Capitolo 3

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La settimana che trascorse dopo quella sera la passai come se fossi inerme, gli avvenimenti di quelle poche ore infestavano i miei sogni facendomi rimuginare per tutta la notte. Al quarto giorno, quando le miei occhiaie erano troppo brutte da vedere, a detta di Bradley, mi aveva fatto ingoiare un sonnifero a forza fino a oggi, il grande giorno in cui avrei incontrato il mio futuro marito.

Volevo vomitare.

John mi aveva dato spazio, dopo la bomba che aveva cacciato io ero corsa via dalla sua camera per respirare, mi sembrava di non poterlo fare, mi sembrava che i miei polmoni avessero smesso di funzionare. Lui mi aveva seguito anche se di solito non lo faceva, ma l'aveva fatto perché sapeva cosa stava per succedere.

Soffro di attacchi di panico, forti, talmente forti che ormai non so neanche tutte le volte che sono finita in ospedale o con un tranquillante nelle vene.

Quella sera però sono riuscita a controllarmi, non potevo crollare, non dopo quello che avevo saputo, così mi ero calmata e avevo preteso di sapere ogni singolo dettaglio. Volevo sapere perché stavo vivendo quella vita, perché mi avevano allontanata dalla mia famiglia e John mi accontentò.

Ovviamente non piacque quello che sentii.

I miei genitori erano potenti, anzi anche troppo, papà si faceva trasportare dal lavoro ma la mamma lo riportava sempre sulla giusta via e nonostante la realtà in cui vivevano loro due si amavano alla follia e amavano i propri figli. Ma ovviamente non era tutto era rose e fiori, papà aveva dei nemici, nemici potenti. Stava cercando di cambiare qualcosa nella mafia, si era rassegnato alla sua vita da criminale ma stava ancora combattendo per qualcosa.

Era un criminale, ne ero consapevole, passava sopra molte cose ma a quanto pare l'unica cosa su cui non poteva passare era il traffico umano, voleva bandirlo dalla sua città, New York e aveva lottato con i denti per farlo. Ci era riuscito ma aveva pagato con la vita. Nessuno sapeva come erano veramente morti i miei genitori, i loro corpi erano stati consegnati in una sacca a casa nostra e io e i miei fratelli eravamo stati portati da alcuni amici familiari. Mio fratello maggiore all'epoca aveva diciassette anni, legalmente non poteva prendere la nostra custodia ma sfidò chiunque a toccare me o mio fratello e prese il posto di nostro padre. Era bravo in quel che faceva, John e altri vecchi amici dei miei genitori lo aiutarono nella salita al potere. Weston voleva scoprire chi avesse ucciso i nostri genitori e a quanto pare ci era quasi riuscito perché una notte qualcuno aveva ingaggiato dei mercenari per portarmi via da loro. Poco dopo i miei fratelli rivoltarono tutta la città per ritrovarmi.

Ma non ci riuscirono mai.

E alcuni anni fa gli fu servito il mio stesso giochetto perverso, a quando pare agli occhi della mia famiglia io ero morta prigioniera di un traffico di donne. I miei fratelli erano vivi e vegeti e quei ragazzi in quelle foto non erano altro che mal capitati. Effettivamente non avevo mai visto i loro visi, avevo visto i vestiti di entrambi che erano troppo familiari per poterli ignorare così come i loro capelli. Il dolore era troppo per andare troppo in fondo e anche se avessi voluto non me lo avrebbero permesso. All'epoca ero una bambina a cui avevano portato via tutto, non volevo avere l'immagine della faccia pallida e senza dei due miei eroi nella mente.

Alla fine del suo racconto gli feci le uniche due domande a cui non trovavo una risposta

"Perché ero ancora viva?" e " Perché non aveva avvertito la mia famiglia di come stavano veramente le cose?" le sue risposte non mi sorpresero, almeno non più. Il piano era uccidermi ma chiunque avesse ucciso i miei genitori trovava più divertente farmi vivere in un inferno vivente e mi aveva dato a Bradley che apparentemente odiava la mia famiglia più di qualunque cosa; anni fa mio padre smantellando il traffico di esseri umani fece perdere parecchio potere, soldi e parecchio rispetto al bastardo e lui aveva deciso di vendicarsi su di me. Infine la mia famiglia non sapeva che io ero viva perché non era ancora finita, chiunque avesse distrutto ideato questo piano malato era ancora lì fuori e io ero l'asso vincente. A quanto pare il responsabile era qualcuno di Boston e io ero la più infiltrata per scoprirlo e se i miei fratelli l'avessero scoperto sarebbe scoppiata una guerra e non potevamo permettere che accadesse una cosa del genere, non adesso. Mio fratello maggiore aveva un figlio, entrambi avevano mogli, loro avevano troppo da perdere mentre io nulla.

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