I tre fratelli.

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Il giorno dopo era volato, tra una portata e un gioco da tavola sembrava che il Natale fosse passato in fretta, troppo in fretta.
Lele infatti voleva godersi i suoi nipotini e Ciccio il più possibile, ed il pensiero che il giorno dopo sarebbero tornati in Spagna gli faceva troppo male, infatti fu invaso da una tristezza immensa.

Andò in cucina, per non farsi vedere dagli altri, e con la scusa si mise a lavare i piatti.

Nonno Libero se ne accorse, ed andò in cucina da Lele.
Nonno Libero: Lele, che succede?
Lele tirò su con il naso e cercò di asciugarsi le lacrime: In che senso papà?
Nonno Libero: Ti conosco Lele, sei mio figlio.
Lele: Ma niente papà, sto un po' prendendo il tuo posto che piange sempre.
Nonno Libero rise: Qualche anno fa mi prendevi in giro, ed ora guardati. Io l'ho sempre detto: quello che tu sei, io ero, quello che io sono, tu sarai!
Lele annuì sorridendo: Eh, avevi proprio ragione.
Nonno Libero: E perché stai piangendo?
Lele: Non so papà, sai Ciccio che domani se ne va di nuovo via.. è come se un pezzo di me se ne andasse di nuovo.
Nonno Libero: Non è come se, è proprio così Lele. Però non per questo devi farti vedere triste da lui o non goderti i momenti che hai a disposizione con lui e quei bellissimi bambini. I figli prima o poi se ne vanno Lele, e noi dobbiamo essere sempre pronti a questo momento.
Lele annuì: D'altronde è anche quello che hai fatto con me.
Nonno Libero: Eh già. E so solo io quanto ho sofferto.. però non te l'ho mai fatto vedere, ti ho sempre lasciato libero. Perché era la cosa più giusta da fare, i padri devono farsi da parte.
Lele accennò un sorriso, chiuse la manopola dell'acqua, si asciugò le mani e abbracciò il padre.
Lele: Ed io non ti ho mai ringraziato abbastanza papà. Sia per quello che hai fatto per me, che per i miei figli. Sei stato il nonno che tutti vorrebbero papà, ed anche il padre che tutti vorrebbero. Ti voglio bene.
Nonno Libero sorrise, commuovendosi: Mannaggia a te. Ora rinizio a piangere.

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Ciccio intanto erano seduti sul divano insieme a Maria e ad Anna, come i vecchi tempi, mentre tutti gli altri erano al tavolo a giocare a carte.

Maria: Siamo tornati quelli di una volta, eh?
Ciccio: Un po' cresciutelli, ma sì. Sempre insieme.
Anna: I tre che facevano dannare nonno.
Maria rise e le due donne, all'unisono, poggiarono la testa sulla spalla di Ciccio.
Anna: Sai che mi mancherai Ciccio?
Maria: Mh mh, anche a me. Il mio fratellino, non so come ho fatto a stare senza di te questo tempo, ed ora ti dovrò lasciare di nuovo..
Ciccio: Anche a me pesa andarmene. Ogni volta è sempre peggio, stavolta mi sto perdendo anche la gravidanza della mia sorellina.
Anna rise: Vabbè, ma quando nascerà la tua nipotina, sicuramente non vedrà l'ora di conoscerti.
Ciccio sorrise e afferrò le mani delle sorelle, stringendole: Le mie meravigliose donne.

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Intanto Nonna Enrica, Bobò, Sara e Lorenzo stavano giocando a scopone mentre Elena e Tommy erano al tavolo, che si guardavano negli occhi sorridendo e parlavano del più e del meno.

Tommy: Hai sonno, vero?
Elena: Eh già, chissà perché.. 
Tommy rise: Dimmi, dimmi. Perché?
Elena: Non mi fai dormire.
Tommy: Sono proprio uno scostumato:
Elena rise: Sì, lo sei. E papà che entra in camera per farmi scendere giù alle 10 non è da meno.
Tommy: Eh, io almeno ho dormito tre orette.
Elena imitò Tommy, prendendolo in giro.
Tommy: Quanto sei simpatica!
Elena: Lo so, è la mia migliore qualità!
Tommy: Sai qual è la mia migliore qualità?
Elena: Quale?
Tommy: Battere tutti a briscola.
Elena rise: Tutti? Ne sei proprio convinto?
Tommy: Assolutamente, tutti.
Elena: Scommettiamo qualcosa e giochiamo.
Tommy: Ci sto. 20 euro.
Elena rise e si strinsero la mano.
Elena: Bobò, smetti un attimo di giocare e spacca.
Bobò spaccò velocemente le mani dei ragazzi e riprese a giocare.

Un Medico In Famiglia - alcuni anni dopoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora