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Hanno ragione, devo fare la cosa giusta, anche se mi tremano le mani al solo pensiero, le lacrime che non cessano di uscire, devo farlo, è per il mio bene, per il bene di tutti. I loro sguardi mi puniscono, per ciò che ho fatto, per chi sono e chi sono stata. Non ho mai visto così tanta oscurità prima. Forse lo dico perché è una scelta irreversibile, perché non ho altra scelta, perché devo semplicemente lasciarmi andare. 

La porta si apre all'improvviso, l'ho avvertito, ma non riesco a togliere la mano dal mio viso, non riesco a smettere di non ascoltare quelle voci che, con gli occhi chiusi, sono diventate reali, li vedo, così vicini, così pericolosi e pungenti, pieni di verità difficili da digerire. Le mie verità, quelle che non ho mai voluto accettare completamente.
Mi scuotono le spalle, mi urlano contro, ed io avverto i loro occhi duri, le labbra serrate, non doveva succedere questo. Tutto così sbagliato, devono lasciarmi andare. Avverto di non essere più sdraiata sul letto, qualcuno mi tiene semi seduta, ma chi? Chi vuole farmi questo, chi vuole impedirmi di compiere la cosa giusta?

«Mi dispiace» sussurro, ma loro scuotono la testa, non sono soddisfatti di come stanno andando le cose «Troverò il modo, lo prometto, farò la cosa giusta» 
«Mio Dio John ma che sta dicendo?» non smettono di strattonarmi, vogliono riportarmi ad una realtà che non mi appartiene più, che non voglio. Tutto questo è stato fatto per allontanarmi da essa, non per ricadere nelle sue braccia, non voglio ritornare da tutta quella sofferenza.
«Diana vai via, qui ci penso io» mi posano delicatamente sul letto, e io finalmente riesco a risentirli, riesco a sentire i loro pensieri che si insinuano nella mia mente, le loro parole velenose ricche di verità nascoste, riesco a sentire il posto a cui appartengo davvero.

«Pensi davvero che solo perché la nostra famiglia non ti ha abbandonata, tu sia migliore di me?» ed ecco qua, una persona nuova, qualcuno che avrei dovuto conoscere meglio di me stessa, e invece è stata una completa estranea nella mia vita. Identiche sconosciute, uno scherzo del destino.
«So di non essere migliore di te. Io non riesco a perdonare, non vedo il mondo colorato come facevi tu Alexandra. Avrai avuto tutto ciò che potevi desiderare, io no, sono rimasta nello schifo della nostra famiglia»
«È per questo che volevi Aiden? Per essere come me?»
«Certo che no, non l'ho mai voluto»
«Continua a mentire a te stessa, ma io e te sappiamo bene la verità. Eppure mi chiedo cosa sarebbe successo se noi due non fossimo state separate, le cose sarebbero davvero andate meglio? Io non penso proprio. Sai, ho avuto una bella vita senza di te, e tu vuoi solo portarmela via, farla tua, ma non funziona così Charlotte, tu non sarai mai come me. Sei troppo viziata, troppo sicura di te per essere come me, sei solo la mia brutta copia»
«Vuole sempre la perfezione, ma non è mai stata perfetta e non avrà mai la perfezione»
«Se tu non ci riesci, dovremo farlo noi, fare la cosa giusta»
«Andate via» si stanno avvicinando, sono bloccata a letto «Lo farò, lo giuro, ma andate via» le loro mani si avvicinano, troppi occhi puntati su di me, troppe mani sul mio viso, sto perdendo il controllo, sto perdendo tutto.
«Dovresti essere morta Crystal, che aspetti?» l'uomo che perseguita i miei incubi, che mi ha lasciato una cicatrice che mai potrò coprire.

«Chiama aiuto Diana, non so che le sta succedendo»
«Non ha bisogno di altro aiuto, ha bisogno di spazio, di aria» un tocco, uno sfiorare il mio viso, una parola e tutto torna come prima. Era solo un incubo.
«Cosa ci fai qui?»
«Diana mi ha chiamato» sento degli sguardi puntati addosso, avvero che, chiunque mi abbia "svegliata" è ancora lì, non è ancora andato via. «Come sta?»
«Come vedi non sta bene, ma non dovrebbe importarti non è così?»
«Sai che non è così»
«Davvero? Ti sei portato anche il braccio destro? Non riesci più a fare niente da solo Aiden?» apro gli occhi, quel ragazzo deve aver notato che sono sveglia, e fa finta di nulla, davvero intelligente da parte sua.

«Vai via» mi alzo dal letto avvicinandomi a John che cerca di sorreggermi.
«Biondina»
«Vai via» ripeto «Non voglio più vederti» sto per chiudere la porta ma me lo impedisce. 
«Hai bisogno di me»
«In realtà no, non ho bisogno di te, non ho mai avuto bisogno di te. E se pensavi che fosse la verità allora dimmi, perché non sei restato? E non guardarmi così, so tutto, so che non hai voluto vedermi, che te ne sei andato subito, che Dio solo sa cos'hai fatto in questi mesi. Ma io Aiden? C'è stato davvero un momento che pensavi ce l'avessi fatta? Non puoi tornare qui e comportarti come se niente fosse, potrei anche essere rimasta in coma per tre mesi, ma ciò non cambia che tu sei andato via come un codardo. Ti sei portato la guardia del corpo per caso? O è un altro dei tuoi burattini?» stringe i pugni «Fai un favore ad entrambi Aiden, non cadere così in basso un'altra volta, vai via, io non ho più niente da dirti, non voglio più vederti» chiudo la porta. John è ancora in camera con me, mi chiede scusa con lo sguardo, e io so che non è colpa sua, niente di tutto questo lo è. So anche che lui non è andato via, è ancora dall'altro lato della porta, ma cosa vuole esattamente? Cancellare tre mesi in cui lui non si è mai degnato di sapere come stessi? Mi sono ripromessa di non lasciarlo più entrare nella mia vita ed è quello che farò.

«Quante volte» resto pietrificata, come può avere la faccia tosta di parlare dopo che gli ho chiuso la porta in faccia? «Quante volte ti ho detto che non avresti avuto altre occasioni e invece ne hai sempre avute? Quante volte sono stato l'unico con il quale ti sentivi davvero te stessa?»
«Non voglio ascoltare altro, digli di andar via» mi avvicino alla finestra. La porta si apre e si chiude subito dopo.
«Quante volte ho sperato che non morissi?» incredibile, non dà più neanche ascolto a John.
«Ti ho detto di andare via» non mi giro neanche nella sua direzione, non ne vale la pena.
«Sono arrivato ad una conclusione, noi due non funzioniamo e lo sai perché? Perché non ti lasci andare» scuoto la testa, mi viene da ridere, ora sarebbe addirittura colpa mia «Io non ti merito, non l'ho mai fatto, è per questo che sono andato via, perché ti avevo promesso che ti avrei lasciato alla tua vita. Ho solo mantenuto quella promessa» avverto dal rumore dei passi che si sta avvicinando «Perché eri come impazzita?»
«Ti ho detto di andare via» ripeto.
«Dimmelo guardandomi negli occhi» mi volta verso di lui.
«Voglio che tu vada via» affermo «Voglio che mi lasci in pace, che non sia più obbligata a vedere quella tua faccia da schiaffi, perché tutto quello che mi è successo è stato per colpa tua» lo spintono «Io voglio vederti sparire, ed io farò lo stesso, farò la cosa giusta»
«Quale cosa giusta?»
«Non ti riguarda, non ti riguarda dal momento in cui sei uscito da quell'ospedale, non ti riguarda dal momento in cui hai deciso che Marcus fosse il meglio per me. Tu non puoi permetterti di prendere delle decisioni al posto mio» gli punto un dito contro «Sai che ti dico? Che ho riflettuto molto in questo periodo, quello che non mi mancava di certo in quell'ospedale era il tempo per pensare. Ho capito che non c'è niente di più sbagliato di tutte le cose che ho fatto in tua compagnia. Tutte le scelte che ho preso, i miei comportamenti, era tutto uno sbaglio. È perché tu porti fuori quel lato di me che non voglio più accettare, tu mi rendi peggiore. Ho dovuto sacrificare tutto per te, le mie amiche, le mie abitudini, il mio lavoro, e per cosa? Per essere abbandonata ancora? Pensi davvero di essere così diverso da James?»
«È questo che fai adesso, paragonarmi al tuo ex?»
«Forse perché sei come lui, ed è una delle tante ragioni per le quali non voglio più vederti. Quindi, te lo chiedo per favore, vai via, te lo ripeto non puoi tornare qui e comportarti come se niente fosse, io non riesco a dimenticare ancora una volta» si prende del tempo, cerca di capire perfettamente ogni mia parola, aspetta che io mi tradisca, che gli dica di aver cambiato idea, ma non è così, sono irremovibile. Mi giro di nuovo verso la finestra.
«Liam andiamo» finalmente riesco a respirare normalmente. Ho fatto la cosa giusta con lui, lo so, ma ferisce lo stesso tutto questo. Fa comunque male, anche se non vorrei.

«Ho bisogno di tempo e di spazio, mi dispiace avervi fatto preoccupare prima, ma voglio stare da sola per il momento» avevo immaginato che sarebbero venuti a parlarmi, ma non voglio farlo, non ora.
«Lo capiamo Charlotte, se hai bisogno di noi basta dirlo e verremo da te» annuisco, la porta si chiude e mi ritrovo ancora una volta sola.

I ricordi di quel pomeriggio sono troppo dolorosi, ho perso di nuovo. Non faccio altro che perdere contro me stessa, e ancora, e ancora, fino all'infinito. Per il momento non ho vinto neanche una volta. Quel pomeriggio doveva essere la mia liberazione, e invece mi sono ritrovata in una trappola ancora più piccola della precedente. 
Vorrei davvero lasciarmi tutto questo alle spalle, tutto il dolore e ciò che ne segue, vorrei lasciare soprattutto la rabbia e la mia capacità di non riuscire a perdonare neanche il minimo sbaglio, e quest'ultima, con Aiden, è come se non fosse mai esistita. Ho perdonato troppe volte, ho perdonato cose che nessuno dovrebbe perdonare. 
Tra poco è il mio compleanno, tra quattro giorni. È davvero cambiato qualcosa dall'anno scorso? È cambiato tutto, ma è come se non fosse cambiato niente, passo da un guaio all'altro, dal male al peggio. La mia intera esistenza è destinata ad un'eterna sofferenza gratuita, devo solo riuscire a sopportarla ancora un po', forse ci farò l'abitudine o forse ne sarò sopraffatta, ma questo dipende solo e soltanto da me.

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