La speranza è per chi spera.
O per gli ingenui.
(il Bardo Mendicante)
Era vero, erano arrivati a notte fatta, ma Astoria riusciva a pensare solo a Sofia. Raziel l'aveva portata via dal terreno dello scontro ed era la cosa più sensata da fare, ma una piccola parte di lei aveva il timore di non rivederla più. Essere una Custode, forse l'ultima, poteva significare molto per i demoni e i piani di Raziel non erano mai stati chiari.
La testa le pulsava ancora, anche se non era più forte come prima. Si girò sull'altro fianco, ritrovandosi a fissare Clivia che dormiva. Sospirò. Un'azione sensata da fare in quel momento era senz'altro riposare. Ne aveva bisogno, perché gli incantesimi usati erano stati abbastanza potenti da lasciarla con poche forze e avrebbe dovuto mangiare e dormire. Ma non era riuscita a mandare giù neanche un boccone, a differenza di Eric e Lorcan, e non riusciva a prendere sonno in modo profondo come aveva fatto la sua amica.
Udì due ruggiti in lontananza. Taro l'avrebbe aiutata, ne era certa, era un vecchio amico di Alessandro e si era sempre reso disponibile a qualunque richiesta. Restava da verificare se, senza Sofia, avesse ancora avuto senso raggiungere Trinacris a dorso di drago.
Sospirò e si sistemò sulla schiena, portando le braccia dietro la testa e osservando il soffitto illuminato dalla tenue luce che proveniva da fuori; quando possibile, sceglieva camere che davano sulla strada, le piaceva non essere del tutto immersa nell'oscurità.
Si alzò e andò alla finestra che avevano lasciato aperta. Sperò che le assi del pavimento non scricchiolassero sotto i piedi nudi, le mancava solo doversi sentire in colpa per aver svegliato Clivia.
"A Feria i viandanti non dormono mai", ed era vero. Non c'era la folla del mattino, ma la strada non era deserta. Due uomini armati stavano dirigendosi verso il porto, un nano dall'elmo cornuto barcollava in fondo alla strada e una persona vestita di nero e incappucciata stava uscendo dalla locanda, non prima di aver osservato la strada a destra e sinistra almeno due volte.
Astoria strinse gli occhi. Poteva essere Raziel, ma lui non aveva bisogno di entrare e uscire dalle porte, soprattutto se doveva farlo in modo tanto sospetto. Però, solo per un attimo, aveva desiderato davvero che fosse lui.
La familiarità del luogo non riuscì a calmarla e neanche la calda luce rossastra che proveniva dalle fiaccole accese. Inspirò l'aria salmastra e immota. Era ancora vicina a casa; la presenza del mare le infondeva sicurezza ed era il motivo che la spingeva a seguire itinerari che non se ne allontanavano, almeno quando una scelta del genere era possibile.
Si massaggiò le tempie e poi passò le mani sul viso. Non poteva trascorrere la notte sveglia, non dopo una giornata come quella appena terminata e con la prospettiva di un volo lungo almeno un paio di giorni. Si avvicinò alla tracolla appoggiata sul baule e ne estrasse una fialetta argentata. La agitò e riscaldò tra le mani e poi la vuotò in un unico sorso. L'amaro che le invase la bocca e le scese lungo la gola le provocò un brivido. Le pozioni avevano sempre un pessimo sapore, ma almeno svolgevano molto bene il proprio lavoro, senza attingere forza da qualcuno.
Andò a sdraiarsi e diede un'ultima occhiata all'amica: non si era svegliata.
Chiuse le palpebre; la mente stava svuotandosi dei pensieri e presto sarebbe sopraggiunto un sonno senza sogni che le avrebbe concesso un po' del riposo di cui aveva bisogno.
Quando riaprì gli occhi, il Sole entrava dalla finestra e Clivia era in piena attività, già pronta e fasciata negli abiti verdi e neri del giorno prima e di tutti gli altri che l'avevano preceduto.

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Rosso Sangue [COMPLETA]
FantasyRosso: il colore del sangue, dei suoi capelli e degli occhi che la perseguitano. Nero: il colore delle tenebre che avvolgono i suoi incubi, quello delle notti senza luna nelle quali un antico Ordine officiava i suoi riti più potenti. Mentre i demo...