33.

53 3 1
                                    


Ho chiamato un taxi per tornare indietro, mi maledico mentalmente per non aver usato la mia macchina. In questo posto sperduto trovare un taxi è stato molto difficile.
Dopo aver pagato il taxi scendo, la mia auto si trova dove l'avevo lasciata, prima di sapere cosa fosse successo, prima di Charlotte, prima di tutto. Entro in casa, salgo al piano di sopra, precisamente in camera mia, e prendo tutta la mia roba, sistemo gli abiti alla rinfusa nella valigia. Passo per la camera di Charlotte e Mary, mi fermo di colpo, le poche cose che ha portato sono tutte qui, nella stanza aleggia ancora il suo profumo. Chiudo gli occhi, non posso pensare a questo, devo andarmene, è per il mio bene, e anche per il suo, semmai si dovesse svegliare.
Scendo le scale trascinando la valigia, sembra tutto così pesante, il silenzio opprimente, e il rumore dei miei passi giunge alle mie orecchie come assordante. È davvero questa la tristezza, la paura? Sentirsi vuoto, senza un minimo scopo?

Ricordo la prima volta che ci siamo incontrati, urtai per sbaglio la sua spalla, era così intenta ad osservare una vetrina decorata ancora con le decorazioni natalizie, non sapevo chi fosse, e non mi sono scusato per ciò che ho fatto, semplicemente ho continuato a camminare, mentre lei mi urlava contro. Il giorno dopo la portai via da casa sua, quando capii che era la stessa ragazza del giorno prima ero divertito, una stranissima coincidenza, ma non potevo farlo notare, ero lì come erede di mio padre, nulla a che vedere con la mia vera persona o con il mio lavoro. Anche quella volta scoprii che lei non aveva paura di affrontarmi, che nascondeva il suo timore attraverso parole velenose, "così simili" fu la prima cosa che pensai, poi lei fece un passo indietro e la mia maschera di indifferenza e cattiveria ebbe la meglio. Nonostante questo lei non ha mai avuto paura di sfidarmi, forse all'inizio sì, ma con il passare del tempo, litigare e sfidarsi con me era diventata un'abitudine alla quale nessuno dei due avrebbe voluto rinunciare.

Metto in moto l'auto.

Il giorno del gala, non ho detto quelle cose facilmente, non pensavo neanche di essere attratto da lei, niente di tutto questo. Ho sempre pensato che quello che c'era tra di noi era un bel passatempo, nulla di più, ma quella notte mi fece cambiare idea. Vedere come tutti ci provassero con lei, come Marcus non la lasciasse in pace e come lei lo rifiutava, vedere quel pezzo di merda di Benjamin ballare con lei, non so, mi ha fatto aprire gli occhi, mi ha fatto capire che c'era molto di più di quello che mi ostinavo a credere. Avevo pensato che stessi, in qualche modo, tradendo Alexandra, soprattutto con quella che avevo scoperto fosse sua sorella, ma le parole uscirono senza la mia approvazione. La sua reazione mi ha spiazzato un po', già turbato da ciò che avevo detto. Quando lei andò via avevo capito che ci tenevo davvero a lei, che il suo voltarmi le spalle mi aveva fatto più male della morte di Alexandra, e mi sentivo totalmente in colpa per questo.

Premo l'acceleratore, devo allontanarmi da questo luogo il prima possibile.

L'ho ferita troppo, l'ho costretta a scegliere, pensando che avrebbe scelto me, ma lei non mi ha mai scelto, non l'ha mai fatto, e io non mi sono mai arreso alla possibilità di un noi, forse questo l'ha ferita ancora di più, forse questo è colpa mia, come è stata colpa mia la morte di Alexandra, è per questo che non sono più andato a trovare la sua famiglia, come potevo farlo?
Il punto è che con Charlotte è tutto inutile, e non lo dico perché tra un momento o l'altro potrebbe morire mentre io sono a chilometri di distanza, lo dico perché ha sofferto molto, ed è tutta colpa di James, l'ho visto nei suoi occhi come non fa altro che pensare che con me possa tornare a soffrire, che io possa farle del male più di quanto non le sia già stato fatto. Ma si sbaglia, io non sono lui.
Essere sempre l'ombra degli altri non mi piace, essere sempre paragonato a lui, sotto esame, non fa per me. Doveva scegliere me o il suo passato, e lei ha preferito rimanere ancorata ad esso. Dice che James non ha più alcun potere su di lei, ma si sbaglia, lei è oppressa da lui, come se sentisse sempre i suoi occhi puntati addosso. Cosa le ha fatto per renderla così?

