Era passata una settimana dalla serata del mio fidanzamento e da una settimana ero reclusa nella mia camera per guarire le mie ferite. Bradley aveva cercato di non colpirmi ma io ero troppo infuriata e solamente un giorno dopo lo avevo provocato talmente tanto che adesso avevo una costola incrinata. John mi aveva guadato deluso ma avevo troppa rabbia dentro che la volevo sfogare, anzi dovevo farlo. Oggi finalmente i lividi erano copribili con il fondotinta e io e John saremmo andati a New York. Bradley era in Colorado per non so quale affare ed era il momento perfetto. Non avevo più visto Rhett da quando mi aveva staccata da Bradley, alla fine non era più sceso giù alla festa e a un certo punto John mi aveva scortata di nuovo in camera mia per mia immensa gioia, non ero sicura di voler rivedere ancora una volta Rhett Ward. Subito dopo la festa mi ero imposta di non pensare al corpo slanciato o allo sguardo severo del mio futuro marito fino al giorno delle nozze e mi ero concentrata sulla mia famiglia e questa cosa mi aveva decisamente aiutata a superare quei giorni senza diventare pazza perché pensare a Rhett mi faceva sentire strana e non sapevo se era una cosa positiva, anzi non lo era per niente. Mi serviva pensare a Rhett e al suo corpo possente quasi quanto una pallottola nel cervello. Chloe era stata in punizione ma non le era stato tolto un capello, a quanto pare le botte che avevo ricevuto erano servite a qualcosa. Indossai un paio di jeans stretti, un maglione e un cappotto lungo e corsi giù. John mi aspettava in macchina e appena salii sfrecciamo via. La scusa era che sarei andata in cerca di un abito da matrimonio e visto che non avevo amiche non sarebbe stato strano che fossi andata da sola, Jenny si era offerta ma lo sguardo che le avevo riservato le aveva fatto passare la voglia.
Ci impiegammo quattro ore per arrivare a New York, che spendemmo totalmente in silenzio e quando arrivammo ero tutto un nervo. John era riuscito a sapere che entrambi i miei fratelli avrebbero presenziato a un evento privato a Wall Street. Oltre che della mafia erano ben inseriti anche nella politica. Non so come John si era procurato i biglietti ma riuscimmo a entrare senza problemi. Mi sembrava di essere in un sogno, stavo per rivedere la mia famiglia dopo tutti quei anni. La sala si riempì velocemente e in un batter d'occhio iniziamo. Le mie mani erano sudate e rimasi rigida per tutto il tempo, paura, eccitazione e impazienza mi stavano travolgendo mentre aspettavo seduta che l'evento Iniziasse. Strinsi d'impulso la mano attorno quella di John che mi sorrise rassicurante, saperlo li mi rassicurò, in qualche modo non ero sola; gente che non conoscevo iniziò a parlare per quelle che sembrarono ore poi un uomo basso annunciò i loro nomi e io mi bloccai. Osservai come un'ossessionata ogni particolare. Mio fratello maggiore sali sul palco in tutta la sua bellezza e se i miei calcoli erano giusti adesso aveva venticinque anni ma ne dimostrava molti di più. Era alto, slanciato con uno sguardo freddo e calcolatore ma nonostante ciò lo riuscì comunque a riconoscere. Mi sembrò cosi familiare e allo stesso tempo cosi nuovo, così sconosciuto. Dante, l'altro fratello, lo seguiva, anche lui era altissimo e doveva avere intorno ai ventidue anni, aveva i capelli più chiari rispetto a Weston e aveva un'aria più rilassata.
Erano davvero loro.
Non potevo crederci. Trattenni il fiato e li osservai rapita dai loro movimenti. Un dolore acuto mi espose nel petto e l'unica cosa che volevo fare era correre nelle loro braccia e lasciarmi cullare, sapevo che se avessero saputo la verità mi avrebbero aiutato. Invece rimasi ferma e quando smisero di parlare li osservai sparire dietro il palco. "John" mormorai disperata. Non mi bastava. Avevo bisogno di qualche altro secondo. Una voragine si aprì nel mio stomaco. Non era lontanamente abbastanza. John mi guardò preoccupato ma a quanto pare facevo proprio pena perché si alzò e mi fece segno di seguirlo. Uscimmo in strada e ci infilammo in macchina. Guidammo in silenzio poi si fermò in una zona ricca di Manhattan e parcheggiò. "Mia questa sarà l'ultima volta per un po di tempo, è troppo pericoloso." Annuì distrattamente poi mi indicò qualcosa davanti a me. Dante scese da una Porsche nera, e poco dopo apparì anche Weston, erano seguiti entrambi da due bellissime donne. West si girò e baciò quella che avevo scoperto essere sua moglie mentre Dante si metteva sulle spalle mio nipote.
Mio nipote.
Avevo un nipote e lui non sapeva neanche che io esistevo. Li osservai ridere, li osservai essere felici e repressi le lacrime. Cercai di vedere meglio il piccolo esserino nelle braccia di mio fratello ma la lontananza e le macchine che passavano mi resero la cosa impossibile. Tutto quello fece dannatamente male ma allo stesso tempo mi fece sentire viva, speranzosa, perché adesso sapevo che non ero sola e avevo una famiglia che mi stava aspettando se pur inconsapevolmente e mi sarei ripresa tutto quello che mi avevano strappato.
Non avrei pianto. Avrei lottato e sarei tornata casa. Li osservai entrare in un palazzo poi feci cenno a John di partire. Quel giorno qualcosa dentro di me era cambiato, però dovevo ancora capire se si era appena rotto o se si era aggiustato.
NOTE:
Ciao a tutti! Spero che la storia fino ad adesso vi stai piacendo! Volevo comunicarvi che pubblicherò ogni martedì e ogni sabato alle ore 10:00, quindi se vi va state collegate!
Per chi ha letto Even in the dark there can be light o che mi segue sui social sa che la storia è finita quindi non ci dovrebbero essere interruzioni nella pubblicazione. Fatemi sapere cosa ne pensate adorerei leggere i vostri commenti !
Ci vediamo sabato per una scena che spero vi piacerà quasi quanto è piaciuta a me!
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Ace of hearts
RomanceTra le vie di New York si racconta una legenda, che prende il nome della Principessa Perduta, una bellissima bambina, con un futuro luminoso davanti a se avrebbe dovuto illuminare la città, almeno fino a quando il momento delle favole finisce e si i...