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Jimin

Suo fratello e gli altri lo guardarono salire le scale, nessuno disse nulla, sembravano essere in silenzio già da un po', come si aspettassero di vederlo salire. Intravide Taehyung alzarsi, ma non lo seguì; Jin doveva averlo fermato.

Era agitato, si muoveva veloce come se avesse presso la scossa, nervoso e arrabbiato. Attraversò la sala al piano di sopra e sbattendo la porta entrò in camera sua. Avrebbe voluto chiudere a chiave ma non ce l'aveva mai avuta; i suoi genitori le avevano ritirate dalle porte dei figli molti anni prima e lui e Jin non avevano mai capito dove fossero nascoste. Si buttò sul letto a pancia in giù; non lo aveva ancora rifatto da quella mattina, infatti i due cuscini blu, che erano diventati solo ornamentali,erano rimasti appoggiati al muro, invece quello bianco su cui dormiva era stropicciato, ora sotto la sua testolina color pesca. Anche il piumone giallo era pieno di pieghe sotto il suo corpo, mentre intrappolata tra una sua gamba e il pavimento si trovava una coperta cobalto. Erano quelli i colori che non aveva mai cambiato nella sua stanza, il giallo e il blu, lo facevano sentire in un posto soleggiato e mite anche quando fuori pioveva.

La finestra accanto al letto gli fece vedere i primi fiocchi di neve cadere. Aveva sempre amato la sua stanza proprio per quella finestra che partiva dall'altezza del materasso, così da fargli vedere fuori anche da coricato. La prima neve; tutti in inverno controllano il meteo assiduamente per sperare di vedere la prima neve con una persona speciale. Lui l'avrebbe vista sfocata, perché per quanto ci provasse, quelle emozioni che aveva provato, la rabbia, l'agitazione, ora lo facevano piangere, bagnando il cuscino che già era in condizioni pessime.

I tetti delle case che vedeva iniziavano a imbiancarsi, questo lo tirò un po' su, significava che la neve si sarebbe fermata. Sentì la porta aprirsi, non si voltò, rimase fermo, chiunque fosse non avrebbe reagito. Il materasso si abbassò poco sotto il peso dell'altra persona, che sentì coricarsi e iniziare a accarezzargli la schiena.

-Jimin- il nominato sbuffò.

-ti ho detto di non seguirmi-sussurrò.

-pensavi che ti avrei dato retta?-

Non rispose.

-puoi girarti?- in tutta risposta scosse la testa, affondandola ancora di più nel cuscino.

Sentì il corpo del più grande spostarsi, passando sopra il suo e ricadendo di fronte a lui, con la schiena contro la finestra. Mise una mano sulla guancia di Jimin, iniziando a muovere il pollice lentamente.

-ora starai con gli occhi chiusi per non vedermi?-

Annuì.

-mh, beh se non ti sposti e non ti lamenti vuol dire che non vuoi davvero che io me ne vada.-

Non lo voleva infatti, avrebbe passato così tutto il tempo a sua disposizione, non c'era da chiederselo. Avrebbe voluto non volerlo.

-non mi parli da mesi, cosa c'è di diverso oggi?- la sua voce sembrava quella di una persona appena sveglia per colpa del cucino.

-oggi sei da solo-

-giusto, sono da solo, ci sono solo gli altri, nessun estraneo-

-parlavo di Chan-

-io no, io parlavo del resto del mondo, sai le persone che camminano in strada e a cui sinceramente non dovrebbe interessare della tua vita-

-ma gli interessa-

-e a te interessa non farti vedere con me- nonostante tutto era fiero di se,con gli occhi chiusi si sentiva meno timido, più spavaldo nel parlare con Yoongi.

Ci fu un attimo di silenzio.

-mi manchi-

Il minore trattenne il fiato. –mi manchi davvero,quando ci siamo conosciuti ho avuto la paura che questo potesse succedermi, ho sperato fino all'ultimo che non fosse così, invece guarda dove sono adesso, mi sto spaccando la schiena contro una finestra sperando che tu apra gli occhi-

Jimin portò la mano su quella del più grande, quella che gli accarezzava la guancia.

-io non mi sarei allontanato.-

Sapeva che lui e Yoongi pensavano la stessa cosa, se si erano allontanati era per quel giorno fuori scuola, per il problema che Yoongi aveva nel stare con lui in pubblico.

-lo so- Jimin aprì gli occhi ritrovandosi il volto del più grande più vicino di quanto pensasse.-ei-gli sorrise.

Jimin si fece indietro,lasciando così un po' di posto in più per Yoongi. Lui si sistemò, senza comunque spostare di un millimetro la mano.

Il telefono nella tasca dei pantaloni iniziò a suonare. Rispose senza guardare chi fosse.

-pronto-

-Jimin, sono riuscito a liberarmi prima del previsto, sto venendo da te, fatti trovare giù-

Ora a chiudere gli occhi fu Yoongi, rilassando la mano, aperta, come fosse rassegnata.

-non posso- vide gli angoli della bocca del più grande sollevarsi.

-come non puoi? Eravamo d'accordo-

-sei tu che non potevi prima-

- ma ora posso- era infastidito.

Yoongi fece per parlare ma Jimin lo anticipò. –ci sentiamo- chiuse la chiamata.

Ancora una volta Yoongi tentò di dire qualcosa, ma Jimin si fece avanti e lo baciò, con una mano tra i capelli e incrociando le gambe con le sue per essere più vicini.

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