Un rumore metallico mi svegliò, trattenni il fiato mentre, in allerta osservavo la camera da letto. Chloe era dall'altra parte dell'attico, Emma anche. Scattai in piedi. Non indossavo altro che un pigiama sottile ma afferrai lo stesso la statuetta che era posizionata sul mobile vicino l'armadio e in punta di piedi usci. Il corridoio era buio ma in lontananza si scorgevano delle luci che venivano dal salotto. Per un instante pensai a quella notte in cui ritrovai Rhett con quelle donne sul suo grembo e la presa sulla statuetta si rafforzò. Si era tenuto a distanza tutta la giornata, aveva portato Chloe qui, Emma anche ma non si era più avvicinato a me. Da una parte ero sollevata, non sapevo come comportarmi con lui, mi faceva incazzare ma non potevo negare la passione che c'era tra di noi solo che adesso non dovevo considerare solo questo perché quello che John mi aveva detto cambiava tutto. Cosa avrebbe fatto Rhett una volta scoperto chi ero in realtà? Cosa rappresentavo? Forse aveva una malsana attrazione verso di me ma non avrei messo la mano sul fuoco che mi avrebbe protetto e dovevo proteggere il mio cuore o almeno provarci. Avanzai con la statuetta in mano, i piedi scalzi e i muscoli in tensione. Non sapevo dove fosse John ma sperai che non avesse lasciato il fianco di Chloe. Quando girai l'angolo ed entrai nel salotto mi irrigidì. All'inizio non riconobbi nessuno, la stanza era in penombra e l'unica luce proveniva da una lampada dall'altro lato del salone. Quattro figure nere si muovevano per il salone poi però la luce illuminò la loro faccia e mi rilassai diminuendo la presa sull'oggetto appuntito nelle mie mani . Nathan, Dominic, e il dottore che mi aveva visitato erano intorno a Rhett che era seduto sul divano. Il dottore cercò di allungare la mano ma lui gliela allontanò con uno scatto. "Mia" fu Nathan a notarmi per prima, i suoi occhi volarono alla statuetta nella mia mano ma io venni incatenata dagli occhi cenere di Rhett che girò il viso verso di me non appena l'amico pronunciò il mio nome. Distolsi lo sguardo da Rhett non riuscendolo a sopportarlo. Appoggiai la statuetta sul tavolino in salone avvicinandomi. "Cos'è successo?" Domandai. Superai Dominic e Nathan per avere una visuale migliore. Rhett aveva del sangue su tutta la camicia bianca, la spalla sinistra era zuppa. Era ferito, molto probabilmente una pallottola lo aveva colpito. Mossi lo sguardo sugli altri. Anche la camicia di Dominic era inzuppata di sangue mentre Nathan aveva le mani ricoperte di rosso."Non si vuole far curare" mi informò Dominic. In un primo momento mi chiesi perché me lo stesse dicendo, non è che io l'avrei potuto convincere, suo fratello di sicuro non ascoltava me poi però lanciai un altro sguardo alla sua spalla. Non sapevo se fosse grave ma il dottore era li quindi perché non farsi curare. "Cos'è successo? Domandai di nuovo. Potevo sentire lo sguardo di Rhett bruciare sulla mia pelle ma cercai di non incontrarlo. Avevo il voltastomaco per l'ansia e anche se non stavo mostrando molte emozioni la vista del sangue e del suo significato mi avevano turbata. Da quando ero arrivata non mi ero mai dovuta preoccupare della vita di Rhett, credendolo una specie di supereroe imbattibile ma era umano, così come me e non era immortale. Per un secondo i due guardarono Rhett come per chiedere il permesso poi dedussi che glielo diede perché i due mi informarono di una sparatoria, simile a quella a cui avevo partecipato anch'io ma Rhett si era buttato in avanti per proteggere Dominic e una pallottola lo aveva sfiorato. Caccia fuori la preoccupazione, si sarebbe fatto uccidere per il fratello ma lo capivo, aveva fatto quello che doveva fare. "Sto bene cazzo, andatevene adesso" ringhiò Rhett cercando di alzarsi ma Nathan lo spinse di nuovo giù. Scorsi una faccia