38. Lucchetti e pestaggi

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Lasciai Amanda con la sua amica, non mi intromisi. Rientrarono nella stanza densa di fumo un'ora dopo: nonostante la posa dimessa, era stabile.

Le vidi subito dirigersi verso il biliardo, dove i due pretendenti stavano ridendo a crepapelle durante una partita movimentata. Qualche ora prima si odiavano, ora erano amiconi: l'alcol fa miracoli.

"Ragazzi, noi andiamo a ballare...", Emma guardò Roberto fiduciosa, era un invito sotteso, "vi va di venire?"

Dal momento che ci stavano, teoricamente, provando con le due, avrebbero dovuto seguirle infervorati... "Okay! Buon divertimento!" fece Mark, e Roberto annuì, l'istante dopo le ignorarono per continuare a ridere per fatti loro.

Le ragazze, perplesse, dopo un attimo di smarrimento si arresero.

Fermai Amanda: "Ehi, noi andiamo via, tu..."

"In buone mani!" mi precedette Emma, strizzando l'occhio, "voi divertitevi, ci penso io a lei". La prese sottobraccio e sorrise.

D'accordo...

"Roberto, mi dispiace interrompere la vostra partitina rappacificatrice, ma dobbiamo andare". Non potevo lasciarlo ubriaco con persone che conosceva a malapena.

"No! Siamo all'inizio!" obiettò Mark.

"Torno da solo, amico, tranquillo" mi diede una pacca sulla spalla.

"Hai bevuto troppo come al tuo solito e devi tornare vivo a casa" insistetti.

"Lo riporto io!" si precipitò l'altro, "la notte è giovane. La checca porta hashish, ma io preferisco la maria". Cacciò dalla tasca una bustina di erba.

"Se fumo dopo dieci shot di tequila e non so quanti gin tonic finisco steso, fratello" per fortuna quello mostrò buon senso, "e papà mi fa fuori con il fucile da caccia"

"Siamo qui per finire stesi!" strillò, "resti da me e il fratellino checca così il cacciatore non ti spara. Il mio spacciatore ha roba pazzesca!" sventolò la bustina con orgoglio.

Non finirà bene.

"Lucas, puoi tenerli sott'occhio?" rinunciai.

Fece spallucce. "Sì, è il mio lavoro a tempo pieno con Mark".

Quindi seguì Nikolaj fuori, sotto il cielo puntellato di stelle, per le strade affollate.





Ho sempre amato Roma: la sua bellezza, immortalata in fotografie e cartoline, è unica... e di notte ha un qualcosa di magico. Non avevo mai passeggiato con Nikolaj nelle ore notturne per via del freddo, che ora però iniziava ad attenuarsi.

Aveva esplorato tutti i luoghi importanti con la scuola, per il viaggio-studio, ma io volevo trasmettergli qualcosa in più. Dal tramonto ci sono colori, panorami e atmosfere meravigliose il cui fascino è impagabile. L'avevo trascinato, nel silenzio, fino al Lungotevere: e come mi aspettavo, osservava attorno incantato, e intanto mi guidava.

Si fermò soltanto dopo mezz'ora, su ponte Milvio, circondati da gente e gente, che, come noi, approfittava del freddo tiepido. Puntellò i gomiti sul muretto, gettò lo sguardo sulle acque torbide del Tevere, le luci, i ponti in lontananza.

"La notte è magica", mormorai, affiancandolo, "lo so che Roma ti mancherà".

Si voltò e incatenò gli occhi ai miei. Evitò la domanda, ne pose un'altra, molto significativa.

"Hai paura?"

Paura? Non avevo mai identificato i miei sentimenti con questo termine: ci riflettei su per lunghi attimi.

My strange love //(boyxboy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora