Giocare con il fuoco.

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Erano passate tre settimane e, nonostante fossero passati 5 giorni dopo la festa di Carletto, tutta la casa era ancora in subbuglio, ancora piena di festoni e addobbi vari. In quelle tre settimane Tommy, Matteo, Sara e Lorenzo si erano ufficialmente trasferiti nella nuova casa e quest'ultimo era tornato in clinica, ma ancora non era riuscito a superare il blocco del lavoro.

Elena spense immediatamente la sveglia quella mattina e sbuffò nel sentire che Tommy non era accanto a lei, ancora non si era abituata alla sua assenza.
Afferrò il cellulare e scrisse:
<<Buongiorno amore mio. Ci vediamo all'uni? Ti amo.>>
Posò il telefono e andò immediatamente in doccia, occupandolo prima degli altri e creando una fila.
Pian piano tutti scesero a fare colazione, compresa Cettina che era arrivata all'alba per cuocere dei cornetti fatti a mano.
Nonno Libero: Certo che sono divini Cettì, hai le mani d'oro.
Cettina: Voi siete troppo buono.
Lele: Ma che troppo buono, questi sono troppo buoni.
Bobò afferrò un cornetto in silenzio e bevendo il caffè. Stranamente non aveva fame poichè aveva un esonero di anatomia.
Lele: Era oggi che avevi l'esonero, Bobò?
Bobò: Sì.
Alice: Fatti onore, amore di mamma.
Bobò: Sì. Infatti io vado, così ripasso prima di entrare in aula e ci vediamo stasera. Ciao famiglia.
Lele: E tu amore non vai all'università?
Elena: Sì, è che dall'app mi dice che l'autobus passa tra 20 minuti e uscire ora sarebbe inutile.
Alice: Ma non hai mangiato niente?
Elena: Non ho fame.
Nonno Libero: Questa da quando Tommy se n'è andato non ha fame, non ha sete, non ha sonno, non vuole parlare, non ride, non vuole fare niente.
Elena si girò di scattò e lo fulminò con lo sguardo e urlò: E basta nonno. Basta.
Alice: Amore, calma.
Elena: Lasciamo stare va', vado in fermata ad aspettare l'autobus. Tutto è meglio pur di subire l'interrogatorio da parte vostra. Ciao.

La ragazza uscì sbattendo la porta, lasciando tutti sbigottiti.
Lele: A questa ragazza fa male l'università.
Nonno Libero strinse il pugno e trattenne le lacrime: Ma dove ho sbagliato?
Alice: Ma in niente Libero, tranquillo. Magari ci parlo io stasera, va bene?
Lele: Eh, sì. Con me tanto non parla, se qualcuno si azzarda a dire A, reagisce così..
Alice: Ci penso io, non vi preoccupate.

Alice afferrò una fetta biscottata e salutò tutti, andando a lavoro.

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Anna nel frattempo era nella 36esima settimana. Iniziava ad avere delle piccole contrazioni qua e là, ma nulla di preoccupante. Il problema era Emiliano. Ultimamente era assente, sempre rinchiuso in studio a lavorare e non c'era quasi mai a casa, e quando era a casa dormiva sempre o stava con Sofia. A malapena mangiava o calcolava Anna, e questa cosa la faceva sentire costantemente sola.
Era ancora a letto quella mattina, quando sentì il telefono vibrare. Sperava con tutta se stessa che fosse il messaggio del buongiorno di Emiliano, ma quando lo afferrò ne rimase quasi delusa nel vedere che era Edoardo.

<<Buongiorno piccola Martini. Come stai stamattina?>>
<<Buongiorno Zanoni. Ho mal di schiena e qualche dolorino alla pancia, ma tutto bene. Tu?>>
<<Benone! Tra mezz'ora arrivano 130 bambini da vaccinare ed indovina chi deve farlo?>>
<<Tu?>>
<<Quanto sei perspicace!>>
<<E' tutta esperienza.>>
<<Emiliano?>>
<<A lavoro.>>
<<E sei sola?>>
<<Più che mai. Maria è partita, tutti lavorano o sono all'università. Siamo io e la piccoletta.>>
<<Sai che se vuoi oggi pomeriggio passo, vero?>>
<<Sì, lo so ma non ne ho bisogno, grazie.>>
<<Allora io vado, sta arrivando la truppa. Dimmi buona fortuna.>>
<<Ahahaha, buona fortuna Zanoni. Ci sentiamo presto.>>
<<Ciao piccola Martini.>>

Un Medico In Famiglia - alcuni anni dopoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora