Capitolo 17

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Quando mi svegliai la mattina seguente feci fatica a mettere a fuoco dove mi trovavo. Avevo ricordi  sfogati della sera precedente, ricordavo di essere entrata in ospedale e di fare una radiografia poi i ricordi iniziavano a essere confusi. La testa mi martellava  e mi accorsi di essere avvolta tra qualcosa di caldo. Mi accoccolai ancora di più, gemendo per il piacere poi però, capii di essermi avvicinata a un corpo, più precisamente quello di mio marito. Una persona normale, in una situazione normale non ci avrebbe visto  nulla di male. Quello di cui stavamo parlando era mio marito ma non era la situazione in cui mi trovavo io, cosi scattai all'indietro cadendo con il culo a terra. Rhett si alzò di scatto, aveva i capelli scompigliati  ed era a torso nudo. Non mi ero mai svegliata al suo fianco, qualcuno dei due si alzava sempre prima dell'altro così non avevo mai ammirato la bellezza di Rhett al mattino. Feci leva per alzarmi dal pavimento ma dimenticando momentaneamente della mano malandata ci  appoggiai tutto il mio peso e urlai. Dovevo davvero smetterla di dimenticarmi della dannata mano.

Rhett fu al mio fianco in pochi passi. "Devi stare decisamente più attenta Mia" mi disse aiutandomi ad alzarmi. Il cambiamento di Rhett mi mandava fuori di testa, un momento prima  sembrava volermi scuotere finché non avessi ritrovato il buon senso  l'altro si comportava amorevolmente. La notte scorsa, da quello che riuscivo a ricordare,  era sempre stato al mio fianco sussurrandomi parole dolci e calmandomi con il suo tocco. A quanto pareva  la mia mano aveva subito una contusione abbastanza forte ed era dislocata. 

Mi fece sedere sul letto e diede una veloce occhiata, adesso avevo un orribile tutore nero ed era estremamente fastidioso. "Che ci fai ancora qui?" Di solito non c'era mai quando mi alzavo la mattina ed eravamo nel bel mezzo della settimana. "Ho preso un giorno di ferie" annui fissando il mio tutore. Da quando eravamo sposati le uniche volte che eravamo rimasti in una stanza da soli o avevamo finito per litigare o per baciarci e sapevo  di non poter  reggere nessuna delle due, cosi dissi la prima cosa che mi venne in mente "La società, ...ehm il posto dove sono stata ieri, fa parte dell'organizzazione?" quel palazzo era magnifico e mi ero chiesta se stessero utilizzando il vecchio cliché degli affari sporchi in bella vista. Lui mi osservò attentamente poi scosse la testa. "No, la compagnia è pulita, non ha nulla a che vedere con la mafia" oh okay, strano. "Perché?" ci sarebbero stati diversi modi per interpretare la domanda, perché la compagnia esiste? Perché tenerla pulita? Perché diavolo ero li ? e onestamente non sapevo quale riposta mi aspettavo di ricevere. Rhett si limitò a sospirare prima di rispondermi.  "Sono un pezzo di merda Mia ma non toccherei mai un bambino e quei bambini hanno bisogno di aiuto, io mi limito  a fornirglielo " lo disse come se non fosse nulla ma da quanto ne sapevo lui era l'unico  a fare  una cosa del genere in tutta l'organizzazione. Certo era un bastardo ma quello che faceva era bello... e decisamente inaspettato. Non commentai, onestamente non sapevo cosa aggiungere. Sentivo il suo sguardo addosso brucarmi la pelle e i ricordi di quello che era accaduto pochi giorni prima in quella stessa stanza mi assalirono. Arrossi.

"La mano, ti fa male?" Mi domandò chinandosi verso di me. "Tutto okay, molto meglio rispetto a prima"  lo era decisamente, adesso non pulsava più e anche se era ancora gonfia e viola, il dolore era diminuito grazie ai farmaci. "Mia?"come suo solito mi fece alzare lo sguardo verso di lui ma non trovai uno sguardo infuriato bensì  il contrario. Mi guardava con dolcezza  e passione e la cosa mi mise a disagio.  Questo Rhett non sapevo gestirlo, a dire la verità, non sapevo gestire  neanche  quello infuriato ma almeno mi ritrovavo di più del mio ambiente, di uomini feroci ne avevo incontri invece  di dolci ne avevo solo il ricordo e non sapevo neanche  se fossero ancora cosi.  "Dobbiamo parlare piccola" sapevo che voleva una spiegazione ma non ero sicura di volergliela dare. Cosa avrei dovuto dirgli? Colui che avrebbe dovuto salvarmi in realtà non ha fatto altro che picchiarmi per tutta la mia vita?  No, preferivo essere considerata una ragazzina viziata che essere trattata con pietà. Distolsi lo sguardo dal suo ma lui mi riportò allo stato iniziale "Non ci saranno contrattazioni piccola, ho bisogno che tu mi dica tutto"scossi la testa come a volerlo allontanare ma lui non demorse. "Dimmi chi ti ha fatto questo" insistette. "Abbiamo già avuto questa conversazione Rhett e ti ho già detto che non avrei parlato" mi aveva fatto le stesse domande quando mi aveva trovato con la crema per i lividi ma allora lo avevo fatto imbestialire ed ero riuscita  a cavarmela. "Allora non sapevo ancora come farti rispondere alle mie domande " il modo in cui lo disse celava promesse e qualcosa mi diceva che non mi sarebbero piaciute. "Adesso lo sai?" Domandai ugualmente "Oh sì e spero tanto che tu mi costringa a metterle in atto." Deglutii e passai all'attacco. "Non fingere che ti importi qualcosa Rhett, sei stato molto chiaro l'altra sera" mi divincolai ma lui era molto più forte di me quindi mi tenne ferma senza sforzi. "L'altra sera è stata uno sbaglio " non era la reazione che mi aspettavo, così ci riprovai" Sei stato un bastardo ma credo proprio che ti sia piaciuto, alla fine gli uomini in questa vita vivono per questo"  il suo sguardo rabbuiò, non gli piacque quello che dissi. Bene. "Mia ti posso assicurare che ho odiato ogni secondo dell'altra sera" Perché non urlava? Perché non perdeva il controllo?"So cosa stai facendo piccola ma non mi farai infuriare con le tue parole" sospirai frustata, ero sempre stata un'ottima attrice ma da quando avevo messo piede in questo attico sembravo  aver perso il mio tocco. "Sai anzi,  non ho proprio odiato ogni secondo dell'altra sera" il mio respiro si fece più pesante e sul suo viso spuntò un sorrisetto arrogante "Ah no?" Domandai stupidamente "Mhm no" le nostre facce erano a pochi centimetri di distanza e il suo odore mi stava investendo. "Non mi chiedi qual è stato il momento che mi è piaciuto?" Non avevo bisogno di chiederlo, lo sapevo bene perché per quanto non volessi  ammetterlo  era piaciuto anche a me. Scossi la testa in senso di negazione e il suo sorriso si illuminò ancora di più,  poi si avventò sulle mie labbra. All'inizio rimasi bloccata poi quando fece il suo giochetto con i denti lo lascia entrare. Mi afferrò per i fianchi e mi fece distendere mettendosi a cavalcioni su di me senza però lasciare andare le mie labbra. Era come respirare o bere dell'acqua, non ne avevo mai abbastanza e lui mi accontentava. Il dolore in mezzo le gambe ritornò e gemetti quando i nostri sessi si sfiorarono. I suoi occhi ardevano di passione e mi dedicò un sorriso mozzafiato prima di aggredire  le mie labbra. Con una mano mi teneva i polsi in alto, stando attento al tutore, mentre con l'altra scendeva sempre più giù provocandomi mille brividi.  Quando sforò con le dita il mio sesso attraverso il pantalone del pigiama  ebbi un sussulto. "Ti fa male?" Mi chiese continuando a sfiorarmi. Alzai il bacino verso la sua mano e sorrise baciandomi. "Rispondimi quando ti faccio una domanda " ordinò tra un bacio e l'altro "Si, io-mi fa male "  andavo a fuoco, bramavo il suo tocco ovunque e lui sembrava esserne consapevole. "Posso farti sentire meglio. Vuoi che lo faccia?" Lo volevo? In balia del momento lo desideravo con tutta me stessa ma non sapevo se sarebbe stato lo stesso ancora dopo. "Smettila di pensare e rispondi semplicemente, vuoi che ti faccia stare bene Mia?" Oh fanculo, lo volevo? Si. Me ne sarei pentita? Molto probabile. Lo volevo ancora?  "Si "

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