L'aria in quel cunicolo era calda, umida e carica di polvere. Non si avvertivano altri suoni se non lo sferragliare delle loro armi contro le pareti, le imprecazioni di Lorcan ed Eric e i borbottii di disapprovazione di ognuno di loro. Riuscivano a vedere dove mettere i piedi grazie ai globuli luminosi evocati, ma le dimensioni del passaggio erano davvero esigue e non permettevano molti movimenti.
Sofia, in testa alla fila, non parlava. Si sentiva in colpa con tutti loro per averli coinvolti in quella assurda situazione. Si trovavano l'Ordine Radioso alle calcagna, avrebbero dovuto affrontare un'ombra che imperversava sulla brughiera e presto li avrebbe esposti al pericolo di uno scontro con Balder. No, quello no. Li fermerò prima.
Inciampò e non cadde solo perché aveva entrambe le mani sulle pareti.
«Da quanto stiamo scendendo?» Astoria era proprio dietro di lei. Affannava nonostante la discesa e di tanto in tanto tossiva.
«Dovremmo essere quasi arrivati. Sento dell'aria fresca sul viso.» Si fermò, ma l'amica la urtò e le fece fare un altro passo in avanti.
«Perché ci siamo fermati?» Eric, l'ultimo della fila, era quello che aveva maggiori difficoltà a camminare in quel cunicolo.
«Ci siamo quasi.» Clivia alzò il tono. «Sento che le nostre voci arrivano in una cavità più grande.»
Era vero ed era il motivo per il quale si era fermata. I gradini erano terminati e al di là del cerchio di luce vedeva che il piccolo corridoio scavato nella pietra si allargava nel buio di una grande sala scavata nella roccia.
Avanzarono e quando le pareti sparirono, illuminarono di più l'ambiente. Si trattava di una grande caverna naturale.
«Cos'è questo posto?» chiese Clivia.
Lorcan si era avventurato qualche passo più avanti, verso destra e Sofia vide dove si era fermato. Una morsa gelida le strinse il petto. Sono dei folli, altro che cultisti.
Raggiunse l'amico, seguita dagli altri. C'era un altare di pietra grezza; grosse chiazze scure macchiavano la superficie e la polvere tutto intorno. In molti punti la pietra era scheggiata e a fianco all'altare c'erano tre pali con catene che pendevano dalla sommità.
«Questi sono macellai, non cultisti.» Avvertì il disgusto nella propria voce e non poté fare a meno di rabbrividire davanti a una figura nera dipinta sulla parete dietro l'altare: aveva le sembianze di un uomo, grottesco nelle proporzioni che gli avevano dato, e due macchie rosse costituivano gli occhi. «Hanno travisato tutto.»
«Vuoi dire che in passato non avvenivano sacrifici umani?» Lorcan le si era avvicinato, una smorfia dipinta sul volto.
«Ne facevano, certo, ma c'era un criterio e non era necessario incatenare chi offriva la propria vita.»
Ricordi, tanti ricordi si affollavano nella sua mente. Il periodo in cui aveva vissuto tra i cultisti si intrecciava con i racconti di sua madre. Nei suoi ricordi non c'erano luoghi simili a quella caverna. E quella figura... Si voltò ancora verso la rappresentazione del Padre, di suo padre.
«Yeiné Imebéti.» Un uomo era arrivato, probabilmente attraverso un passaggio simile a quello appena percorso. «Sono Riario, signora. Caterina mi ha avvisato della vostra venuta.» Si avvicinò. Una cicatrice irregolare gli attraversava il volto, mancava un pezzo del naso e non c'era l'ombra di capelli, ciglia o sopracciglia. «È un immenso onore quello che ci state facendo.» Si inginocchiò e abbassò la testa, mostrando che la cicatrice continuava anche verso la nuca.
Sofia strinse i pugni. Non poteva essere sopravvissuto a una simile ferita senza l'utilizzo della magia curativa messa a punto da sua madre. Guarda in che mani è finita. «Caterina ha detto che ci avreste aiutati.»
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Rosso Sangue [COMPLETA]
FantasyRosso: il colore del sangue, dei suoi capelli e degli occhi che la perseguitano. Nero: il colore delle tenebre che avvolgono i suoi incubi, quello delle notti senza luna nelle quali un antico Ordine officiava i suoi riti più potenti. Mentre i demo...