrava un sociopatico: "Hm, interessante. Hai un chiaro bisogno emotivo. Ci sei stasera? Ti presento il gruppetto del supporto emotivo gay"

"Che cosa sarebbe?"

"I miei amici gay. Ti va un'orgia?"

"Ma che cazzo?"

Valerio esplose in una forte risata. "Sto scherzando. Anche se ti trovo comunque molto scopabile. Alla nove, ti passo a prendere"

Non avevo parole. "Hai la patente?"

"Già, fa molto figo. Mandami il tuo indirizzo. Ciao". Riattaccò di fretta, con disinteresse.

Rilasciai un gridolino di frustrazione. In che mi stavo cacciando?

Feci come mi aveva chiesto: inviai il mio indirizzo, e attesi fuori casa alle nove. Indossavo la solita felpa pesante, perché odiavo il freddo, e dei jeans scuri e attillati: ero nervoso e volevo fare bella figura, quindi scelsi di vestirmi bene. D'altronde, era un venerdì sera e stavo uscendo con Valerio, che era sempre affascinante e alla moda. In confronto a lui sembravo uno straccione.

Comunque, si fece attendere per venti minuti; alle nove e venti, vidi arrivare una piccola panda nera, che iniziò a far rumore, con svariati suoni di clacson, da in fondo alla strada. Notai che tutti i passanti si apprestarono a guardare chi fosse, e mi venne voglia di sotterrarmi per l'imbarazzo.

Si fermò giusto di fronte a me, e abbassò il finestrino.

"Hola, chico. Benvenuto nel super pandino gay, salta su!".

Ero interdetto. C'era Valerio alla guida, con degli occhiali da sole e una camicia floreale da spiaggia, che gli faceva un petto molto sexy, e vicino a lui, al posto del passeggero, un ragazzo sconosciuto con i capelli platino, e una giacca rosa sgargiante e una pelliccia dello stesso colore.

My strange love //(boyxboy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora