Lorcan si sistemò vicino alla finestra e lasciò vagare lo sguardo lungo la strada, ormai illuminata solo nei punti in cui brillavano i globuli di luce.
«Allora? Siamo tutti in attesa.» Astoria era la più impaziente. La sua curiosità, ne era convinto, sarebbe stata fonte di problemi ed errori.
Si voltò verso l'interno della stanza; poggiato al davanzale di legno, incrociò le braccia. Astoria e Clivia erano sedute sul letto, Eric sull'unica sedia e Sofia in piedi proprio di fronte. Fu la prima volta, dal loro arrivo a Florenzia, che alzò lo sguardo verso di lui e, contrariamente a quanto si aspettasse, Lorcan riuscì a sostenerlo. Non lo accusava, gli stava chiedendo scusa. Non me lo merito.
«Le ombre non possono essere colpite da armi normali» cominciò a spiegare Sofia, «il loro corpo è composto di materia che non si trova in questa dimensione.»
«Perfetto. E come pensi che riusciremo a sconfiggerla?» chiese Astoria.
«Al momento l'unica arma in grado di colpirla è la Luce della Dea.»
Lorcan sentì un vuoto nello stomaco e si pentì di aver scelto la finestra come posizione; per lasciare la stanza avrebbe dovuto passare davanti a tutti, e accanto a Sofia.
«Ma comunque non potrei avvicinarmi» disse, come se quello potesse dare una spiegazione a ciò che sentiva dentro. «E il priore ha detto che è il tipo di bestia che vola.» Forse avrebbe potuto aiutarli, ma le uniche preghiere che conosceva potevano proteggere solo lui e per poco tempo.
«Però si potrebbero benedire anche le altre armi.» Lo sguardo di Sofia lo abbandonò, andando finalmente a tormentare il pavimento.
Lorcan rise; una di quelle risate amare, di quelle che nascevano dalla consapevolezza che la soluzione al problema era tanto logica quanto inarrivabile. «Hai una vaga idea di quanto tempo ci voglia per farlo? Senza contare che, probabilmente, neanche Astoria ha tutto il denaro necessario con sé.»
Lo sguardo di Sofia s'incupì e tornò a tormentarlo. «Dimentichi chi sono?»
«No.» La risposta di Lorcan fu secca, data senza neanche rifletterci. Come poteva dimenticare chi era? La fonte della sua crisi, dei suoi dubbi, era proprio lì, davanti a lui. Era vero che la sua fede vacillava da troppo tempo, ma il colpo di grazia sarebbe stato inferto proprio da quella giovane donna, di lì a poco, lo sentiva strisciare sotto la pelle. Sarà lei la mia rovina.
«Nessuno dimentica chi sei, Sofia.» Astoria aveva poggiato i gomiti sulle ginocchia. «Ma, a meno che tu non possa affrontare quel demone da sola...» Lo sguardo si perse nel vuoto e subito dopo spalancò gli occhi, facendo sussultare Lorcan, perché era arrivato alla stessa conclusione. «Le benedirai tu?»
Sofia annuì. «Posso benedire le vostre armi. Avrò bisogno di una giornata intera, ma se comincio domani mattina avrò finito in serata.»
Lorcan deglutì e serrò i pugni, nascosti sotto le braccia conserte. Poteva funzionare e la questione non lo toccava, anche se sapere che lei fosse in grado di fare qualcosa del genere, quando neanche lui poteva... Perché sento che non è finita? Non era stato ancora messo alla prova, eppure era certo che sarebbe avvenuto a causa dello scontro che avrebbero dovuto sostenere contro quella creatura.
«Ma sarà inutile, se non potremo avvicinarci.» Eric stava accarezzando la cinghia alla quale era agganciato il fodero dello spadone. «Forse tu non subirai danni dalla presenza di quel demone, ma noi non possiamo neanche respirare l'aria in cui si muove.»
«Lo so, per questo devo anche preparare una pozione che vi proteggerà. Durerà poche ore, ma spero abbastanza da permetterci di sconfiggere l'ombra.»
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Rosso Sangue [COMPLETA]
FantasyRosso: il colore del sangue, dei suoi capelli e degli occhi che la perseguitano. Nero: il colore delle tenebre che avvolgono i suoi incubi, quello delle notti senza luna nelle quali un antico Ordine officiava i suoi riti più potenti. Mentre i demo...