Ognuno decide del proprio destino,
ma è anche responsabile delle azioni
che interferiscono con il destino altrui.
(Sorelai Fenir)
«Non so neanche come si chiamava.»
«Gimmi sa che un nome è solo un nome, Inaté.»
Seduta su una roccia, distante dal corpo senza vita di quella giovane donna, composto da Clivia all'ombra di un grosso leccio, Sofia provava solo freddo. Le lacrime che aveva versato erano tutte per Lorcan, per il dolore che gli aveva provocato. Era come se l'avesse uccisa lei. Chiuse gli occhi, il ghigno di Nunki nell'atto di lanciare quell'incantesimo maledetto era sempre lì.
«Avrei dovuto evitare la sua morte.»
«Inaté non avrebbe potuto, Gimmi pensa.»
Strinse i pugni sulle ginocchia e serrò la mascella.
«Avrei dovuto, invece.»
Mamma. Era con lei che aveva bisogno di parlare. Sospirò e Gimmi si avvicinò; le poggiò la testa e le zampe anteriori sulle gambe, lasciandosi accarezzare. Il tepore scacciò il freddo, ma ormai il contatto con quel pelo morbido non aveva lo stesso effetto di tanto tempo prima. Riusciva a vederla anche a occhi aperti la bambina che era dentro di lei, che aveva accettato la presenza dell'Oscurità.
«Mi dispiace averti perso di vista» sussurrò, chinandosi verso la testa tonda.
«Sancha! Dove sei, Sancha? Sancha!»
Alzò lo sguardo. Aziz si era ripreso, Lorcan e Astoria erano al suo fianco e la principessa scosse la testa.
«Sancha! Sancha!»
Eccomi accontentata. Abbracciò la testa di Gimmi e ci posò la fronte. Le urla di Aziz riempivano l'aria, le riempivano le orecchie e non aveva modo di evitarle.
«Sancha! No!»
Strinse ancora di più Gimmi, scivolando seduta a terra e abbracciandolo, nascondendo il volto in quel pelo morbido che profumava di fiori d'arancio. Pretendeva di riuscire a chiudersi alla sofferenza degli altri, almeno per coloro che la sua vita l'avevano solo attraversata. Non erano solo confratelli. Lo sentiva in ogni lamento, ogni volta che invocava il suo nome. Non erano solo amici.
Udiva le voci sommesse dei suoi compagni. Erano arrivati anche Clivia ed Eric. Sollevò lo sguardo, gli occhi doloranti per la luce che improvvisamente li colpì. Stavano disponendo le pietre intorno al corpo di Sancha.
Lasciò libero Gimmi, che rimase comunque lì, immobile e silenzioso, e si alzò. Forse doveva dire qualcosa, oppure solo partecipare a ciò che si apprestavano a svolgere. Forse potrei...
«Se fossi in te, non mi avvicinerei.»
La voce di Raziel la fece trasalire.
«Non potresti dire nulla per fargli provare meno dolore, dovresti saperlo.»
Strinse i pugni e si voltò. Era seduto dove fino a pochi attimi prima c'era stata lei.
«Forse potrei scusarmi.» Non credeva neanche lei alle proprie parole.
Raziel rise. «Scusarti? E di cosa?»
«Non lo so, ma loro mi hanno aiutata a fuggire. Non mi conoscevano eppure hanno messo a rischio la loro vita.»
Tornò sui propri passi, avvicinandosi ai due demoni. Gimmi sembrava il suo vecchio pupazzo di pezza, solo più grande: impassibile e fermo. Raziel era seduto tranquillo, come se fosse nel bel mezzo di una passeggiata.
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Rosso Sangue [COMPLETA]
FantasyRosso: il colore del sangue, dei suoi capelli e degli occhi che la perseguitano. Nero: il colore delle tenebre che avvolgono i suoi incubi, quello delle notti senza luna nelle quali un antico Ordine officiava i suoi riti più potenti. Mentre i demo...