Capitolo 62

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{Nota Autrice: vi lascio questo piccolo schizzo di Alexa e Ian per scusarmi del ritardo. Buone feste!}

Alexa

Rimango ad aspettare in mezzo alla sala, rigida come una statua. Non faccio che controllare il mio aspetto su ogni superficie riflettente del locale, non tanto per vanità, anzi, per l'opposto. Non c'era Brian a prepararmi oggi. E devo ammettere che ultimamente mi ero abituata alle sue cure, all'attenzione con cui mi trattava, più di quanta io ne abbia mai avuta per il mio stesso corpo.

Questa mattina non è stata una delle migliori. Sono rimasta rannicchiata contro il lavandino per un'ora buona, stringendomi le ginocchia al petto nel tentativo di alleviare i brividi. Non mi sento in grado di uscire, men che meno di andare in missione. Ma è esattamente questo il punto del gioco che Ian sta orchestrando: vuole mostrarmi che non ne sono capace. Ha accettato che mi unissi a loro non perché è nostalgico dei vecchi tempi, ma solo per mettermi alla prova. Mi osserverà come un carceriere con il suo prigioniero mentre giro tra chissà quante centinaia di sostanze e farmaci illegali. Nella peggiore delle sue previsioni romperò il mio mese di astinenza, o comunque verrò beccata a provarci; nella sua migliore invece, non metterò nemmeno un piede fuori dal Blue Glass. Così, con le mani tremanti, ho iniziato a truccarmi ore prima dell'appuntamento. E mi sono trascinata da una cosa all'altra per dimostrarmi di potercela fare da sola. Solo il tragitto dal letto al lavandino mi sembrava tremendamente lungo. Non sono un talento naturale con il trucco, ed aver osservato Brian quelle poche volte in cui lo faceva non è stato abbastanza da conferire alle mie mani la sua stessa maestria. Senza contare che nessuno dei miei arti aveva intenzione di collaborare oggi. Sono rimasta incastrata nel vestito, chiusa nell'abbraccio morbido della seta. Non perché qualcosa si fosse veramente impigliato, era solo il mio corpo che aveva deciso di paralizzarsi all'improvviso, impedendomi di sbucare dal tessuto. Presto ha iniziato a mancarmi il fiato, mi sentivo strozzare, e ricordo di aver avuto l'impressione di aver dimenticato come si respira. Mi sembrava tutto così sbagliato e complesso, non riuscivo a credere di poterlo fare naturalmente. Con il petto pesante e la gola annodata mi chiedevo se ogni volta sarebbe stata l'ultima. Ho provato a calmarmi, rubando ogni boccata d'aria dalla manica del vestito, l'unica apertura che ero riuscita a scovare. Non saprei dire per quanti minuti io sia rimasta stretta lì dentro.

-Sei già pronta- commenta Ian facendo il suo ingresso nel salone principale, proprio mentre stavo per versarmi un bicchiere. Sono conciata così da due ore.

La sua voce e i suoi passi mi raggiungono prima della sua figura. Devo aspettare che si avvicini al bancone perché le luci colorate mi facciano scorgere il suo volto. Rimango incantata ad osservare il modo in cui il bagliore rosso gli accarezza la guancia, facendo emergere i suoi lineamenti nell'oscurità. Il giallo invece influenza il bagliore nei suoi occhi e sfiora i suoi vestiti eleganti, facendo brillare i bottoni del panciotto. Vorrei che la lampada blu si fulminasse perché non fa che sottolineare il candore della sua pelle scoperta, proprio all'altezza della giugulare, inglobando il pomo di Adamo e andando fino alla mascella. Ed è incredibile che questo miscuglio di fasci di luce riesca a trovare un'armonia in un'unica persona; sono abbastanza sicura che su di me accentui soltanto il mio aspetto malaticcio.

-Certo, così non potrai cambiare idea all'ultimo minuto-

-Pensi che basti metterti un bel vestito e farti carina per impedirmi di fare qualcosa?- si avvicina, interessato. Prendo un bicchiere e verso il contenuto della prima bottiglia che mi capita sotto tiro. Cerco di rimanere imperturbabile, anche il minimo tremore legittimerebbe la sua posizione di superiorità, e non farebbe che gonfiare il suo ego.

-Se credi che dopo tutto il tempo che ho impiegato a prepararmi cederò così facilmente, ti sbagli di grosso. Dovrai strapparmi questo vestito con le tue stesse mani se proprio ci tieni- mando giù un gran sorso nell'istante successivo a quello in cui queste parole lasciano la mia lingua, e la loro ambiguità mi colpisce forte quanto il sapore dell'alcol. Ian non nasconde un sorriso, le luci rosse seguono ogni movimento delle sue labbra, e anche io mi ritrovo ad analizzare la sua espressione divertita. Non riesco a capire se ci stia pensando sul serio, se desideri farlo, o se la malizia che trovo nel suo sguardo è solo il riflesso sbiadito della mia. Le decorazioni luminose non sono l'unico filtro che devo tenere in conto. L'ultima volta che siamo andati vicini a strapparci i vestiti di dosso è stato prima che scoprisse della mia dipendenza.

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