Capitolo 30

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Ian

-Ha imparato in fretta, vedo- osserva Brian guardandomi con la coda dell'occhio, finge di essere impegnato a sistemare la cassettiera.
Mi scappa un sorriso mentre sistemo la cravatta scura davanti allo specchio.
Sto finalmente usando uno dei completi che occupavano la maggior parte dello spazio nell'armadio. Forse mia madre sperava che iniziassi a vestirmi come Drew, in modo consono al nostro ceto sociale.
Sebbene io sia consapevole che i vestiti influiscano sulla percezione e sull'opinione dell'interlocutore, non ne ho veramente bisogno per manipolare qualcuno.
Le persone ritengono affidabile e in un certo senso buono chi indossa bei vestiti, chi ha un buon odore e un ottimo aspetto: le qualità positive attirano altre qualità positive.
E per un po' ho imparato la lezione, giocando al loro gioco. Era così facile.
Bastava sorridere, dimostrarsi affabili e disponibili, sempre gentili, mai irritati. Ho interpretato la parte per diverso tempo prima di stancarmi, riuscivo a guadagnarmi la loro fiducia senza dovermi sforzare. Non era quello che volevo.
Non volevo raggiungere la vetta della piramide sociale né avere un pubblico riconoscimento del mio valore.
Mi sono chiesto come sarebbe stato manipolarli mentre una parte di loro sapeva che non poteva fidarsi, mentre una parte di loro era cosciente del pericolo.
Così ho smesso di fingere di essere socievole e divertente, e aspettavo solo che loro venissero da me.
Forse era anche un modo per gestire il senso di colpa.

Osservo il tessuto della camicia incresparsi intorno alle mie braccia, mettendo in evidenza i muscoli non troppo pronunciati, ma che inevitabilmente risaltano sotto l'abbraccio dell'indumento.
Alla Base era più semplice: avevamo tutti gli stessi tipi di abiti sportivi, potevano variare per il colore, ma rimanevano comunque anonime magliette in cotone.
Le cravatte, giacche eleganti o scarpe lucide erano destinate agli istruttori, immagino per sottolineare la differenza di ruolo.
E questo mi infastidiva al tal punto che l'ho presa come una delle solite sfide a cui mi sottoponevo.
L'ennesimo limite da superare.
Volevo dimostrare a me stesso che qualsiasi cosa volessi, sarei riuscito ad ottenerla.
Anche se fosse stato necessario entrare tra le grazie di un docente, umiliarmi e mettermi in ginocchio, lo avrei fatto.
Ho ottenuto la sua giacca in meno di venti giorni. Non l'ho mai messa, è sempre rimasta nell'armadio.

Mi basta sistemare i gemelli da polso con un rapido movimento delle dita per scorgere nello specchio il vecchio me.
La persona che ero.
È come se fossi tornato indietro, a quei tempi.
Vestito in questo modo sembro proprio quel ragazzo disposto a fare qualsiasi cosa solo per soddisfare il proprio ego.

-È sicuro di poter sostenere questo incontro nelle sue condizioni?-
-Le mie...condizioni?- sollevo un sopracciglio e volgo lo sguardo nella direzione di Brian. So che si riferisce alla sbronza della scorsa notte, ma la testa ha smesso di dolermi già da ore.
Chissà come sta Drew adesso.
Forse prima di uscire ho il tempo di passare dalla sua stanza per controllare che si sia ripreso. Per quello che mi ricordo questa mattina non riusciva nemmeno a camminare da solo.
-È un incarico serio, signorino Ian. Non lo prenda sottogamba- mi avvisa, determinato a mantenere il suo tono serio che porta avanti da questa mattina. Andandosene insieme a Nick, Drew è riuscito a scansarsi l'infinita predica del maggiordomo, lasciandomi da solo ad affrontarlo.
Immagino che questa mattina Brian si sia sentito in dovere di recuperare tutte le ramanzine che non ha potuto farmi in questi vent'anni.
-Non lo sto prendendo alla leggera, ma non sono nemmeno più nervoso del necessario- alzo le spalle poco prima di indossare la giacca nera, morbida e comoda come quella che ho indossato per il mio compleanno.
Mi fascia le spalle alla perfezione, avvolgendo le mie braccia senza risultare rigida quando mi muovo.
È sicuramente di ottima fattura e non oso immaginare quanto costino abiti del genere qui in superficie.

-Pensa che le chiederanno di mantenere fede alla sua parola?- nonostante non voglia ammetterlo, lo vedo piuttosto incuriosito dalla situazione. Non si aspettava la richiesta di un incontro con i militari oggi, e francamente nemmeno io.
-Non hanno molti altri motivi per convocarmi-
Le informazioni scambiate con la Base sono mediate da loro e poi recapitate a noi. Non avrebbe senso un incontro diretto a meno che non sia successo qualcosa di grave.
Solo il pensiero riesce a far tremare le mie mani mentre sistemo il colletto della camicia bianca.
Sono sicuro che sta bene.
Lei se la cava sempre.
È quello che mi ripeto per non permettere alle emozioni di sovrastarmi, è l'ultima cosa di cui ho bisogno adesso. E l'unica cosa di cui sono veramente sicuro è che lei non vorrebbe vedermi a pezzi.

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