Alexa
I suoi occhi azzurri mi studiano in silenzio.
Sostengo il suo sguardo senza mostrare alcun timore, come se non sapessi perché mi ha convocato.
D'altronde non ho mandato giù quattro pillole di sertralina per nulla.
Ho bisogno di tutta la calma che i farmaci possono fornirmi, anche se rischia di sfociare nell'apatia.
Non posso cedere ai suoi trucchetti, non oggi.
So che mio padre non si fida di me e questa ultima mossa non deve averlo reso felice.
A cosa sta pensando?
Si chiederà che cosa ha sbagliato, perché non mi può manovrare come una marionetta nonostante il siero.
Quando dischiude le labbra per avviare una conversazione, si limita a un banale: - Come stai, Alexa?-
Grazie per l'interesse.
Sto alla grande nonostante io venga continuamente umiliata e molestata da un tuo sottoposto. Che è lo stesso che si diverte a giocare con le scariche elettriche durante i test. Però non preoccuparti, davvero, grazie a una folle relazione con l'uomo che mi ha picchiato per anni e l'aiuto di diverse dosi di farmaci sto veramente bene.
Tu invece mi sembri un tantino indifferente a tutto questo, vero Arthur? O sei molto distratto o non te ne sbatte un cazzo.
Tutto quello che vorrei dirgli rimane nella mia testa, e io mi limito a seguire il copione e a rispondere con uno stupido: - Sto bene, tu?-
-Bene, grazie. Anche se devo confessarti che sono un po' preoccupato...-
Ecco che inizia.
Ora mi farà credere che il suo interesse principale sono io e non il suo esperimento.
E non riesco nemmeno a essere arrabbiata per questo. Non mi aspetto niente di diverso da lui. Devo solo allontanare queste emozioni negative prima che mi governino.
-Quello che è successo è davvero molto grave, spero che tu te ne renda conto- è serio, ma non lascia trasparire rabbia dalla sua voce, riesce sempre a controllarsi molto bene.
È quasi impossibile capire ciò che pensa veramente. Immagino che questa sia l'abilità che lo ha portato così in alto.
E spero di aver ereditato un briciolo di questo autocontrollo perché sento già lo stomaco contratto sotto il peso delle sue parole.
-Assolutamente- ammetto, ma non abbasso la testa in modo colpevole, anche se so che è l'atteggiamento che si aspetta da me.
Un piccolo angolo della mia testa vuole accontentarlo, vuole compiacerlo in modo disperato.
E sono costretta a tener a bada questa parte più spesso di quanto non desideri. Mi fa sentire debole.
So di avere dei punti facilmente attaccabili, che mi ridurrebbero in ginocchio se solo qualcuno li sfruttasse contro di me.
E per quanto cerchi di non mostrarli, so che prima o poi mi colpiranno proprio lì. Posso fare finta di non averne, ma li troveranno presto, è questione di tempo.
Alcune volte faccio una lista e cerco di mettere a riparo le mie debolezze, di proteggerle come posso.
Ian è la più ovvia. Se mai gli succedesse qualcosa per me sarebbe la fine: crollerei in un istante.
Il mio legame con Jason è un altro elemento che mi indebolisce, ma l'unico che può controllarlo è il mio istruttore stesso. Mi fido abbastanza di lui da sapere che non possono spingerlo a rivoltarsi contro di me.
Ho coltivato il nostro rapporto in modo attento, so che morirebbe per me. Eppure non riesco a smettere di pensare a quando mi sono intromessa tra lui e suo padre. L'ho fatto solo d'istinto o perché era lui?
Ho ucciso persone innocenti, ho assistito alla loro esecuzione; se un giorno dovessi scegliere tra la vita di Jason e la mia, che cosa succederebbe?
Quando non riesco a dormire mi lascio torturare da queste domande, e stupidamente cerco le risposte nel buio della mia camera, immersa in un silenzio asfissiante.
E spero di non dover mai scoprire la risposta alla luce del giorno.-Il signor Cox è un tuo superiore, dovresti rispettare la sua autorità-
Stringo i pugni attorno ai braccioli della sedia per soffocare ogni reazione.
-Stava picchiando suo figlio-
-Questo non rende falsa la mia affermazione, Alexa- mi ribecca lasciandosi sfuggire un sorriso, come se fossi una bambina che ha sbagliato a pronunciare una parola.
-No, ma non rende nemmeno la mia reazione incomprensibile-
-Non ho mai pensato che fosse incomprensibile, solo eccessiva. Quell'uomo è ancora costretto al letto, non potrà tornare in servizio ancora per un'altra settimana- sta cercando di punzecchiarmi con le sue parole, vedere come reagisco. Mi sta mettendo alla prova. Forse una parte di lui spera di potersi fidare di me. Di dimenticare questa storia della pistola e di Cox in fretta, per tornare a fingere di essere il padre perfetto.
-Cosa avrei dovuto fare?- è inutile stare ai suoi giochetti, voglio che mi dica esattamente cosa si aspettava da me. Cosa la sua figlia ideale avrebbe fatto. Perché è chiaro che io non sia quello che lui si era immaginato, quello che sperava che io fossi.
-Nulla, Alexa. Non era un tuo compito punirlo-
-Perché, qualcuno lo avrebbe fatto? Qualcuno si sarebbe messo contro di lui?- il mio sguardo incastra il suo, nel caso in cui le mie parole affilate non siano state sufficienti.
-Non sei tu a valutare il comportamento del signor Cox. La tua visione di giusto o sbagliato è irrilevante, Alexa. E anche fortemente alterata dalle condizioni in cui hai vissuto. Non puoi estenderla al mondo dichiarandola oggettiva-
No.
Non posso.
Perché la visione del bene o del male che regna qui dentro è già la tua.
Le sue risposte sono secche e calcolate, spoglie da ogni sentimento. Se all'inizio della conversazione si era sforzato di mostrarsi deluso, forse in un tentativo di far leva sul mio senso di colpa, adesso ha rinunciato a questa tattica.

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Progetto 27|| Broken Soul
Science Fiction[Terzo libro della trilogia "Progetto 27"] La nostra anima è ancora intatta dopo tutto questo? Per quanto ancora durerà? Come facciamo a tenere ogni pezzo insieme? Tutti temiamo un brutto finale.