Un piccolo regalino per scusarmi dei miei continui aggiornamenti fuori la data prevista. Per una volta non sono in ritardo, ma in anticipo!♥️
Alexa
Con delicatezza mi tampona la spugnetta umida sulla guancia.
-Come fai ad essere così bravo? Hai mai pensato che potrebbe essere il tuo talento?- gli strappo un piccolo sorriso, poi con dei colpetti sotto il mento mi invita a sollevare il capo per controllare il suo lavoro.
Non so come faccia ad essere così gentile con me dopo quello che gli ho fatto passare negli ultimi giorni.
Sono stata... sgarbata.
È un modo per definirlo, sì.
-Anche se la madre dei gemelli non ne aveva la forza, c'erano diversi eventi a cui doveva partecipare. Aveva lavorato troppo per lasciare che tutto crollasse; nonostante la malattia, il suo carattere testardo non si era mai spento del tutto. Certi giorni non riusciva nemmeno ad alzarsi dal letto, andare a una serata di beneficenza o a una riunione di affari sembrava impossibile perfino a me che mi sforzavo di essere sempre ottimista. È così che sono nate le celebrazioni per il compleanno del signorino Drew. Una volta l'anno incontrava genitori nella sua stessa situazione, le bastava vedere il loro dolore per celare il suo. E con gli anni, man mano che si sforzava e fingeva di stare bene, è riuscita a crederci. Lei, signorina, ha visto gli eventi che organizza, non sono di certo modesti, la villa straripa di persone. Ma all'inizio Milene non accettava che altre persone entrassero nella sua camera, figuriamoci parrucchieri o stilisti per prepararla. Così ho dovuto imparare-
Ogni volta che parliamo di Milene un brivido mi attraversa la schiena. Sono lusingata dal fatto che lasci pezzetti dei suoi ricordi nei nostri dialoghi, ma la somiglianza tra le nostre condizioni mi spaventa. È un fantasma che mi tortura la notte, e temo che sia così anche per il maggiordomo.
Ci dà la caccia quando siamo soli, ma quando parliamo diventa il filo invisibile di un legame. Qualcosa di cui solo noi conserviamo la memoria, ci sono storie che forse nemmeno Drew conosce.-Pensi che io sia pronta?- mormoro più tra me e me che a lui. È una domanda stupida da fargli visto che mi sta già aiutando col trucco.
-Questo dipende da lei. Come si sente oggi?- non tradisce il tono imperturbabile e continua a sfumare un pizzico di blush sulle mie guance.
Ho la nausea, ma la dipendenza non c'entra niente.
Non vedo Ian da nove giorni, da quel pomeriggio.
Più volte sono stata tentata di chiedere a Brian sue notizie, ma l'orgoglio ha sempre avuto la meglio. Del resto se fosse successo qualcosa di rilevante, mi avrebbe avvisato.
Vivo in una bolla fuori dal tempo, come se fossi stata sbalzata via dalla realtà, i resoconti del maggiordomo sono sommari e poco interessanti. Eppure mi fido di lui come non mi capitava da molto.-Abbassi le palpebre- ed eseguo all'istante, inizio ad essere stanca, vorrei che finisse presto.
Brian si è preso cura di me ogni giorno, non mi ha mai lasciata sola quando avevo bisogno di lui, anche se spesso ho provato a cacciarlo. Una volta si è addirittura addormentato in piedi, appoggiato alla parete.
-Mi dispiace per come mi sono comportata- il pennello solletica le mie ciglia e cerco di rimanere immobile per non rovinare il suo lavoro.
-Le ho già detto che non deve scusarsi- mi piacerebbe sbirciare la sua espressione per controllare se è sincero. Il suo tono calmo e basso è una trappola in cui non voglio cadere.
-Ma sono stata...- insisto, ma lui mi interrompe.
-Le giuro che non ho preso sul personale nulla di quello che mi ha detto-
Stento a crederci.
Non sono stata solo sgarbata, mi sono comportata da vera stronza.
E Brian non meritava nessuna delle parole che gli ho urlato addosso. È successo tutto così in fretta, che lo ricordo a malapena.
Sono stata feroce però, non avevo mai usato le parole per commettere una tale violenza.
Avrei fatto qualsiasi cosa per ottenere un briciolo di sollievo. E sapere che c'erano dei medicinali ad appena qualche metro, non mi ha aiutato a percorrere questa risalita.
La mia mente finiva sempre lì.
La soluzione più facile per far cessare il dolore, per dare al mio corpo quello di cui aveva bisogno.
Poi ricordavo che era anche il modo più veloce per constatare il mio fallimento. Se avessi cambiato idea e iniziato una cura con la buprenorfina, avrei dimostrato ad Ian che aveva ragione. E non me lo sarei mai perdonato.
Dopo quello che ha detto, questa è una cosa su cui non ho intenzione di cedere. Rinfacciargli che sbaglia non è solo una questione di principio, è necessario per il nostro rapporto.
Se c'è n'è ancora uno.
Il pensiero mi fa talmente male che serro le palpebre istintivamente, come se volessi scacciarlo dalla mia testa, e Brian borbotta qualche suono per richiamare la mia attenzione.
-Abbiamo quasi finito, signorina-
Spero che a Clara non dispiaccia che abbiamo usato i trucchi che teneva nei cassetti. Per la maggior parte erano consumati, le piastrine di ombretto in particolare, al Blue Glass dovevano dare una festa ogni sera.
Apro lentamente gli occhi mentre l'uomo di fronte a me si mette un po' di rossetto sulla punta delle dita e poi lo picchetta sulle mie labbra.
Gioco con le maniche del mio maglioncino nero, ho rovistato nell'armadio per ore in cerca di qualcosa di adatto. Volevo che avesse il collo alto e le maniche lunghe.
Non voglio sembrare debole oggi.
Devo essere nelle condizioni di poter parlare per me prima che il mio aspetto o i miei errori mi precedano.
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Progetto 27|| Broken Soul
Science Fiction[Terzo libro della trilogia "Progetto 27"] La nostra anima è ancora intatta dopo tutto questo? Per quanto ancora durerà? Come facciamo a tenere ogni pezzo insieme? Tutti temiamo un brutto finale.