63 - Capitolo 38

78 6 9
                                    

Ho atteso questo momento tanto a lungo 

da dimenticare il sapore che avrebbe avuto.


«La via è quella.» Sofia indicò la strada che avrebbero imboccato. «Lasciate qui tutto ciò che non sarà necessario. La gola è a pochi passi da questo bivio.»

Lanciò un'occhiata alla parete contro la quale si era poggiata per non cadere mentre Raziel le raccontava cosa avrebbe dovuto aspettarsi dopo quello scontro. Strinse la cinghia alla quale era agganciata la spada di Clivia; non l'avrebbe usata, probabilmente non sarebbe più uscita dal suo fodero, ma la aiutava a sentire l'amica vicina.

Prese lo stiletto e lo infilò nella cintura; la lama era abbastanza lunga da provocare ferite serie. "Non lasciarlo avvicinare, è più forte di te". Le parole di Raziel le vorticavano nella mente.

Il sentiero era più stretto che all'origine ma breve; raggiunsero in fretta la gola dove si trovava la prigione di Balder e Sofia spalancò gli occhi.

Il cielo non era più visibile; era stata costruita una volta scura, sorretta da colonne contorte ai cui lati brillavano globuli luminosi.

«Per la Dea» sussurrò Lorcan. «Dove siamo capitati?»

In fondo c'era la parete di ghiaccio che aveva creato, illuminata da due grandi globuli viola, e al centro di quella struttura si trovava un altare. Sofia lo riconobbe subito, largo abbastanza da sostenere almeno due persone distese. E sopra c'erano adagiati tre cadaveri.

«Non ci avevi detto che questo era un tempio.» Astoria mosse i primi passi sulla pietra nera che lastricava quel posto, facendo rimbalzare l'eco sulle pareti.

«Questo tempio» intervenne una voce roca «è dedicato al Primo Figlio. Chi siete, voi, per dissacrarne il suolo con la vostra presenza?»

L'uomo si fece avanti, affiancato da altre due persone. Indossavano tuniche nere con un occhio rosso disegnato sul petto.

«Ma cosa sta farneticando?» Eric raggiunse Astoria, lo spadone in pugno. «Chi è il primo figlio?»

«Temo di aver capito» sussurrò Sofia. Si avvicinò a Lorcan. «Stanno adorando Balder.» In passato erano circolate voci sul suo conto, sulla sua natura e in tanti si erano definiti figli del signore dei demoni. Probabilmente i nuovi cultisti credevano che Balder fosse ciò che in realtà era lei. Avevano già distorto i loro riti e non faticava a credere che lo avessero fatto anche con le loro conoscenze e la loro storia.

«Un tempo qui non sorgeva nulla» continuò Sofia a voce alta, avanzando verso i tre uomini. Sacerdoti, forse. Vediamo cosa...

Si fermò e indietreggiò di un passo, stringendo i denti e deglutendo. Dalle ombre era apparso un guardiano: alto forse più di Eric, coperto dall'armatura rossa e la celata abbassata, con un dente di drago in mano.

«Ma chi è quello?» chiese Astoria.

«Non va per niente bene.» Sofia scosse la testa e continuò a indietreggiare, senza voltare le spalle. «Quello è un guardiano.»

«Sì, è così.» Il cultista riprese la parola. «Rallegratevi, signori.» Allargò le braccia. «Stiamo eseguendo i sacrifici necessari per risvegliare il Primo Figlio.» Guardò verso la parete di ghiaccio. «Siamo a corto di doni da offrire ma il Signore Oscuro vi ha portati qui con uno scopo. Avrete l'onore di far parte del suo grande disegno.»

«Andiamo via.» Sofia fece un altro passo indietro e il guardiano ne fece uno avanti. «Dobbiamo organizzarci, non possiamo affrontarli.»

«Sono solo in quattro.» Eric avanzò, mettendosi in guardia alta. «E quei tre mi sembrano abbastanza gracilini. Ci pensiamo noi. Tu fai quello che devi.»

Rosso Sangue [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora