17.

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«Charlotte aspetta» ignoro la voce di Diana. Questa serata è stata un vero disastro.
«Charlotte» continua a richiamarmi, ma non diminuisco il passo. Posso sembrare anche menefreghista, ma in questo momento non ho voglia di parlare con nessuno, non dopo la discussione di prima, non dopo ciò che mi ha detto Aiden.

«Charlotte» afferra il mio braccio.
«Diana lasciami» sussurro a denti stretti.
«No dobbiamo parlare» allontano la sua mano dal mio braccio.
«Senti non sono in vena di altre discussioni» incrocio le braccia al petto voltandomi verso di lei.
«Non voglio discutere con te Charlotte» i suoi occhi marroni sono illuminati dalla luce del lampione sotto il quale ci troviamo, mi scrutano attentamente, cercano la verità nei miei occhi, senza trovarla, un po' come succede con Aiden, solo che i miei occhi hanno ancora una luce fioca, i suoi sono così chiari e spenti da fare paura.
«E cosa vuoi esattamente?» alzo la testa al cielo ridendo falsamente.
«Mi dispiace che sia successa una cosa del genere» fa un passo indietro «Non volevo che la moglie di Benjamin si comportasse in quel modo con te, non lo meriti»
«Sai che c'è Diana? È che sono stanca di essere giudicata per come sono, per come mi vesto e per come mi comporto. Non mi importa un bel niente di quella miss, ma ci sono miliardi di persone che sono come lei, che la pensano allo stesso modo»
«Lo so»
«No che non lo sai» squittisco «Non lo sai perché tu sembri sempre perfetta, non lo sai perché nessuno ti ha mai detto una cosa del genere. Io no, io sono sempre quella che viene giudicata. E per quale motivo poi? È forse colpa mia se quel verme ci ha provato in tutti i modi con me? È colpa del mio vestito? Questi atteggiamenti che hanno le persone mi restano indifferenti fino ad un certo punto. Ti rendi conto quante donne vengono definite in un modo sbagliato per quello che indossano?» sussulta.
«Non è colpa tua Charlotte»
«No che non lo è, ma sono stanca di sentir accusare delle ragazze di qualcosa che non sono, di essere accusate e colpevolizzate per atteggiamenti altrui solo per come si vestono»
«Hai fatto bene a difenderti in quel modo, però»
«Però cosa?» la fulmino con lo sguardo.
«Però penso che tu adesso debba calmarti, che ne dici se andiamo a casa?»
«Ho bisogno di restare per un momento da sola, scusa» lei annuisce, e dopo avermi lanciato un'ultima occhiata, si allontana lasciandomi sola come avevo richiesto.

Troppe persone soffrono ogni giorno per motivi come questo, troppe persone vengono colpevolizzate per motivi del genere o per cose ben peggiori. È mai possibile che l'apparenza valga molto di più dei fatti? È mai possibile che le persone continueranno a dire "Se l'è cercata, per come andava vestita..." è inaccettabile tutto questo.
Non è la prima volta che mi hanno detto una cosa del genere, ma non riesco mai a non ribattere, non riesco a farmi scivolare addosso queste cose, non è un abito a giustificare un comportamento inadatto da parte di una persona. Non è assolutamente così. Avrei voluto tirarle uno schiaffo in faccia, ma non l'ho fatto, solo perché non volevo dare ancora più spettacolo. Purtroppo non riesco a non agire quando qualcuno offende me o qualcuno a cui tengo, o delle persone che vedo in difficoltà. Non ci riesco.

«Non riesci proprio a non fare guai, non è vero?»
«Perché tu ci riesci?» mi volto verso di lui.
«In realtà no, ma almeno io non faccio guai davanti più di centocinquanta persone»
«Non iniziare anche tu» alza le spalle «Poco fa ho detto la stessa cosa a Diana, non tollero che chiunque venga giudicato o colpevolizzato per ciò che indossa»
«Non ti credevo una paladina della giustizia» si avvicina.
«Ahahah molto divertente davvero» guardo i passanti che con questo freddo si aggirano tra le strade della città.
«La moglie di Benjamin sta ancora urlando dentro, tutti gli ospiti non vedono l'ora di andare via, ma attenderanno ancora un po' per le apparenze»
«Magari perdesse la voce» lui ride, è la prima volta che ride in mia presenza, e ha una risata davvero melodiosa, dovrebbe ridere più spesso.
«Sai, a me piace molto il tuo vestito» si ricompone guardandomi negli occhi.
«L'hai già detto» affermo ovvia.
«Davvero?» alza le sopracciglia.
«A questo proposito, dovremo parlare»
«Di cosa esattamente, biondina?»
«Resterai con il dubbio fino al nostro ritorno a casa» sorrido.
«Che ingiustizia» si porta una mano al petto sarcastico.
«Da quando fingi di essere spiritoso?»
«Solo con le persone che lo meritano» mi fa un occhiolino «Andiamo allora, non vedo l'ora di sapere di cosa tu voglia parlarmi»
«E Marcus?»
«Tornerà con John e Diana, ne sono sicuro, non preoccuparti per lui, pensa al tuo cavaliere piuttosto»
«Smettila»
«Smetterai mai di far dolere il mio orgoglio?» lo sorpasso.
«Muoviti Aiden» dopo poco è di nuovo vicino a me, cinge la mia vita con il suo braccio e mi conduce nell'auto.

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