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Come spesso capita oggi fa decisamente più freddo rispetto a ieri, sono sotto le coperte ma fa troppo freddo per lasciare il letto comodo e caldo. Non posso ancora crederci Jess sta per sposarsi. Non ci credo, proprio lei che aveva detto che l'amore è un sentimento sciocco, che sin da bambina aveva affermato di non volere mai un ragazzo perché l'amore è stupido e sopravvalutato, proprio lei che ha sempre odiato ogni piccolo gesto che potessero farle i ragazzi, che liquidava seduta stante. Certo che le cose cambiano proprio velocemente, Caleb non le era mai piaciuto, la loro era la tipica storia odio amore, non so come lui fosse riuscito a conquistarla, so per certo che l'ha resa una persona migliore, anche se Jess è sempre stata una delle persone migliori che io abbia mai conosciuto. Mi aveva avvisata più volte di lasciarmi con James, che secondo lei non era il ragazzo giusto per me, invece io non le ho mai dato ascolto, ho continuato una relazione tossica solo perché io non riuscivo, o non volevo vedere tutto quello che non andava in noi, che tiravamo fuori il peggio di noi stessi. Certo, la nostra rottura è stata difficile, ma necessaria, non rimpiango il tempo passato insieme, abbiamo trascorso certamente dei bei momenti, ma la nostra rottura per me è stata come una liberazione. Non credo che riuscirò ad intraprendere un'altra relazione, non perché non ne sia in grado, ma perché non ne ho voglia, non riesco a prendermi cura di me stessa come potrei pensare anche ad un'altra persona, far funzionare una relazione, non è per me, devo dare ragione a Jess, l'amore è un sentimento sopravvalutato e che non tutti possono provare, ecco io faccio parte dei non tutti, e intendo farne parte per sempre.

Mi copro la testa con la coperta cercando di riscaldarmi il più possibile, perché dovrei abbandonare il mio comodo letto con tutto questo freddo, non ne ho voglia, potrei vivere nella mia stanza, non mi sembra un'idea così cattiva, anzi. Un lampo seguito subito dopo da un tuono rompe il mio stato di massima tranquillità, il letto diventa improvvisamente scomodo e sono costretta ad alzarmi, controvoglia. Indosso le mie pantofole poste accanto al letto, e lentamente mi avvicino alla finestra chiusa, la apro leggermente per vedere che sta succedendo fuori ma una folata di vento freddo mi costringe a chiudere la finestra e ad avere il corpo che somiglia ad un ghiacciolo. Tremolante prendo una coperta posta nel cassetto, me la poggio sulle spalle e decido di scendere al piano di sotto per fare colazione. Sto attenta a tutti gli scalini, perché per come sono fortunata la coperta si potrebbe incastrare sotto il mio piede e io cadrei dalle scale, e la cosa non mi allieta molto. Per fortuna dopo non so quanto tempo riesco a scendere le scale senza farmi nemmeno un graffio, dopo aver tirato un sospiro di sollievo mi dirigo verso la cucina con l'intenzione di farmi qualcosa di caldo da bere. Arrivo quasi alla porta quando sento i miei genitori parlare sotto voce, ma riesco a sentirli benissimo a causa del silenzio che circonda il resto della casa, mi sporgo leggermente per vedere cosa succede.

«Come faremo William, ha detto che oggi sarebbe venuto» afferma mia madre prendendo le mani di mio padre fra le sue.

«Non posso ancora crederci che tu l'abbia fatto, non posso più fidarmi di te» mio padre si scosta da mia madre, non capisco a cosa si riferiscano, ma credo che lo saprò molto presto dato che la mamma ha detto che oggi sarebbe venuto, ma chi deve venire, e poi mio padre non lo sapeva, questo vuol dire che mamma gliel'ha tenuto nascosto, ma cosa?

«Non avevo altra scelta capisci? Saremo finiti in rovina» le lacrime le solcano il viso

«Era meglio cadere in rovina che» le urla di mio padre si interrompono quando decido di fare il mio ingresso in cucina, nonostante la mia curiosità non è mia intenzione scoprire cosa ha combinato la mamma, non ne hanno voluto parlare con me, significa che non è una cosa che mi riguarda, e poi loro non hanno mai parlato con me, perché dovrebbero iniziare adesso.

«Io vado a lavoro» afferma mio padre ancora rosso in viso, la mamma lo segue poco dopo lasciandomi sola, ignara di tutto come sempre, non mi stupisco più di tanto, ormai ci ho fatto l'abitudine.

Ho deciso di restare a casa tutta la giornata, non avevo nessuna voglia di uscire con questo freddo, ho di gran lunga preferito stare sotto le coperte a guardare un film o una serie tv, mangiare cibo spazzatura e dormire tutto il pomeriggio. Mi stiracchio e mi alzo per sgranchirmi le gambe. La stanza è buia, mi è sempre piaciuta l'oscurità, soprattutto quando dormo o vedo la televisione. Accendo la lampada posta sul comodino, di sotto si sente un baccano assurdo, decido di andare a controllare cosa sta succedendo, nonostante il mio pigiama pesante e le pantofole ai piedi, spengo la lampada e lentamente esco dalla mia camera senza fare alcun rumore. Non capisco cosa stia succedendo perché quando ho finito di scendere le scale tutto si fa improvvisamente silenzioso, il cuore batte forte nel mio petto, e penso che voglia uscire dalla gabbia toracica per non farvi mai più ritorno. Entro in cucina e trovo i miei genitori e un uomo che non ho mai visto prima, lo sguardo dei miei genitori è puntato su di me e poco dopo anche quello dello sconosciuto.

«Tu dovrai venire con me» afferma lo sconosciuto, rompendo il silenzio assordante della stanza, guardandomi con uno sguardo che non avevo mia visto sul volto di una persona, uno sguardo terrificante, che mette i brividi solo ad immaginarlo. Mi pietrifico sul posto.

«Come scusa, io non vengo da nessuna parte con te» è l'unica cosa che riesco a pronunciare davanti a quello sconosciuto. Ciò che ho detto però lo infastidisce visibilmente e il suo sguardo diventa ancora più tetro. Ho capito troppo tardi di aver commesso un grandissimo errore, per me è la fine. 

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