sofferente quando atterrò sul divano sporcandolo ancora di più, il giorno dopo avrei fatto in modo che questo divano sparisse, ci avevo già pensato visto lo spettacolo che aveva ospitato ma adesso era davvero da buttare. Sospirando guardai il medico. "è grave?" Domandai semplicemente, nella mia testa continuavo a ripetermi che lo stavo facendo per Chloe perché se si fosse svegliata e avesse trovato tutto questo sangue sarebbe rimasta sconvolta ma nel mio petto c'era una voragine di emozioni. "No, il proiettile l'ha solo sfiorato ma si deve disinfettare e devo vedere se ha bisogno di punti. " Annui, sapevo cucire e medicare, me l'aveva insegnato John anni prima. Superai il dottore presi il necessario e mi sedetti sul divano. Allungai una mano verso il suo braccio ma Rhett l'intercettò fermandomi. Ci guardammo negli occhi, non sapevo esattamente cosa stessi trasmettendo, volevo solo evitare che la mia sorellina vedesse tutto questo sangue ma i suoi erano oscurità totale. Ci guardammo e per un istante esistemmo solo noi, mi sforzai di mantenere il contatto e quando pensai di star per lasciare lui mollò la presa e capi che potevo medicarlo. Mi sterilizzai le mani e gli tolsi i resti della camicia dalla ferita. Non vedevo molto ma mi adeguai. Feci correre il disinfettante su tutta la ferita e la pulii per bene per capire se avesse avuto bisogno di punti. Mentre lo facevo senti gli altri allontanarsi ma ne io ne Rhett distogliamo lo sguardo, io dalla sua ferita, lui da me. Quando l'ascensore suonò seppi che eravamo rimasti da soli. Lavorai in totale silenzio facendo del mio meglio per scrollarmi di dosso la sensazione sei suoi occhi su di me. Una volta pulita la ferita constati che gli servivano solo alcuni punti , molto probabilmente lui l'avrebbe ignorato ma si poteva infettare con la cura che gli avrebbe riservato quindi era meglio chiudere per bene la ferita. Presi l'ago e il necessario e mi avvicinai . Pensai che mi avesse fermato, che mi avesse almeno chiesto se ne fossi in grado ma non disse nulla , non mi chiese nulla.
Si affidò a me.
Cacciai via il significato di quel momento, era notte, ero distrutta e non sapevo come avrei potuto affrontare il fatto che Rhett, mio marito, si stesse affidando a me per qualunque cosa. Strinsi le labbra concentrandomi anche se dovetti sforzarmi, il suo sguardo bruciava su tutto il corpo rendendomi impossibile quasi qualunque cosa. Una volta finito presi della garza e pressai sulla ferita. In quel momento mi presi del tempo per osservare i suoi tatuaggi. Sulla spalla c'era disegnata una bellissima fenice sul procinto di risorgere dalle ceneri, il disegno era dettagliatissimo e mi sembrava di poter sentire il calore delle fiamme disegnate. Più un basso , dopo alcune scritte c'era una bussola ma con delle parole in latino al posto delle coordinate normali. Non sapevo cosa ci fosse scritto ma era bellissimo. Sull'avambraccio un serpente sanguinate che gli circondatavi il braccio ma quello che attirò maggiormente la mia attenzione fu sul petto, tra tutti i tatuaggi, nascosto sotto di loro ne spuntava uno più piccola ma che scommisi fosse il più significativo. Era all'altezza del cuore e c'erano piccoli simboli come se fossero una lista. C'era un'aquila reale, sotto un leone, poi un lupo, una farfalla e in fine c'era un cuore racchiuso in una specie di rettangolo sottilissimo. Lo osservai. Tutti gli altri erano animali quindi perché alla fine c'era un cuore? Più lo fissavo più ne ero attratta, sembrava chiamarmi come se dovesse ricordarmi qualcosa ma non riuscì a capire. Istintivamente portai la mano in avanti e tracciai il contorno del tatuaggio mentre il mio corpo veniva attraversato da una scossa dovuta dal contatto con la sua pelle. Fu magnifico ma terrificante allo stesso tempo. Non andava bene.
