Punto di rotta.

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Ave: Con permesso, ho trovato la porta finestra aperta aperta e sono entrata.. disturbo?
Tutti si alzarono dalla tavola ed andarono ad abbracciarla.

Lele: Ma tu non disturbi mai Ave, ormai sei di famiglia.
Maria: Hai ragione papà.
Ave: Ma professore.. non mi dica così, che mi fa commuovere.
Lele: Ancora con questo lei? Dai Ave!
Tutti risero, compresa ave.
Maria: Avrai fame, vuoi mangiare?
Ave: Se non disturbo e posso unirmi.
Nonno Libero: Ma che disturbo Ave, mettiti seduta insieme a noi.

Si sedette anche Ave, accanto a Maria, e iniziò a mangiare anche lei, cercando di rispondere a tutte le domande che le stavano facendo: come era andato il viaggio, se era stanca, come si era trovata a Torino, se i Martini le erano mancati..

A fine cena, Maria ed Ave si alzarono ed andarono in salotto per parlare un po'.
Si sederono sul divano e Maria tirò un sospiro di sollievo.

Ave: Maria, che succede? L'ho capito che non stai bene, ormai ti conosco.
Maria guardò in alto per non piangere: Sono tanto stanca Ave, tanto.
Ave: Immagino putea, ma ora ci sono io.
La abbracciò forte mentre Maria iniziò a piangere.
Maria: Non mi manca niente, ho una famiglia meravigliosa, un uomo accanto che amo alla follia, il lavoro dei miei sogni. Ma forse è tutto troppo. Troppo per me. Non hai idea di cosa sia stato per me gestire i gemellini appena nati.
Ave intanto continuava ad abbracciarla e le accarezzava i capelli.
Maria: Sai, non l'ho detto a nessuno, ma poco dopo la nascita dei gemellini mi hanno diagnosticato una depressione post partum, senza Marco non ce l'avrei mai fatta. Mi sono ripresa, ma è comunque troppo stressante.
Ave: Ascoltami. So che è un periodo difficile per te, e mi dispiace terribilmente di non esserci stata. Però ora ci sono, e ti aiuto io con i piccoli, così tu puoi pensare un po' a te e a Marco.
Maria si asciugò le lacrime e sorrise: Ma come farei io senza di te?
Ave accennò un sorriso, cercando di trattenere le lacrime per la commozione: Sei come una figlia per me, ti voglio tanto bene.

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Anna ed Emiliano andarono in garage, cercando uno spazio di intimità.

Emiliano: Allora scricciolo, che c'è?
Anna si girò, guardandolo in maniera confusa: In che senso?
Emiliano: Sei strana.
Anna si morse le labbra e non rispose; si girò e si tolse i vestiti, mettendosi in pigiama. La stessa cosa fece Emiliano ed entrambi si misero sotto le coperte.

Anna: Se continuiamo così finiamo come le coppiette vecchie che alle 22:00 già sono a letto.
Emiliano rise a quella frase e posò una mano sul viso di Anna, accarezzandola.
Emiliano: Non mi vuoi proprio dire che hai?
Anna: Vorrei, ma non so come dirtelo. E poi magari non è nulla.
Emiliano: Dimmelo lo stesso.
Anna si girò verso di lui e lo guardò negli occhi, godendosi quel tocco gentile di Emiliano sul suo viso.
Anna: Ho un ritardo.
Emiliano improvvisamente smise di accarezzarle il viso, ma non tolse la mano. Era semplicemente rimasto senza parole.
Emiliano: In che senso Anna? Ti prego, non dirmelo.
Anna: Non volevo che ti preoccupassi, per questo non te l'ho detto.
Emiliano: Di quanti giorni?
Anna: In realtà settimane.
Emiliano: Cosa?
Anna: Ho un ritardo di due settimane, okay? Non me ne ero resa conto prima, ero troppo presa dagli esami, dal ritorno di papà, dallo studio. Oggi ero in biblioteca, ho sbloccato il telefono ed ho letto il giorno ed ho realizzato che due settimane fa mi doveva arrivare il ciclo, ma non è arrivato.
Emiliano: Cazzo.
Anna si allontanò, rimanendo dispiaciuta della reazione del ragazzo.
Anna: Un po' di entusiasmo no eh? Sostegno?
Emiliano: Ma che cazzo dici Anna? Ma tu ti rendi conto che rischiamo di avere un bambino nella situazione in cui stiamo? Viviamo in un cazzo di garage con mille persone, io a malapena riesco a pagare le spese del negozio, tu vai ancora all'università. E pretendi anche che io ti dia sostegno?
A quelle parole Anna scoppiò a piangere e si alzò dal letto.
Anna: Bene, se la pensi così, domani leva il disturbo e vattene da qualche altra parte. Pensavo di avere di fronte un'altra persona, invece ti sei rivelato proprio come tutti gli altri. Mi fai schifo Emiliano.

Un Medico In Famiglia - alcuni anni dopoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora