Capitolo 49

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Drew

Nick sparla più delle cameriere, e ne sa parecchie di cose per uno che non ci vede.
Adesso è impegnato a raccontarmi di un triangolo, che a quanto pare è diventato pentagono, tra alcuni degli atleti del suo corso.
Peccato che non ci sia Renee, avremmo messo su un ottimo circolo del cucito.
Un po' sono sollevato a vederlo così sereno, e anche se ha mantenuto l'atteggiamento serio di ieri solo per qualche minuto, non riesco a non preoccuparmi.
O comunque non riesco a non pensare che sotto ci sia qualcosa.
Il modo in cui si è messo sulla difensiva parlando con Renee o lo sguardo che ha lanciato in direzione di Alexa quando l'abbiamo accompagnata al rifugio. È stato solo un attimo, l'ho colto giusto in tempo.
Non ha accennato a nessuno di questi discorsi la sera, una volta nella nostra camera. Non che io sia stato di molte parole.
Siamo caduti entrambi sul materasso, esausti, senza più traccia di quell'adrenalina che avevamo provato in missione.
Eppure, anche se meno elettrizzante, addormentarmi vestito con il suo corpo stanco tra le braccia è stato quello che ho preferito.
Mi sono sorpreso di trovarmi a mio agio in quella situazione.
In un posto per nulla familiare, nemmeno troppo pulito, con un ragazzo steso al mio fianco.
A mia madre verrebbe un infarto se lo sapesse.

C'è questa piccola voce nella mia testa che continua a ricordarmi il suo parere.
Quello che lei potrebbe pensare di questa situazione, di Nick, di quello che sto facendo della mia vita.
E credevo che mi avrebbe buttato giù, che mi avrebbe fatto odiare il cambiamento e questa follia in cui mi sono imbarcato.
Invece mi dà un coraggio che non credevo di avere.
Non è solo una forma di ribellione o un capriccio adolescenziale, ma sembra essere l'unico modo per me per staccarmi dalla sua ombra.
Da quel modo silenzioso che aveva di mettere le mani sulla mia vita.
E ogni cosa che la sua etichetta mi imponeva vale solo se lo decido io.
Sembra incredibilmente stupido adesso, ma un anno fa mi sarebbe sembrato impossibile.
Ieri ho baciato Nick in mezzo al corridoio, salutandolo prima di accompagnare Brian in superficie.
È stato bellissimo.

-Drew?-
-Scusami, credo di essermi perso-
Il ragazzino biondo ride, continuando a giocare con una sigaretta che ha trovato in un cassetto. La tiene stretta tra le labbra, senza mai accenderla.
Anche perché non ho idea di come funzionino i sistemi di aerazione in questo posto, ma non mi sembrano affidabili.
Lo osservo mentre è seduto in questo piccolo studio che abbiamo trovato casualmente questa mattina.
Poggia le gambe sulla scrivania, non curante delle scartoffie impolverate.
Ed è assurdo come cose che non ho mai trovato attraenti, su di lui acquisiscono una nuova luce.
Penso che potrei guardarlo arricciare le labbra e tenere in equilibrio quella sigaretta per ore.
-Mi dispiace che non ci sia molto di interessante da raccontare ultimamente-
-Oltre il fatto che ieri stavano per ucciderci?-
-Ti assicuro che i ragazzi della Base erano più interessati alla nostra relazione che alla missione di ieri-
Sollevo le sopracciglia, sorpreso.
Immaginavo che loro avrebbero fatto domande su di noi, in particolar modo dopo di allenamenti e le battutine esplicite che Nicholas si diverte a lanciare nei momenti peggiori.
-Non c'è una scala di priorità?-
Nick ci riflette su, mordicchiando la sigaretta con i denti.
-Penso che non si sentano coinvolti, niente di tutto questo accade a loro. Hanno semplicemente fatto un viaggio su un camion. Ora, non è mia intenzione fare la voce del popolo perché non mi interessa, ma credo che al posto loro sarei deluso-
-Che intendi?-
-Che hanno scambiato una prigione per un'altra- ribatte con il tono serio che aveva celato fino ad ora. I suoi discorsi sembrano tanto leggeri, non ti preparano per nulla al colpo finale. A quando la realtà ti cade addosso.
Ma c'è forse un'alternativa?
-Non riesco nemmeno a immaginare una soluzione diversa- ammetto rannicchiandomi di più sulla poltrona, fino ad abbracciare le mie ginocchia.
-Forse è questo il problema. Ormai ci siamo arresi, nessuno crede sul serio che saremo liberi. Non la conosciamo nemmeno questa parola. Siamo talmente abituati all'idea di essere mansueti che accettiamo qualsiasi cosa ci venga imposta. La Base o il Blue Glass, è lo stesso, cambia il nome ma il concetto è quello: non possiamo uscire, non possiamo incontrare persone del mondo esterno, nessuno sa che esistiamo. Alla fine rischiavamo la vita in entrambe le situazioni, e per quanto mi riguarda preferisco prendermi una pallottola conoscendo la verità, piuttosto che morire in chissà quale esperimento fatto a mia insaputa. Ma non mi sorprendo se per gli altri non fa differenza- butta fuori le parole con irruenza, e per la prima volta sembra desiderare che la sigaretta si accenda.
-E per fortuna che non volevi fare la voce del popolo- commento, la mia voce sembra un suono flebile rispetto alla sua, anche se nessuno dei due è particolarmente agitato, anzi, è quello che Nick porta dentro e non esprime che fa risuonare le sue parole con forza. Fa una smorfia buffa e rotea gli occhi al cielo, non sembra essersi offeso. Ormai riesco a riconoscere il suo stato d'animo solo dal modo in cui gioca con gli oggetti che ha intorno, e capisco fin quanto mi posso spingere.
Ormai? Ci conosciamo da qualche mese.
Eppure mi sembra di conoscere poche persone bene quanto lui.
So che ha bisogno che io risponda a tono, che stia alle sue provocazioni, qualsiasi sia l'argomento.
È il suo modo per rimanere ancorato alla realtà.
So che gli piace ascoltare il suono della doccia e alcune volte rimane lì dentro per lunghi minuti, senza muoversi.
So che odia il freddo e che indossa spesso più strati di magliette.
So che controlla almeno due volte di non avere le scarpe slacciate prima di uscire dalla stanza.
Non credo di sapere tante cose, ma so di saperle bene.
È sempre stato chiaro che Nick mi conoscesse meglio, già dai primi giorni. Sente la mia anima, alcune volte penso che lui mi percepisca in un modo così profondo che mi spaventa. Mi intimorisce che sappia più di me.
Così ho imparato ad osservarlo, senza pregiudizi, senza quel mio sguardo incantato di cui Ian si prende gioco.
E forse non è una conoscenza profonda come la sua, ma sento che inizio a vederlo veramente.
Avevo paura che la realtà avrebbe mandato in pezzi l'immagine che avevo di lui nella mia testa.
Invece i miei occhi sembrano nutrirsi di tutti i dettagli che riesco a cogliere.

Progetto 27|| Broken SoulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora