Capitolo 63

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Ian

Niente di quello che vendono qui dentro cattura la mia curiosità.
Lascio che Margaret mi trascini per il braccio, regolandomi con il suo passo svelto e deciso. Non avevo bisogno di una gita nella fiera dello squallore per capire quanto in basso potesse andare l'essere umano. È una delle poche cose che mi ricorda che sono uno di loro.

-Mi chiedo se in questo stato riuscirai a mantener fede alla tua parola- riflette la donna al mio fianco, il tono pungente attutito dalla maschera.

-Sei gentile a preoccuparti per me- ribatto, ironico. So che il mio atteggiamento non fa che nutrire i suoi pensieri, e chi sono io per non soddisfare la sua brama.

-Mi preoccupo per i miei affari- Margaret mi conduce lungo un corridoio bluastro, le lampadine sparpagliate per le pareti richiamano migliaia di stelle. Tutte queste invenzioni non hanno alcun effetto su una persona come me: conosco troppo poco il mondo reale per essermene già stancato. Guardo l'ammasso di lucine ricambiando il loro sguardo spento, le loro luci deboli non hanno alcuna vitalità.

-Allora ti piace la Notte del Cambio?-

-Non lo vedi? Sprizzo gioia a ogni passo- lei mi dà un leggero strattone di disappunto.

-Credevo che avresti trovato interessante questo ambiente-

-Uomini che dietro una maschera si sentono liberi di sfogare le peggiori pulsioni, credo sia il cliché più grande della psiche umana-

-Tu non provi lo stesso? Non c'è niente che desideri fare senza doverti trattenere?- vorrebbe sedurmi con le sue domande, scavare in me fino a darmi la forma che vuole, ma lo trovo un tentativo piuttosto mediocre.

-Niente di quello che voglio può essere comprato qui dentro- ammetto con un briciolo di sincerità. Ho rincorso per vent'anni questa sensazione, e cazzo se non ero vicino ad avere tutto. Alla Base prendevo quello che volevo ogni volta che mi andava, non c'era niente che gli altri potessero donarmi che non potessi ottenere da solo. Mi sfamavo del mio stesso potere, le persone erano solo il mezzo per crogiolarmici. Non mi serve a nulla una maschera, non ho mai rinnegato nessuna delle mie pulsioni. Anche se mi è capitato di giudicarmi, non mi è stata insegnata una morale abbastanza forte da sentirmi in colpa, o costringermi a smettere. Forse è per questo che ancora oggi sono tentato di riabbracciare le mie abitudini: una parte di me continua a non percepirle come sbagliate.

-E poi, io non nascondo la mia natura- aggiungo rivolgendo uno sguardo alla mia accompagnatrice. Sono stato nella sua testa per via della piccola incomprensione che ha avuto con Drew, conosco le sue inclinazioni. E di lei non ho trovato interessanti nemmeno quelle.

-Perché non hai niente da perdere- mi conduce in un salotto moderno, immerso in un ambiente cupo. Le uniche fonti di illuminazione sono delle lampade poste sui tavoli, dove al loro interno sfrigolano fuocherelli blu. Il loro bagliore è appena sufficiente a coprire le sedute in pelle nera che circondano il tavolo. Questo sistema di salette si districa come un labirinto dove i divanetti si incastrano e si snodano come le siepi del giardino della mia famiglia. Appena ci accomodiamo si attivano in automatico dei sipari in vetro scuro, che blindano l'accesso al nostro tavolo. Immagino sia per la privacy dei clienti e dei loro affari, ma l'impressione è quella di essere incastrato nello stesso container del parcheggio.

-Perché, tu che hai da perdere?- chiedo, esausto da questo scambio di verità criptiche, non è divertente se l'altro interlocutore non è al mio stesso livello. Spero che finalmente si decida a rivelarmi il motivo per cui mi ha trascinato qui, oltre a quello di infastidire Alexa. Anche se devo ammettere che testare l'autocontrollo della mia compagna è l'esperimento più interessante della serata, mi permette di controllare lo stato dei suoi pensieri senza per forza dover avere una conversazione cuore a cuore. Sono stanco anche di quelle.

Progetto 27|| Broken SoulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora