22.

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«Ti avevo chiesto una cosa sola» esclama chiudendo la portiera della macchina.
«E io ho deciso di non seguire i tuoi ordini, non è così che funziona Aiden, non sono una tua marionetta, posso decidere benissimo di non ascoltarti» allaccio la cintura di sicurezza per niente contenta.
«Dovevi per forza essere così crudele? Cosa vuoi che ne sappiano loro della tua famiglia»
«Giusto, forse dovrei chiedere a te dato che sai sempre tutto, non è così?»
«Senti biondina, non facciamo altro che litigare da quando hai scoperto chi è Alexandra, sarai furiosa, ma non dovevi prendertela con la famiglia Miller, l'unica cosa che volevano era avere un figlio, e l'hanno anche perso»
«Sì, l'hanno persa per colpa tua!» la mia voce rimbomba nel piccolo abitacolo «Perché chissà che razza di lavoro fai che si può essere coinvolto in una sparatoria» continuo. Lui stringe le mani al voltante, ma non me ne curo più di tanto «Loro ti adorano, ma se sapessero la verità sul tuo conto, secondo te quanto ci vorrebbe per farti chiudere la porta in faccia?»
«Cosa ne sai tu di me? Sentiamo»
«Non so niente, ma ho intuito, non mi sono mai fidata di te, e ti reputo una persona poco raccomandabile, quello che ho letto su quell'articolo non ha fatto altro che aumentare i miei sospetti sul tuo conto»
«Se mi reputi così perché non te ne vai?»
«Lo sto per fare! A cosa credi serva quella valigia? Io voglio starti alla larga Aiden, e intendo farlo per sempre» parole tremendamente vere, eppure hanno la forza di chiudermi lo stomaco in una morsa.

«Dove devi andare adesso?» domanda cambiando discorso. Dal suo tono sembra stanco, o qualcosa di analogo. Forse è per il suo passato che torna a rovinargli la vita. Non saprei, quello che so è che una semplice verità nascosta ha avuto il potere di farmi chiudere a riccio, di portare quella parte che ho sempre odiato. Forse è solo grazie ad Aiden se non mi importa più quale lato di me viene fuori, perché io sono anche così, e devo accettarlo e non nasconderlo.

«Pensi che saremo andate d'accordo io e Alexandra?» continuo a guardare il finestrino. Poggio un dito su di esso, rabbrividisco a causa del contatto freddo con esso. È passata mezz'ora e nessuno dei due ha aperto bocca.
«Non lo so» sospira «Siete troppo diverse, credo sia anche perché avete vissuto in un ambiente familiare totalmente diverso. Lei era ingenua, solare, voleva vivere una favola. Tu invece sei, sei tu»
«Cosa intendi con sei tu?» inarco un sopracciglio.
«Sei fatta a modo tuo Charlotte, sei problematica quasi quanto me, sei fastidiosa, impulsiva, sei testarda ma hai tanto amore da dare solo che non vuoi essere bruciata. Per questo sei tu, non c'è un aggettivo che possa descriverti completamente»
«E questo dovrebbe essere un complimento?»
«Prendilo come vuoi»
«Non hai risposto alla mia domanda però, saremo andate d'accordo?» mi giro verso di lui, ne guardo il profilo, mi concentro particolarmente sugli occhi, contornati dalle folte ciglia nere, un contrasto perfetto.
«Penso di sì, saresti stata quello che le mancava, la forza» sorride.
«E lei cosa sarebbe stata per me?»
«L'affetto, tutti ne hanno bisogno, anche tu, e ti è mancato per troppo tempo»

"Ti è mancato per troppo tempo" rifletto su questa frase per il resto del viaggio. Io ho avuto l'affetto, l'ho avuto dalle mie amiche, l'ho avuto da mia nonna. Poi, però, lei è morta e da allora non ho potuto chiamare nessuno la mia famiglia. Certo, con le amiche si può parlare di tutto, ma quello di cui avevo bisogno era dell'affetto di persone che ti conoscono da sempre, e dopo la nonna, non l'ho più avuto.

So esattamente cosa sto facendo, perché lo sto facendo. So di star facendo la cosa giusta. Ma provo comunque ansia. Sospiro prima di aprire la portiera dell'auto. Aiden mi aspetta già fuori dall'auto. Indugio un po' prima di decidere di scendere. Non sono più tornata qui dopo quel giorno, e tornarci con lui mi sembra così assurdo. È per questo che non doveva accompagnarmi, avrei dovuto fare tutto questo da sola, invece lui mi ha caricata di peso pur di venire con me. Non avrebbe dovuto farlo, non per ciò che sta per succedere, perché se prima con la famiglia Miller ho avuto anche un minimo di controllo su me stessa, ora no, sono sicura di non averne abbastanza, mi è stato nascosto troppo per restare calma.

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