«Senti Aiden stai facendo un grosso errore» il messaggio lasciato in segreteria mi riporta alla realtà «Non sappiamo se si sveglierà mai, ma so che rimpiangerai per sempre non esserle stato accanto» silenzio «Mi hai detto cosa potresti fare stando qui ad aspettare, e hai ragione noi non possiamo fare niente, ma starle lontano credi che aiuti? Rifugiarsi nel lavoro, cercare di non pensare, può davvero aiutarti? Ti conosco Aiden, sono cose che ti corroderanno, che ti renderanno sempre meno presente, ho già visto tutto questo con Alexandra, ma questa volta ho paura che tu possa diventare davvero come nostro padre» stringo le mani sul volante «La vendetta può aiutarti fino ad un certo punto, poi tornerai al nulla. Charlotte è l'unica che può darti di nuovo speranza Aiden, non puoi lasciarla, devi tornare anche se c'è la possibilità di doverle dire addio. Tu non sei un codardo, non lasci mai nulla alle spalle per paura, non costringermi a dover cambiare idea, non costringermi a dirle, se si dovesse svegliare, che tu l'hai abbandonata»

Le tempie mi pulsano, non avrebbe dovuto dirlo. Sa benissimo che ogni sua parola ha funzionato, che la nostra più grande paura è diventare come nostro padre, un uomo senza sentimenti legato più al denaro e al potere che alla sua famiglia. Io non diventerò mai come lui. E, nonostante ogni parola pronunciata da Diana abbia scaturito qualcosa in me, non ho cambiato idea, non ora che sono quasi arrivato a casa, non ora che posso finalmente dedicarmi a trovare chi le ha fatto questo.

«Liam» scendo dalla macchina «tra poco sono in ufficio, ti voglio lì al più presto, non mi importa se è il tuo giorno libero ed è notte fonda» non gli lascio modo di rispondere che stacco la chiamata. Prendo la valigia ed entro in casa. Ho come la sensazione di rivivere la notte che l'ho portata qui, era buio come adesso, avevo la sensazione costante dei suoi occhi puntati addosso, indossava ancora quello stupido pigiama ma non ci faceva ancora caso e io cercavo di ignorare la cosa.

Sospiro ed entro in casa, salgo al piano di sopra, e come sempre passo per la camera di Charlotte, entro nella sua camera, ma non c'è nulla, tutto così vuoto e spoglio, come se non ci fosse mai stata. C'è solo una cosa in questa stanza, l'abito verde petrolio, non capisco perché l'abbia lasciato qui, forse per eliminare ogni mio ricordo. Sfioro la stoffa dell'abito che emette un lieve rumore nel silenzio circostante, mi allontano da esso e vado in camera mia. Non c'è niente di Charlotte, niente, lei non è mai stata qui.
Lascio la valigia in camera e mi fermo, nell'angolo a destra ho avuto l'ultima discussione con Charlotte in questa casa, prima della sua quasi partenza, ricordo perfettamente tutti i fogli sparsi sul pavimento, il suo viso sconvolto e i suoi occhi pieni di lacrime trattenute e alla ricerca di risposte.
In questa casa che non ha più nulla di lei, ma è piena dei suoi ricordi, le scale, la cucina, il salone, la stanza da biliardo, perfino il giardino, ogni stanza di quest'enorme casa ha un suo ricordo che ritorna a me come un fantasma, come per ferirmi, e forse ci sta riuscendo egregiamente.

«Aiden, se mi hai fatto sbrigare per niente potevi anche non chiamarmi, sono in ufficio e tu non ci sei»
«Sto arrivando, ti avviso Liam, questo caso è più difficile degli altri, ma è anche il più importante» stacco la chiamata. La figura di Charlotte mi appare ancora sui gradini per l'ingresso in casa, la ignoro, lei non è reale, entro in auto e vado in ufficio. Il tempo scorre, sogno gli ultimi momenti di un bastardo sfortunato. 

ComplicatedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora