Sofia aprì gli occhi. Travi di legno s'incrociavano a formare il soffitto. Ancora volte sconosciute.
Era riposata e quando voltò la testa ne capì il motivo. Raziel era in piedi, vicino a lei.
«Ben svegliata.»
Si girò sul fianco, dandogli le spalle. Non era colpa sua se aveva dovuto uccidere Balder ma era stato lui a costringerla. Un sorriso amaro le affiorò sulle labbra, perché duecento anni prima si era trovata nella stessa situazione, pensando le stesse cose. Solo che ora Balder è morto. E anche Lorcan. E Clivia. E Gimmi. Sancha. Quanti dovranno ancora morire a causa mia?
«Come stanno gli altri?» gli chiese, ostinandosi a dargli le spalle, la coperta tirata fin sulla testa.
«Eric e Astoria? Splendidamente. E anche Lorcan, nonostante tutto. Ohriel non avrebbe mai lasciato morire un fedele tanto devoto, men che meno un tuo amico, lo sai.»
Sofia non riuscì a trattenere il sorriso, di gioia questa volta. Ce l'ha fatta. È salvo. Una lacrima, molto diversa dalle tante versate negli ultimi giorni, lasciò il suo occhio e la sentì allargarsi sul lenzuolo sotto il volto.
«Sono un po' preoccupati per te, come puoi immaginare.»
Sentì il letto inclinarsi, Raziel si era seduto accanto a lei e le scostò la coperta dal viso.
«Lo so che ce l'hai con me» sussurrò, poggiando una mano sul cuscino mentre con l'altra la costrinse a voltarsi. «Ma so anche che non mi terrai il broncio per sempre. Che ne dici se, questa volta, la finiamo prima? Altri duecento anni mi sembrano troppi.»
Sofia sostenne quello sguardo affilato e scorse ancora una volta, dietro le iridi scure, una richiesta.
«Non costringermi a giocare la carta della compassione» continuò lui.
«Non funzionerebbe» ribatté senza riuscire a trattenere le parole. «Per te l'importante è eseguire gli ordini e sei stato impeccabile.»
«Non è affatto vero.» Era ancora chino su di lei, i capelli neri e lisci che, dalle spalle, arrivavano a sfiorarle il viso. Era insolito che non sorridesse, come in quel momento.
«Tu lo sapevi.» Sofia aveva cominciato e voleva arrivare fino in fondo, così da non dover più affrontare l'argomento.
Raziel assottigliò lo sguardo.
«Lo sapevi che Balder è...» deglutì e le fece male «era mio fratello. Perché non me lo hai detto?»
«È stato meglio così.» Restò a fissarla, le pupille verticali strette nonostante la luce tenue che regnava. «Quindi è riuscito a parlarti.»
«Non sono stata l'unica a parlarci.» Quell'affermazione non sortì alcun effetto sul volto di Raziel. «Mi ha detto tante cose» continuò lei. Gli occhi le si riempirono di lacrime al ricordo di quella voce e di quelle parole. «Anche mia madre sapeva che avevo un fratello. E nessuno mi ha mai detto niente.» Chiuse le palpebre e sentì le lacrime scendere ai lati del volto.
«Non sarebbe cambiato nulla» Raziel era ancora chino su di lei «se non che sarebbe stato più difficile arrivare a questo punto.»
Sofia distolse lo sguardo. «Ora capisco il suo comportamento. E anche la voglia di eliminarlo che aveva Daran. Però...» Era dura da ammettere, ma Raziel aveva ragione e lei aveva ancora tante cose da dire in quel momento, alcune anche poco carine e di cui si sarebbe pentita subito dopo averle pronunciate perché, a dispetto di quanto aveva detto poco prima, sapeva che avrebbe potuto ferirlo, anche se lui lo meritava, eccome se lo meritava. Ma non ci riuscì, non dopo che le aveva chiesto di non morire, non dopo averglielo chiesto in quel modo. Strinse le labbra tra i denti e ingoiò quel boccone amaro.
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Rosso Sangue [COMPLETA]
FantastikRosso: il colore del sangue, dei suoi capelli e degli occhi che la perseguitano. Nero: il colore delle tenebre che avvolgono i suoi incubi, quello delle notti senza luna nelle quali un antico Ordine officiava i suoi riti più potenti. Mentre i demo...