Capitolo 52

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Non appena attraversai le porte dell'ascensore marciai verso la camera di Emma, mi avrebbero dovuta portare di forza nella camera di Rhett, sbattei la porta alle mie spalle e iniziai a strapparmi i vestiti da dosso, avevo  bisogno di togliermi  di dosso tutto lo schifo che era appena successo. Avvertì appena Emma entrare nella stanza, ero troppo concentrata sul dolore costante nel mio petto per poter accorgermi di qualunque altra cosa. Mi aiutò. Non disse nulla, semplicemente avanzò verso di me e mi aiutò a  disfarmi del vestito che cadde sul pavimento stracciato in più punti e  quello fu il punto di non ritorno, caddi anche io, le mie gambe si fecero deboli e tutto il peso , il dolore e la vergogna che avevo trattenuto si riversò  su di me come un fiume in tempesta. Fu Emma ad afferrarmi. Mi strinse nelle sue braccia e lasciai che le lacrime mi rigassero la faccia, le avevo trattenute troppo a lungo.Una voragine nel petto sembrava volermi inghiottire mentre affogavo nelle mie stesse lacrime, prigioniera della mia stessa debolezza.  Piansi per quelle che mi sembrarono ore in cui singhiozzai come  una bambina. Il mio corpo sembrava aver preso vita propria, tremava  senza che i potessi farci nulla "Respira  con me Mia" quante volte me lo aveva ripetuto senza che io la sentissi? Tra le nubi che le lacrime avevano creato nei miei occhi scorsi la mia migliore  amica , in ginocchio al mio fianco che cercava di attraversare il muro di dolore che mi circondava. La scostai e atterrai con i palmi sul pavimento, lei mi venne incontro alzandomi. Con le unghie mi graffia violentemente  il collo, in cerca di non so nemmeno  io cosa.

Dolore.

Una parte di me stessa, una parte malata era in cerca di dolore.

Lo bramava.

"Mia smettila " l'urlo di  Emma mentre lottava  contro di me,  mi fece comprendere che non ero più me stessa. "Vai via, cazzo sparisci " quasi non notai Connor, mi guardava con le orbite da fuori e a bocca aperta. "Ho detto fuori cazzo" urlò Emma alzandosi e sbattendogli la porta in faccia. "Guardami Mia, devi respirare"scossi la testa, non ci riuscivo. Con le mani sotto le mie braccia mi tirò fino al bagno e poi fin dentro la doccia aprendo il getto d'acqua ghiacciato. Lanciai un urlo, l'acqua gelida offuscò il dolore, il prurito,  il senso di sporco, fu per poco ma mi bastò per riprendere il senno. "Dove tieni i sedativi?" Non stavo più cercando di scavarmi la pelle ma l'attacco di panico era ancora li. "Non... ci...sono..più " annaspai tra una parola e l'altra, Rhett le aveva scaricate nel gabinetto non appena eravamo tornati, aveva detto che quando avessi avuto un attacco sarei dovuta andare lui, non importava se avessimo litigato, ma avrei preferito soffocare che chiamalo. "Ward del cazzo" non ebbi bisogno di dirle altro, Emma capi al volo.  "Mia voglio che respiri, fallo per me, fallo per Chloe, fallo per Weston e Dante e per i tuoi nipoti che non ancora avuto modo di conoscere, voglio che ti concentri su di loro e voglio che resisti okay?"

Emma, Chloe, Weston, Dante e i miei nipoti.

Devo farcela per loro.

Mi aggrappai alla mia migliore amica e respirai, liberai la mente da qualsiasi ricordo concentrandomi sul  solo ricordo del calore delle braccia  dei miei  fratelli maggiori che mi stringevano, sulla risata di Chloe e  sul sorriso di Emma, ripetei gli stessi ricordi nella mia mente focalizzandomi su di essi finché  il cuore non riprese a battere normalmente, finché l'aria sembrò di nuovo a portata di mano e finché non mi sembrò di poter reggere di nuovo il peso di me stessa. C'è l'avevo fatta, nessuna droga  nessun Rhett, solo io e le persone che amavo.  Doveva essere una vittoria per me, ma mi sentivo come a un funerale. Quando alzai lo sguardo Emma era ancora li, non c'erano parole per esprimerle la mia gratitudine  se fossi stata da sola non immaginavo neanche  cosa sarebbe potuto succedere. Lei mi guardò, poi prese la mia mano tra le sue e guardandomi dritta negli occhi mi disse "Lo farei anche altre mille volte" poi mi tese la mano. Non c'era stato un minimo di compassione, ne di tristezza in lei.  Ero fortunata, dannazione se lo ero. Accettai la sua mano e mi alzai poi lei spari in camera lasciandomi  della privacy.

Mi presi tutto il tempo necessario sotto la doccia, il vetro era appannato per via del vapore ma ne fui quasi grata, sospettavo di avere un aspetto terribile e la mia autostima era già caduta in basso, decisi che per  quel giorno potesse bastare. Quando usci fuori Emma si era liberata del suo vestito  e del mio dal pavimento e indossava un pigiama di seta nero.

Si dormire sembrava una bella idea.

Non mi fece domande, mi infilai anche io un pigiama  ed entrammo nel  letto, proprio  come  i  vecchi tempi e  ci facemmo forza a vicenda per quello che sarebbe venuto in  seguito.

Nonostante mi fossi calmata l'ultimo pensiero che feci prima di addormentarmi fu "Perché?"

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