Alexa
Non voglio aprire gli occhi.
Perché se lo facessi, dimostrerei a me stessa che questo non è un brutto sogno, ma la realtà.
E per crederci non mi basta l'aria fredda che si insinua sotto le coperte, né il mio corpo nudo e dolorante, e nemmeno il respiro profondo dell'uomo al mio fianco.
Ho bisogno di vederlo.
Anche se so di essere immersa nel buio.Apro gli occhi lentamente, ancora assonnata, non del tutto lucida.
Il tempo in questa stanza sembra essersi fermato, scandito solo dal battito irregolare del mio cuore.
Come ho fatto ad addormentarmi?
Mi volto, lo sguardo fisso sul tetto, aspettando che le ultime tracce di sonno scompaiano.
La mia mente mi riporta subito indietro di qualche ora, senza che io possa evitarlo.Questa volta ricordo tutto.
I suoi tocchi d'ombra.
Le sue mani ovunque, che mi stringevano, bloccavano e possedevano.
Ricordo la sua fretta nel togliermi la maglia, e la mia proposta di trovare un posto senza telecamere.
-Immagino che abbiano già visto abbastanza- gli avevo sussurrato all'orecchio prima che potesse spogliarmi.
In realtà volevo solo la conferma che nella sua stanza non ci fossero telecamere.
Durante il tragitto ho tentennato diverse volte, indecisa se prendergli la mano o meno, come avrei tranquillamente fatto con Ian.
Ma non ho attuato nessuno dei miei pensieri, nel timore di infastidirlo. Questa non è una vera relazione, e non solo per la mia mancanza di sentimento. Devo diventare quello che lui vuole, e compiacerlo quando serve. Se il nostro equilibrio crolla, le mie possibilità di sopravvivere faranno altrettanto.
O almeno al momento.
Ho in programma di sistemare anche questa situazione.Per ora devo sottostare alle regole di Jason, nella speranza che almeno questa strategia mi porti dei vantaggi al più presto.
Mi lascio scappare un sospiro mentre continuo a osservare l'oscurità, consapevole di poter essere me stessa solo per qualche minuto.
Me stessa.
Non so più che significhi ormai.Jason è ancora addormentato; non posso vederlo, ma sento il suo respiro lento e pesante.
Potrei alzarmi e frugare tra le sue cose in cerca di qualche elemento utile, ma del resto, è solo la prima sera di tante altre. Non avrebbe senso rischiare.
Invece, con calma, scosto le lenzuola, stando attenta a non toccare il corpo dell'uomo al mio fianco e mi dirigo in bagno. Recupero i miei slip dal pavimento, poco dopo esserci quasi inciampata di sopra, e li stringo nel pugno così forte da farmi male. Non voglio che rimangano abbandonati per terra, come segno della mia sconfitta.
Mi lavo velocemente, fino a graffiare la pelle con le unghie per il vigore e l'urgenza.
Ho bisogno di togliermi di dosso il suo odore, anche se non credo sia più possibile, tutto in questa camera ne è impregnato: il cuscino, le coperte, l'aria.
Dovrei iniziare ad abituarmi.
Così come dovrei accantonare, mio malgrado, i ricordi di Ian, che mi porterebbero a impazzire. Ogni gesto di Jason si scontra automaticamente con l'ombra del mio vero compagno.
"Ian non l'avrebbe mai fatto"
È la frase che più mi tormenta.
Ci pensavo mentre il mio ex-istruttore avvolgeva le sue lunghe dita intorno al mio collo, stringendo così forte da impedirmi di respirare.
E ancora una volta mentre mi possedeva, e io ero immobilizzata, quasi braccata, la mia faccia premuta contro la parete fredda.
È come se questa frase fosse la mia ancora per quando sto per cedere.
Ma non ne ho bisogno adesso.
Non posso permettermelo.
E insieme alle mani, lascio che l'acqua pulisca tutti i miei pensieri sul ragazzo bruno.
Non funziona nemmeno chiudere gli occhi e rimodellare nella mente i lineamenti spigolosi di Jason, in modo che sotto i miei polpastrelli somiglino a quelli delicati di Ian.
Ogni suo movimento irruento e feroce riesce a spezzare l'illusione.
È inutile.Mi guardo allo specchio, con le braccia tremanti afferro il lavandino con tutta la forza che mi rimane.
Mi fa male ovunque...
Se non fossi abituata ad essere abusata adesso sarei a pezzi.
È quasi divertente, in un certo senso.
Quello che mi ha spezzato per tutta la vita adesso mi regge in piedi, impedendomi di crollare.
Incontro il mio sguardo per la seconda volta, mentre i brividi percorrono la mia pelle.
Rimango immobile concentrandomi sui miei respiri profondi e sulla loro regolarità.
Piano. Con calma.
Osservo il mio riflesso stremato, i capelli disordinati e gli occhi spenti.
Mi chiedo che ci trovi in me il proprietario della camera.
E non mi riferisco solo all'aspetto estetico, ma il mio intero corpo appare come un guscio vuoto, abbandonato dall'anima.
In questo momento non sono niente.
Né Evans, né Kline.
E non posso fare a meno di domandarmi il perché prima che le lacrime sfuggano al mio controllo.
Le ho trattenute per troppo tempo per poterle gestire, meritano di essere libere.
È questo che intendevo quando mi sono alzata dal letto per ritagliarmi qualche minuto per essere me stessa?
Tutta la mia personalità è compressa in qualche lacrima, l'ultima possibilità di espressione che mi è rimasta.
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Progetto 27|| Broken Soul
Science Fiction[Terzo libro della trilogia "Progetto 27"] La nostra anima è ancora intatta dopo tutto questo? Per quanto ancora durerà? Come facciamo a tenere ogni pezzo insieme? Tutti temiamo un brutto finale.