DANIEL
"Sí, è un Terranova nero, ha due anni, ha gli occhi nocciola, ha un collare con il suo nome, Zedge. Da qualche parte c'è un numero di telefono, non ricordo se è il mio o quello di uno dei miei genitori, anche se credo fosse il mio. Comunque glielo lascio di nuovo, in modo che possa contattarmi nel caso in cui lo dovesse trovare". Dopo l'ennesima telefonata all'ennesimo canile della zona, riattaccai. Ero in preda al panico, le mani umide avevano trasferito parte del sudore allo schermo del mio telefono.
Avevo cercato di contattare quante più associazioni cinofile possibili per assicurarmi che Zedge venisse trovato il prima possibile, ma dentro di me sapevo che se non l'avessi trovato io, nessuno mi avrebbe potuto riportarmelo.
"Cazzo..." imprecai, lanciando di fronte la pallina da tennis con la quale Zedge era solito giocare. Questa, compiuta una traiettoria parabolica, dopo qualche rimbalzo a terra si fermò, rotolando a pochi metri dai miei piedi.
Mi misi le mani fra i capelli, prendendo una boccata d'aria. L'orologio disturbava la pace che stavo cercando di trovare, tintinnando ritmicamente. In quel momento avrei avuto voglia di rompere qualsiasi cosa mi capitasse a tiro. Avrei voluto sfogare la mia ira, ma niente sembrava potermi togliere quella soddisfazione.
La mia vita stava procedendo di male in peggio. Cos'altro sarebbe potuto accadere?Iniziai a piangere. Non ero solito farlo, ma ebbi per la prima volta una crisi di panico. Faticavo a respirare: l'aria attorno a me sembrava essersi rarefatta a tal punto che pensai, per un istante, di morire asfissiato. Sentivo il cuore battere all'impazzata. Mi sdraiai sul letto ma quella posizione non mi aiutava a riprendermi. Mi sedetti, appoggiando una mano all'altezza del cuore, che batteva con violenza nel mio petto.
"Perché, perché te ne sei andato?".Un'altra preoccupazione mi assalí. Che cosa avrei raccontato a mia madre nel momento in cui avrebbe fatto il suo ingresso a casa? E a mia sorella? Era da Tommaso e non avrebbe visto l'ora di tornare a casa solo per giocare un po' con Zedge. E Dave non avrebbe potuto prendere sonno se il suo amico peloso non era con sé. E Miele nemmeno, se sapeva che in casa tutti erano scossi per qualcosa.
"Sono uno schifo" mi rimproverai, volgendo il mio sguardo al telefono che giaceva a terra, scivolato dalla superficie obliqua del mio raccoglitore di matematica e fisica. Speravo in ogni istante che iniziasse a suonare e che fosse qualcuno pronto a dirmi che aveva trovato Zedge e veniva a riportarmelo. Sapevo che ciò non sarebbe sicuramente accaduto, almeno non immediatamente. Ci andava del tempo affinché la notizia si spargesse e coinvolgesse quante più persone possibili.
Mi chiedevo perché Zedge fosse fuggito a quel modo. Inizialmente pensavo che fosse perché aveva visto un cane e si volesse avvicinare. Effettivamente, il ragazzo che avevamo incontrato aveva un cane al guinzaglio, ma nel momento in cui aveva cambiato strada, non potei piú ritenerlo responsabile di aver attira l'attenzione di Zedge.
Ciò in cui speravo era il carattere mite del mio amico. Ero certo che chiunque sarebbe riuscito ad avvicinarlo, persino senza doverlo corrompere con qualcosa da mangiare. Era un cane molto affettuoso e sicuramente sarebbe bastato chiamarlo con un fischio per avvicinarlo. Incrociai le dita che, per questa stessa ragione, a nessuno venisse in mente di fargli del male.Passai il resto del pomeriggio ad attendere quella chiamata che non arrivava. Intanto le cinque stavano per sopraggiungere e già immaginavo la reazione di mia madre. Attendevo la mia inevitabile fine. Se non mi avesse sbattuto fuori di casa avrei potuto ritenermi fortunato.
Presi una boccata d'aria. Non avevo mai sentito un'ansia cosí persistente come in quel momento, se non quando era mancata Sonia. Il senso di smarrimento era lo stesso. È vero, Zedge era sicuramente vivo, ma per tutta le serie di cose che avevo vissuto in quell'ultimo periodo, mi sentivo distrutto e facilmente distruttibile.
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La distanza riunisce
RomanceIl rapporto di Daniel e Andrea sembra essere inevitabilmente rovinato. La loro separazione, dovuta a ostacoli insormontabili, è decisiva. Ognuno prenderà la propria strada, lontano dall'altro, fino a quando non si incontreranno di nuovo.