Mi alza di scatto, la scossa che ancora si disperdeva sul mio corpo. Dovevo allontanarmi ma lui mi afferrò la mano fermando la mia fuga. "Perché?" Mi chiese tenendomi ferma.
Avrei voluto tanto saperlo.
"Chloe dorme qui non volevo che vedesse il sangue." Mi osservò, sapevamo entrambi che era una bugia ma alla fine lui fece un piccolo accenno con la testa lasciandomi andare. Quasi sospirai per la felicità, mi girai ma anche prima che potessi fare un solo passo venni afferrata per i fianchi e buttata sul divano. Rhett mi fu sopra. "Che diavolo fai?" Doveva levarsi di dosso perché sapevo cosa aveva intenzione di fare ma non potevo permetterglielo. Ma lui non rispose, si limitò solamente a sorridere. Bastardo. "Non cambia nulla, io ti odio." Non sapevo se era vero ma volevo allontanarlo da me ma Rhett non fu neanche scosso dalle mie parole anzi ridacchiò. "Per me va bene piccola Mia, ho scoperto che fare la lotta con te è molto più divertente di qualunque altra cosa." Il mio respiro si mozzò. Sentivo già il calore in mezzo alle gambe e la passione che cresceva sempre di più. "Ti va di fare la lotta con me Mia?" Non mi diede il tempo di rispondere e attaccò per primo le mia labbra.
Il suo sapore mi fu dappertutto , istintivamente afferrai i suoi capelli.
Ci baciammo come se ne dipendesse della nostra vita poi però, quando la mia mano sfiorò la sua ferita ritornai lucida. No era uno sbaglio. Le parole di John rimbombarono nella mia mente. Rhett sarebbe potuto essere uno dei tanti che avrebbe voluto la mia testa su un piatto d'argento e scopare con lui non mi avrebbe avvantaggiata per nulla. Dovevo smetterla. Lo spinsi via. Avevo il respiro mozzato e lo osservai attentamente. Lo volevo come non mai ma Rhett Ward rappresentava il mio peccato mortale, era nettamente letale per me, come un veleno che ti uccide piano piano. Dovevo stargli alla larga, da lui, dal suo sguardo tenebroso e dalle sue mani. "Non posso." Mi alzai e lui me lo lasciò fare, aveva ancora lo stesso sguardo negli occhi ma lo ignorai. Mi sistemai gli abiti che avevo usato per dormire e mi allontanai. Ero consapevole che mi stesse guardando e allo stesso tempo scopando con gli occhi cosi mi girai. Aveva i capelli scombinati e uno sguardo lussuoso. Il desiderio era ben chiaro. Merda. Sospirai. "Buonanotte Rhett" dissi solamente. Non sapevo se sarebbe venuto a dormire nel nostro letto e una parte di me sperava di no perché sarebbe potuta andare a finire decisamente male. "Notte piccola Mia" Mi concessi un ultimo sguardo, guardai lui, la ferita e infine il diavolo di divano. Un senso di rabbia si impossessò di me quando rividi lui con quelle due troie. Mi girai per tornare in camera ma prima di sparire nel corridoio gli rivolsi un ultimo cenno
"Ah Rhett?"
"Si?"Cercai di mantenere un tono di voce neutro mentre dicevo "Brucia questo divano"
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Ace of hearts
RomanceTra le vie di New York si racconta una legenda, che prende il nome della Principessa Perduta, una bellissima bambina, con un futuro luminoso davanti a se avrebbe dovuto illuminare la città, almeno fino a quando il momento delle favole finisce e si i...