La mano di Rhett volò sulla mia schiena mentre superammo una marea di gente, spingendomi avanti. Eravamo arrivati in una di villa nel bel mezzo della città, nel tragitto nessuno aveva detto una parola e quando eravamo scesi dalla macchina Rhett aveva solamente sussurrato "Comportati bene" prima di porgermi la mano e aiutarmi a scendere dall'auto. Ogni anno la location della festa di beneficenza cambiava anche se non avevo mai capito il motivo per cui dei mafiosi l'avessero dovuta organizzare e addirittura parteciparci. Per mantenere le apparenze? E poi i soldi andavano veramente a chi dicevano o finivano in qualche squallida tasca di qualche squallido mafioso?Ad accoglierci ci fu un uomo abbastanza vecchio che si illuminò come una lampadina appena ci vide salire le scale che portavano al ricevimento. "Signor Ward, signora Ward è un piacere vedervi, venite accomodatevi." Rhett, sempre con la presa sulla mia schiena, mi guidò fino a una sala quadrata strapiena di gente. A un lato della sala ergeva un palco con dei microfoni e dei fiori come decorazione. Ai lati del palco c'erano due cartelloni, uno con una specie di logo che presupposi essere l'ente benefico a cui sarebbero dovute andare le donazioni e un altro con una foto di Rhett. Se ricordavo bene ogni anno durante cerimonie del genere chi donava di più veniva ringraziato con uno speciale riconoscimento e a quanto pare quest'anno sarebbe stato Rhett. Ecco a cosa si riferiva Dominic prima. A proposito di Dominic non l'avevo più visto dopo che ci aveva interrotti. Al solo pensiero di dove saremmo potuti arrivare arrossì. Non sarei dovuta essere così debole. Mi guardai intorno cercando facce conosciute ma nessuna di quelle che vidi mi sembrò familiare. Il signore ci fece accomodare a un tavolo rotondo e ci augurò buona fortuna. "Più tardi dovrò tenere un discorso voglio che tu sia vicina a Dominic" Rhett si avvicinò sempre di più al mi orecchio.
"Come desidera padrone" sussurrai annoiata. Non avevo cinque anni cazzo.
"Non chiamarmi in questo modo" Potetti quasi sentire la vibrazione della sua rabbia sfiorarmi. "Almeno che non ti stia scopando" fu quasi come un'elettroshock. Dovetti trattenere con la forza tutte le emozioni che mi trasmisero quelle parole. Fanculo non avrebbe avuto alcuna reazione da me.
"Credo che tu sia un po confuso Rhett, prima vuoi una moglie trofeo e poi quando c'è l'hai, ti lamenti. Chi si sta comportando da bambino viziato adesso?" Oh era arrabbiato e ci godetti, se non avevo potere di decisione almeno potevo metterlo in croce.
"Vedo che la vita da sposini sta andando alla grande." Nathan Brown e sua moglie apparirono dal nulla, erano magnifici e ci sorridevano felici. Rhett mi fissò a lungo poi fece un sospiro pesante e si rivolse all'amico "Ho bisogno d'aria, non perderla a di vista." non aspettò neanche una risposta e si allontanò sparendo tra la folla. Mi aveva appena affidata come se fossi una bambina oppure come un diavolo di pacco postale. "Hai decisamente bisogno di bere cara" Audrey, la moglie di Nathan, mi si avvicinò trascinandomi verso il bar. Aveva ragione, avevo un urgente bisogno di bere perché se non l'avessi fatto avrei raggiunto il mio cosiddetto marito e gli avrei dato un calcio nelle palle. "Sai forse avrei dovuto seguire il tuo consiglio" dissi rivolgendomi a Nathan mentre afferravo un bicchiere da uno dei vassoi che i camerieri che ci passò a fianco me lo scolari. "Te l'avevo detto, Rhett a volte sa essere davvero..." Lo interruppi sapendo benissimo quali aggettivi affibbiare a mio marito.
"Un deficiente? Uno stronzo? Un'arrogante presuntuoso? Potrei continuare tutta la notte cazzo" i due sposini felici risero mentre io scolavo altri bicchieri. Alla fine Nathan mi allontanò dal bar portandomi di nuovo vicino al nostro tavolo. Di Rhett non c'era ancora alcuna traccia e la mia tolleranza era agli sgoccioli. Non mi era mai piaciuto essere un peso per le persone e si vedeva che i due avevano meglio da fare che farmi da babysitter. "Mia, figliola" Oh diavolo se mi irrigidì, avevo sperato fino all'ultimo di non vedere la sua brutta faccia paffuta e dopo aver trascorso più di mezz'ora senza vederlo credevo che fossi stata salva, a quanto pare non avrei dovuto cantare vittoria troppo presto. Mi stampai un sorriso falso in faccia e mi girai verso Bradley che avanzava con Jenny attaccata al braccio come una sanguisuga. "Padre" il suo sorriso falso si allargò poi posò la sua attenzione verso Nathan. Al bastardo piaceva avere ancora potere su di me . "Bradley Cruz il padre di Mia"
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Ace of hearts
RomanceTra le vie di New York si racconta una legenda, che prende il nome della Principessa Perduta, una bellissima bambina, con un futuro luminoso davanti a se avrebbe dovuto illuminare la città, almeno fino a quando il momento delle favole finisce e si i...