Capitolo 54

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Ian

Non posso fare a meno di guardare indietro.
Verso tutta la strada che stiamo facendo ad alta velocità, mettendo sempre più distanza tra noi e il Blue Glass.
Ripenso allo sfrecciare dei minuti da quando siamo partiti.
Al mio pessimo umore una volta salito in superfice, ai passi pesanti mentre i pensieri nella mia testa si annodavano furiosamente.
Non doveva andare così.
Ma quel lato di lei è pericoloso.
È come un canto soave che richiama la parte peggiore di me, la persona che ero.
Basta che mi guardi in quel modo, per farmi dimenticare tutto ciò che ho imparato, così da tornare quel ragazzo egoista e manipolatore.
Non sono sicuro di non esserlo più, adesso. Forse non smetterò mai di avere certe tendenze.
Ma è certo che non mi lascerò mai più trascinare tanto in basso da lei.
Come posso aiutarla a guarire se sono il primo che cade nei suoi stessi tranelli?
E anche adesso, mentre stringo i fianchi di Margaret davanti a me, mi basta effettuare una leggera pressione perché le mie dita ricordino la pelle sottile del suo collo. Sento l'echeggiare del modo in cui ansimava, il mio cuore battere contro il suo petto. Ho indugiato solo per pochi secondi, quei pochi di troppo.
Ho l'impressione che i miei polpastrelli abbiano assaggiato appena il suo sconforto, una piccola parte di quello che mi nasconde.
In passato non mi avrebbe mai chiesto una cosa del genere.
Ma per quanto mi infastidisca ammetterlo, arrovellarsi sul passato non mi porterà da nessuna parte. Il nostro passato, quanto meno.
Il suo è qualcosa su cui possiamo lavorare.
Se solo me lo permettesse.

-Sei silenzioso- il vento strappa via la voce dalla bocca della ragazza alla guida.
-Non mi sembra di essere mai stato loquace in tua presenza-
Non ho idea se mi senta o meno.
Non parliamo da quando siamo partiti, per fortuna.
Margaret è una persona innocua se trattata con la giusta cautela, e non so se ne ho la forza al momento.
Mostrarmi debole davanti a lei non comporterebbe una grande perdita strategica, forse solo un piccolo danno al mio orgoglio. Eppure non mi fido abbastanza per darle in pasto determinate informazioni. Magari è solo paranoia, ma preferisco così.
È una delle poche cose che mi sono rimaste, a cui posso aggrapparmi; perché il resto delle mie abilità deduttive non mi sembra affidabile al momento.
Un tempo avrei scoperto subito quello che Alexa mi nasconde.
Anche a costo di essere invadente o spiacevole.
Adesso c'è una parte di me che mi trattiene e mi impedisce di andare oltre, che invoca il rispetto dovuto alla mia compagna.
Che mi ricorda tutto quello che abbiamo costruito insieme, alla fiducia che mi sono guadagnato.
E per un attimo, questa mattina, l'ho sentita tentennare in modo inaspettato, come una piccola scossa che precede una caduta rovinosa.

La moto sobbalza sul terreno sterrato, e di istinto mi aggrappo a lei, colto di sorpresa dalla sensazione. È diverso da un'auto, ogni colpo arriva con una forza che attraversa tutto il corpo.
Non sono sicuro che questo mezzo di trasporto mi piaccia.
È instabile e fin troppo leggero, sembra che il vento sia sempre sul punto di spazzarci fuori strada.
Oltre al fatto che questa vicinanza forzata con Margaret mi irrita, sento di non aver il controllo. Sono costretto ad aggrapparmi a lei ad ogni curva o movimento brusco, in mancanza di un altro appiglio.
In pochi giorni sono passato da proteggermi con i guanti dal tocco di qualsiasi essere umano, a sentire con i polpastrelli il tessuto soffice della sua maglietta. Sotto ancora la sua pelle, il suo stomaco, le emozioni che si annodano dentro di lei.
È troppo, tutto insieme. Ma forse i miei sensi avevano bisogno di svegliarsi in modo tanto irruento.
Onestamente, non so più cosa possa essere meglio per me.

Margaret si avvicina al ciglio della strada, rallentando a poco poco, separandosi dal gruppo. I suoi nuovi amici motociclisti non sembrano notarlo. Mi fa scendere a un passo da una zona alberata, l'inizio di un sentiero sterrato e contorto. Abbiamo deciso che sarebbe stato meglio così: è più probabile che io non venga notato se sono a piedi, anche se questo significa attraversare il bosco da solo, alla ricerca di chissà quale edificio abbandonato.
Con la moto avremmo impiegato metà del tempo a cercare di non finire in una buca. E poi, preferisco essere solo.
-Chiamami quando hai recuperato Maverick, ci rivediamo qui. Hai la mappa?- sorvolo sul suo tono autoritario, per lei questo è solo un gioco che ha deciso di prendere seriamente.
Frugo nelle tasche per mostrarle la cartina olografica, mi basta premere un pulsante perché si materializzi davanti a noi.
-Non hai intenzione di dire una parola? Non riesco a capire che cosa stai pensando-
Io invece so benissimo quello che passa per la sua testa, e non ho intenzione di darle corda. L'autorità non ha nessun valore se non riesci a riconoscerne gli effetti sulle persone. E piuttosto che darle questo potere e ammettere che ho bisogno dei suoi mezzi, sono disposto a tornare a Blue Glass a piedi.
-Se ci riuscissi mi preoccuperei-
-Vedi che lo so che la conversazione con Alexa ti ha turbato, ma...-
-Attirali lontano da qui- taglio corto ricordandole il suo compito e mentre mi allontano verso il bosco, è brusco ma efficace. È così che si vede chi comanda.

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