Capitolo 47

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Drew

Le stradine desolate sembrano inghiottire la figura del ragazzino biondo.
Rimane fermo di spalle, lasciandosi sovrastare dagli edifici consumati dal tempo.
Chissà che cosa sta guardando.
Nicholas guarda sempre qualcosa, anche se non ci vede.

-Sicuro di stare bene?- sussurro avvicinandomi, non voglio spaventarlo. I miei pensieri vanno subito al colpo di pistola sul fianco sinistro.
Non mi stupirei se avesse finto di essere illeso.
Quando le mie dita sfiorano le sue, lui non perde l'occasione per afferrarle e stringerle in una morsa.
Non mi sono ancora abituato a...
Tutto questo.
Quand'è che il cuore smetterà di accelerare appena mi prende la mano?
Spero mai.
-Parli della ferita? Sono sciocchezze, Drew. Spunterà un livido e basta- sorride leggermente, spazzando via l'aria preoccupata che avevo intravisto nel suo sguardo.
-Allora a che cosa stai pensando?-
-A te, come faccio sempre- mi prende in giro.
Le sue labbra si curvano in un sorriso ancora più grande, ma non abbastanza perché io me la beva.
-Con quell'espressione? Spero proprio di no- scuoto il capo e lui ride, voltandosi e afferrandomi anche l'altra mano.
Sento i suoi palmi contro i miei, è il suo modo di guardarmi negli occhi.
So che sta facendo.
Cerca di distrarmi così da allontanare la mia mente dal discorso precedente, e non funziona.
Non dovrebbe funzionare.
Ma adesso che le sue dita si intrecciano con le mie e sento le sue unghie corte solleticarmi i polpastrelli, forse un poco funziona.

La verità è che sono sollevato che sia andato tutto bene. Compreso il viaggio in macchina: non guidavo un auto da non so quanto tempo.
Di solito vengo accompagnato da un autista, ho preso la patente solo perché mia madre la reputava una precauzione in caso di emergenza.
Lancio un'occhiata al veicolo in fondo alla strada, appena visibile. Non dovremmo avere problemi.

-Ho solo avuto una strana sensazione- mormora dopo un po', quasi incerto se dirmelo o meno.
-È stupido se ti chiedo che tipo di strana sensazione?- gli strappo un altro piccolo sorriso.
-Una di quelle che mi fa stare all'erta. Non so, non riesco a smettere di pensarci-
Renee è poco distante, i suoi passi stanchi ci raggiungeranno a breve.
Deve averli sentiti anche Nick, perché aggiunge subito: -È solo paranoia, magari ne parliamo dopo-
Ma non c'è modo che questo suo avvertimento possa sfuggire alle orecchie attente dell'atleta.
-Che mi sono persa?- posa le braccia sulle spalle di entrambi, come se fossimo vecchi amici.
E forse un po' lo siamo.
-Nulla, torturavo Drew come al solito-
Di qualsiasi cosa si tratti, Nicholas non sembra intenzionato a condividerla con la ragazza. Per un attimo ha perfino avuto il dubbio se rivelarla a me.
E questo non fa che incuriosirmi sulla natura dei suoi pensieri.
Nick si fida molto del suo istinto, è quello che lo guida nella maggior parte delle decisioni.
E anche io, nella mia estraneità al mondo dei talenti, mi fido del suo.
-Oh, andiamo!- conosco Renee abbastanza da sapere che non ha intenzione di accettare una risposta evasiva, eppure la serietà di Nicholas sembra averla messa in guardia, perché non insiste oltre. Deve aver deciso di rimandare l'attacco a un altro momento.
Abbiamo uno strano equilibrio, noi tre.
Soprattutto da quando abbiamo lasciato la mia casa, è come se ci fossimo chiusi nel nostro piccolo legame, lasciando tutto il resto fuori. Quel poco che rimane del resto. Loro perché non possiedono molto altro, io perché non voglio quello che possiedo.
Nicholas non lo ammetterà tanto facilmente, ma il rapporto con Renee lo aiuta a tenersi in equilibrio nel mondo in superficie. Entrambi si sono ritrovati in una situazione nuova, anzi, nella possibilità di migliaia di scenari inediti di cui non sapevano nemmeno l'esistenza. Io sono la sua guida e questo costituisce il mio limite.
-Oggi siamo quasi morti tutti insieme, dovremmo essere una cosa sola!-
-Secondo questo ragionamento dovremmo essere una cosa sola anche con Maverick-
Sia lei che Nicholas storcono le labbra in una smorfia di disapprovazione. La loro reazione in contemporanea è così buffa che non posso trattenermi dal ridere. Entrambi quando sono indignati aggrottano le sopracciglia sottili, lasciando che sulla fronte compaiano delle piccole rughe di espressione.
E i loro occhi si chiudono in due fessure, il colore delle iridi appena visibile.
Sono molto più simili di quanto non pensino.

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