Kiss

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Un intenso senso di nausea gli fa bruciare lo stomaco e percepisce un forte brusio che si intensifica mano a mano. Gli viene da grugnire dal dolore, vorrebbe strapparsi la pelle a causa della forte emicrania, ma Harry fatica persino ad aprire gli occhi. Quando lo fa, si ritrova costretto a serrarli immediatamente per la forte luce che gli colpisce il volto e mugugna qualcosa con la voce impastata, trattenendo a stento i conati.

Si sentiva una pezza.

"Harry, sei al sicuro. Riesci a capirmi?" La voce familiare di Claire lo riporta in se e, lentamente, il ragazzo riapre gli occhi verdi, osservando la donna sospirare di sollievo. 

Si sente ancora maledettamente stordito e pieno di dolori. Ci mette un po' a capire che la donna si è voltata a parlare con qualcun altro e che si trova ancora a casa dei Tomlinson, precisamente steso sul letto di una camera che non appartiene alla sua provvisoria. Qualcuno lo aiuta a tirarsi piano su e lo afferra, quando capisce che è ancora troppo debole, e l'adolescente appoggia la tempia sulla spalla del suo aiutante, incontrando due occhi azzurri che lo guardano con preoccupazione. Se è possibile, il suo dannato stomaco impazzisce maggiormente nel capire che è tra le braccia dell'Alpha.

"Hei...ci hai fatto prendere un bello spavento." Louis mormora, ritrovandosi ad accarezzare il volto pallido e leggermente sudato del ragazzino, evidentemente ancora spossato dagli eventi. L'osserva socchiudere gli occhi e rilassarsi a quelle carezze, prima di puntare di nuovo lo sguardo preoccupato nei suoi occhi, ignorando le fitte ed il voltastomaco.

"Liam? Era svenuto e..." Mormora in panico, con il fiato in gola e con gli occhi pieni di preoccupazione, ma basta la visione del suo migliore amico, che spunta davanti alla sua visuale, per calmarlo e gli occhi del minore diventano lucidi mentre stringe debolmente fra le braccia il Beta che gli sussurra alcune parole di conforto per rassicurarlo. Harry aveva avuto così paura. Quando aveva visto Liam per terra, con le orecchie sanguinanti aveva davvero temuto per la sua vita.

"Sei ancora vulnerabile, Harry. Ti ci vorrà qualche altro giorno per riprenderti completamente. E' già un miracolo che tu sia sopravvissuto senza lesioni gravi." L'emissario gli rivolge uno sguardo tra il preoccupato nel vederlo ancora un po' delirante, ed il sollevato nel vederlo finalmente sveglio. Era stato incosciente per più di un giorno e tutti avevano temuto il peggio. Persino i due licantropi avevano faticato a guarire e ciò aveva fatto pensare a Claire il peggio per le sorti di Harry.

"Io...non ricordo molto." Ammette l'adolescente, lasciandosi manovrare come un burattino dalle mani dell'Alpha che si mette al suo fianco, tenendolo contro il proprio petto. Nessuno del branco si azzarda a dire qualcosa, e ne tanto meno Harry, di quel suo comportamento stranamente protettivo. Il vedere finalmente l'umano sveglio era una gioia per l'intero branco e superava di gran lunga l'atteggiamento contraddittorio del loro Alpha.

"Vi abbiamo trovati tutti e tre svenuti e circondati dal sorbo degli uccellatoi. Abbiamo dovuto chiamare Claire perché ne io e ne Zayn potevamo oltrepassarlo. Vedervi privi di sensi, senza poter fare nulla, ci ha preoccupato da morire." Ammette Lottie, ancora scossa. Era stata una bruttissima esperienza e ora poteva finalmente tirare un sospiro di sollievo.

"Quindi non avete visto la creatura?" Domanda ancora Harry, osservando gli altri scuotere il capo in dissenso.

"Liam non l'ha vista perché a causa dell'urlo e del forte impatto è subito svenuto, e quando Lottie e Zayn sono venuti in nostro soccorso, non c'era nessuno. Il sorbo degli uccellatoi ci ha salvato la vita Harry e siamo vivi solo grazie a te che sei stato tempestivo nell'usarlo." Louis lo guarda, sentendo il suo lupo scalpitare felice nel vederlo cosciente. Era stato un inferno vederlo privo di sensi per tutto quel tempo, ignari se quella creatura avesse intaccato qualche sua funzione vitale e adesso, vederlo vivo e vegeto, non poteva che tranquillizzarlo. Aveva assecondato il suo lupo per una volta e l'averlo fra le braccia stava risanando il forte stress dovuto alla forte preoccupazione. Non gli interessava mostrarsi debole, fragile: sapeva solo che la paura di perderlo non sarebbe passata tanto facilmente e che adesso voleva godersi quel momento senza pensare a nulla.

A storm in a tea cupDove le storie prendono vita. Scoprilo ora